SOPRALLUOGO senza cadavere e SEPOLCRI anneriti
di Rocco Tripodi
Ricordo da bambino, e anche da adolescente, quando, figlio del maresciallo della stazione dei Carabinieri di Vibo Valentia, alloggiavo nella vecchia caserma, situata nel Centro Storico. Un’antica costruzione del ‘700. La ricordo con grande nostalgia, perché era l’unica dimora di grande significato architettonico e storico a Vibo, che, non avendo mai modificato la destinazione d’uso originaria, aveva conservato la prima struttura, la conformazione e la finalità per cui era nata. L’unico palazzo nella città che conservava ancora intatti la stalla (pavimento con sanpietrini, con scorrimenti per le deiezioni perfettamente funzionali, mangiatoia e corridoi d’uscita laterale per i cavalli), cucine, mensa, armeria, cella di sicurezza con tavolaccio, magazzini, uffici e lunghe camerate. E un terreno tanto grande che ospitava un “colono” che lo curava, e che dall’antico Conservatorio femminile arrivava fin sopra le case che costeggiano via Cordopatri.
Mi ripeterò, ma concedetemelo, essendo stato il mio ricordo sottoposto a supplizio dai soliti personaggi che hanno mostrato, da una parte la sensibilità dello stoccafisso (la nobile famiglia Basile, proprietaria, che non ha esitato a vendere), e dall’altra il cinismo di Montgomery Burns ovvero i fratelli Colistra che hanno con crudeltà attaccato, sventrato, annullato e sostituito, con uno squallido complesso residenziale, l’ennesima testimonianza di quella Monteleone a parole amata da tutti, ma nei fatti, aggredita, sfregiata e violentata, tra mille complicità, ignavia, omertà, grettezza, ma spesso malaffare.
Oggi questa operazione sarebbe classificata come “Riqualificazione o Ri-urbanizzazione del Centro Storico”, con i fondi del PNRR, fondi che, ancora nessuno di quelli che si accreditano il merito di essersi spesi per ottenerli, ha avuto l’onestà di precisare che in gran parte, andranno restituiti. Però, quello che ci è stato dato, lo stiamo spendendo in tric-trac, castagnole e pirita giapponesi, mentre quello che ci verrà richiesto sono Soldazzi …veri.
Questo mio ricordo spero sia utile per sensibilizzare i miei concittadini e che, con uno scatto di orgoglio, superino questa crescente assuefazione all’oblio e all’apatia che sono il primo vorace predatore della Memoria di quello che fu un popolo invaso, oltraggiato e annullato, ma che non riesce ancora a vedersi riconosciuto, dalla Storia, un equo risarcimento. Di quel periodo ricordo quando, a seguito della mia ennesima “marachella”, mia mamma, ormai sfinita, mi minacciava di deferirmi per una meritata punizione, a mio padre, il quale, però, pur avendo l’ufficio a fianco della porta del nostro alloggio, non era facile trovarlo, perché in servizio, fuori per chiamate urgenti, furti, aggressioni, perlustrazioni, ma anche per SOPRALLUOGHI, cioè “l’accesso sul luogo del delitto” assieme al magistrato, per trarre sul posto elementi di valutazione ambientale e, se c’era, ispezionare il cadavere.
Avendo già da tempo maturato la conoscenza e la rilevanza di questa operazione, quando ho letto che il Sindaco-Aggarbatuni si era recato a fare un “Sopralluogo” sui cantieri, mi sono chiesto:
“Si sarà verificata una situazione ben più tragica del ritrovamento del cadavere, tanto da ritenere che non fosse bastata l’autorità di un maresciallo della Benemerita Arma e di un giudice del “non altrettanto (ultimamente) Benemerito Ordine professionale?”
Invece nessun dramma. Si è trattato, come da protocollo, di una serena, quasi gioiosa, direi garbata, visita di cortesia, per cui, non è stato accompagnato da marescialli, magistrati e nemmeno da “quattro gendarmi con i pennacchi e con le armi”. Ma da quattro sottoposti sì, tra cui il sempre più affranto e consumato (meschino!) assessore ai L.P. (Lavori Pubblici), la R.U.P. (Responsabile Un Pochino) e una dozzina di altri responsabili (non prendetevene pena: sono tutti generosamente rimunerati).
Ci sono immagini in bianco e nero, dove un puzzone, ancora oggi troppo celebrato, si presenta con codazzo e cineprese per farsi riprendere in tutto il suo vigore mentre si straccia via la camicia e, strappata di mano ad un inebetito contadino la falce, inizia a tagliare le spighe di grano. Qualora il vigoroso nostro sindaco abbia deciso anch’egli di strappare le chiavi della ruspa all’operatore e sradicare un ultimo superstite albero, ci risparmi, per decenza, dal farlo a petto nudo.
Quella del sindaco pacato, riflessivo, empatico… garbato, insomma, ci rassicura, invece, rispetto ai tempi di consegna dei lavori, anche se fino ad ora non uno è stato rispettato.
Nell’occasione, magari, si controlli con rigore che gli stessi siano stati eseguiti a “regola d’arte” come i contratti impongono. Che venga individuato, formalizzandolo, il responsabile dell’autorizzazione al transito nelle piazze dove insistono i cantieri che non hanno ancora superato il collaudo.
Già tantissimi cittadini stanno sperimentando in piazza Municipio, quale difficoltà e disagio si ha camminando sui mille inciampi, irregolarità, sconnessioni, dislivelli, sanpietrini buttati lì come bestemmie. C’è da augurarsi che per ovviare a tutto questo, venga sostituita la vecchia postazione di bike-sharing, le cui bici hanno goduto, solo nel giorno dell’inaugurazione del rassicurante contatto con le chiappe di alcuni politici e pochi loro parenti, con una nuova postazione di girelli-sharing che possano consentire ai pedoni che percorrono la piazza di riportare le loro più umili chiappe sane e salve a casa.
Se nel suo tour è previsto anche un sopralluogo a piazza Luigi Razza, vedrà che neanche lì troverà un cadavere, ma un sepolcro sì. Non imbiancato, ma (giusto per non esagerare con la fantasia) annerito, ricoperto sempre come ovunque, con le stesse fragili piastrelle di mostacciolo alla liquirizia. Dentro potremmo metterci l’IDENTITÀ GIUSTIZIATA DI MONTELEONE.
La spiegazione di questa “scesa in cantiere” è da me interpretata come un maldestro tentativo del Sindaco-Aggarbatuni di appropriarsi delle modalità proprie della ex Sindaca-Palcoscenico (modalità che, detto tra noi, non l’hanno premiata), ma, per compensazione, non abbiamo nessuna remora a riconoscere (anche) a lei un sincero giudizio di AGGARBATUNERIA.
Vibo Valentia, 28 novembre 2024