I magistrati che hanno scritto la sentenza al termine del processo denominato “Nuova Famiglia” a carico delle nuove cosche denominate clan Rango/zingari, non hanno dubbi: Adolfo Foggetti è un pentito più che attendibile. Ogni sua dichiarazione è stata vagliata , vivisezionata, riscontrata. E tutto è risultato veritiero oltre che incontrovertibile.
Dicono i giudici di lui: Foggetti è stato un osservatore privilegiato di fatti e eventi delittuosi in quanto attivo e partecipe con un ruolo di rilievo nel sodalizio criminale. Quello che ha raccontato è la pura e semplice verità.
Adolfo, arrestato sul finire del 2014, non ci ha messo molto a passare dall’altra parte. E’ dall’inizio del 2015 che sta collaborando con i magistrati. Quasi due anni di dichiarazioni che hanno portato all’arresto della maggior parte dei suoi ex compari.

Dalle sue dichiarazioni sono scaturite operazioni e condanne, su tutte l’ergastolo a Maurizio Rango per l’omicidio di Luca Bruni. L’unico della “banda” a pagare per questo omicidio. Perché gli altri, Bruzzese e Lamanna, mandante ed esecutore materiale di questo atroce delitto, hanno anche loro scelto la via della collaborazione. Dunque si può presumere che l’inchiesta che riguarda il voto di scambio politico mafioso a Cosenza sia iniziata all’indomani delle dichiarazioni di Adolfo, il primo dei pentiti ad aprire un squarcio su questo schifoso mondo.
Le sue prime dichiarazioni sulla commistione tra mafiosi e politici risalgono al febbraio del 2015. In diversi interrogatori condotti dal dottor Pierpaolo Bruni, Adolfo racconta di accordi fatti con politici, i quali si impegnavano a favorire i clan, con appalti e affidamenti, in cambio di voti.
Foggetti parla principalmente delle amministrative del 2011 a Cosenza. Ma non solo, racconta di essersi adoperato anche per le amministrative a Rende e di aver favorito l’ex sindaco di Castrolibero, Greco. Chiama in causa, oltre Greco, anche Occhiuto, Manna, e Paolini.

Ma finora tranne un avviso di garanzia al solo Greco null’altro si è mosso. Pare di capire che per quel che riguarda gli aspetti prettamente criminali raccontati dal Foggetti, la magistratura abbia fatto il suo dovere, intervenendo e mettendo fine a questo sodalizio criminale che strozzava la città.
Ma per quel che riguarda il livello successivo, ovvero i colletti bianchi, viene da chiedersi: che fine hanno fatto le dichiarazioni di Foggetti e degli altri importanti pentiti sui politici?
Eppure è un anno e mezzo che il Pm Bruni ha in mano queste dichiarazioni (vedi le cantate di Foggetti). Non è che per “caso” i riscontri sono stati fatti solo sui criminali, e non sui politici? Certo, quando si parla di politici bisogna andarci con i piedi di piombo, per loro, evidentemente, non sono sufficienti le sole dichiarazioni dei pentiti, così come per i criminali, per loro, forse, necessita qualche altro “approfondimento”. Di che natura non è dato sapere.
Ma sta di fatto che nulla si muove nei loro riguardi. Nonostante di tempo ne sia oramai passato. E più passa il tempo e più i signori del malaffare si sentono sicuri di averla fatta franca un’altra volta. Avallando la tesi collettiva che a Cosenza non succederà mai niente ai potenti che delinquono.

Anche magistrati come Pierpaolo Bruni, se così stanno le cose, si sono dovuti piegare, evidentemente, al volere politico/mafioso. E già da tempo si sussurra che lo stesso magistrato, castigatore dei colletti bianchi, sia stato più volte “richiamato all’ordine”. Quella di Cosenza è una inchiesta che non deve andare avanti, e tutto deve restare confinato solo nell’aspetto prettamente criminale. Pena, per il magistrato, il trasferimento, e carriera finita.
Una tesi che avalla e ringalluzzisce tutti coloro i quali dicono da tempo che il nostro scrivere non porterà mai a niente: a Cosenza il potere politico/mafioso non si tocca. Neanche Gratteri può. E anche lui, dicono, si dovrà adeguare. A voglia c’abbacaglia, a Cosenza non ci metterà mai mano. E di questo pare che anche Gratteri se ne sia fatto una ragione.
Per cui le dichiarazioni di Foggetti, Bruzzese e Daniele Lamanna, per quel che riguarda i politici, sono solo carta straccia. La storia deve fermarsi qui. Bisogna arrestare solo gli altri delinquenti che i pentiti si sono cantati, e poi chiudere definitivamente il fascicolo di questa inchiesta, con buona pace di chi sperava che anche a Cosenza, così come sta succedendo a Reggio Calabria, le cose sarebbero cambiate. Voglio sperare che non sia così.
GdD