Cosenza. L’alleanza affaristica che vuole la città unica ha già portato allo sfacelo la Calabria

di Ferdinando Gentile

Il progetto di fusione “a freddo” dei comuni di Cosenza, Rende e Castrolibero, voluto per soddisfare gli appetiti dell’asse trasversale che governa il nostro territorio, rappresenta ormai il tema di maggiore attualità politica.

Ma Caputo e De Francesco (Forza Italia e Fratelli d’Italia) da un lato, e Iacucci e Bevacqua (Pd) dall’altro — solo per fare qualche nome — ci spiegheranno mai seriamente quali sono i rischi e le opportunità di questo progetto? Ciò che appare evidente è che, dal presidente Occhiuto in giù, nessuno dei promotori della fusione sia in grado di argomentare, con dati e studi alla mano e in una prospettiva di medio-lungo periodo, se non attraverso i soliti comunicati stampa, banali e superficiali, che riflettono il livello infimo della classe politica attuale. Riprova ne è il fatto che si sbandiera la costruzione dell’ospedale all’Unical come primo risultato della fusione, cosa assolutamente non vera.

Continuano a dirci che i trasporti pubblici saranno efficienti e arriveranno in orario, che i rifiuti verranno raccolti ogni giorno, che ci saranno tanti medici e infermieri per risolvere l’annosa problematica della sanità, oltre a qualche ciuccio che vola sulla “grande Cosenza”. Chiacchiere, chiacchiere e ancora chiacchiere.

Come abbiamo già ribadito, qui non si tratta di essere contro o a favore della costruzione della città unica, né di essere contro il “progresso” del territorio. Noi crediamo sia fondamentale parlare di unione dei comuni, di città policentrica, di integrazione dei servizi dell’area urbana, senza regalarli ai privati (vedi la svendita di Amaco al gruppo Carlomagno). È da qui che bisogna partire per migliorare la qualità della vita di cittadine e cittadini.

E poi, permettetemi, a proposito delle infrastrutture sanitarie: perché questa grande area urbana di cui si parla non può permettersi sia un ospedale sia un policlinico universitario, come avviene in buona parte delle città d’Italia?

Come già avvenuto con il progetto della metropolitana leggera, dietro la fusione vi è una nuova idea di città partorita da pochi, che guarda a uno sviluppo ancora più a nord, dove la speculazione edilizia non è ancora arrivata del tutto. Dopo Rende, Montalto e la valle del Crati sono i nuovi terreni di speculazione.

Noi chiediamo assistenza sanitaria e servizi sociali pubblici, efficienti e di qualità; loro rispondono spostando il dibattito sul cemento armato e sulle sedicenti guerre intestine tra gruppi di potere, che poi, puntualmente, si accordano da “sinistra” a destra.

Di fronte a questa situazione, non possiamo tacere. Abbiamo l’obbligo di denunciare tutto ciò e di assumere l’iniziativa affinché questo ennesimo scempio ai danni della maggioranza della popolazione non si compia.

L’alleanza affaristica che vuole la fusione dei tre comuni è la stessa che ha portato allo sfacelo la nostra regione, la nostra sanità e i nostri servizi sociali, relegando Cosenza a una città spenta, ingiusta e senza ambizione.

A tutte e tutti voi chiedo: fareste ancora gestire a questi soliti gruppi di potere un passaggio storico così importante per questo territorio?
Io dico NO.