Alto Tirreno Cosentino, come cambia il mercato della cocaina

di Saverio Di Giorno

Sulla costa tirrenica cosentina la qualità della droga è scesa e di parecchio. Della coca soprattutto. E questo non è un fatto banale. Insieme agli ultimi fatti criminali (gli incendi ripetuti e le violenze) racconta molto dello stato e delle dinamiche del territorio.

La droga sul nostro territorio ha sempre avuto più di una funzione. Se ne servono membri della classe dirigente (amministratori, professionisti, imprenditori) che quindi diventano clienti e dipendenti dei vari fornitori. Crea enormi debiti e problemi che sfociano poi in casi di insolvenza, di usura e di ricatti. Infine, i pusher e gli smerciatori molto spesso sono anche braccio violento, picchiatori che bazzicano magazzini e pronti ad arrotondare facendo servizi per chiudere quel debito o mandare messaggio. Spesso anche per conto di altri imprenditori o membri della società “civile” che si comportano da criminali. Funziona così.

Ora il mercato della droga è quindi una porta. Un passepartout. Se ci si impossessa del mercato imponendo con la forza il controllo e si fornisce qualche altro servizio (sicurezza, servizio debiti) si può emergere. Se la catena economica finisce in mano ai vari gruppi di interesse decisi ad esigere debiti, elargire permessi e che si arrogano il diritto di dettare legge allora non è così sorprendente ritrovarsi di continuo incendi e violenze sarà la diretta conseguenza.

Il mercato della droga scadente

Bisogna però entrare nel mercato. La polvere tagliata o mischiata con altro aumenta di volume, quindi di introiti. Diventa però più scadente e pericolosa. E rischia di generare morti. Morti significa attenzione e attenzione significa media e forze dell’ordine e fine del mercato. Roba scadente significa anche concorrenza sleale rispetto al prezzo di mercato. Ecco perché esiste un limite sotto il quale non scendere. Soprattutto se il territorio è ben diviso e organizzato. Ma questo non è il caso del tirreno cosentino. Quindi si vende porcheria e ce ne si vanta pure.

«A Scalea comandiamo noi». Così parlano gli esponenti di un giro d’affari tra Scalea, Cetraro e Ancona che in queste ore ha portato all’arresto di Michele Silvestri, Emanuele Mandarano, Domenico Tamarisco, Franco Scorza. Le indagini coordinate dalla Dda di Catanzaro nell’ambito dell’operazione Recovery hanno documentato i continui e sistematici contatti per acquistare o cedere sostanza stupefacente. In particolare, sono due i canali di approvvigionamento: uno è quello napoletano e l’altro quello cetrarese. E questo è un altro elemento di interesse.

Avventori da altre zone

L’Alto Tirreno Cosentino è da sempre terra di innesti criminali. È il luogo in cui vengono confinati esponenti di clan di camorra che poi reinvestono in strutture ricettive o nell’immobiliare. È il luogo di scambio per piazze molto più numerose del napoletano. Da sempre però la coca calabrese ha una qualità migliore. E il prezzo resta competitivo perché la ‘ndrangheta ha i canali diretti con l’America Centrale e meridionale. Per accedere a quei canali però occorre potersi sedere ai tavoli giusti o direttamente come poteva fare Muto, o attraverso rappresentanti. Capitava molto spesso che gli esponenti dei clan locali, se non riconosciuti venivano rappresentanti dai reggini o vibonesi. Se il canale di approvvigionamento si inverte significa però che il mercato è libero. E lo si può provare a bucare con roba di bassa qualità e prezzo. Significa che piccoli gruppi-cerniera provano a bucarlo e importi e riescono evidentemente in un momento di completa anarchia.

Il gruppo come si legge dalle carte dimostra una certa strutturazione perché oltre ad accreditarsi un certo ruolo di comando, impartisce anche direttive ai vari pusher sui chilometri di costa. Ma non è una catena facile perché la sostanza non è soddisfacente e crea problemi. Un assuntore è molto chiaro in merito «Mi ero accorto, infatti, che tale sostanza veniva mischiata con qualcos’altro, penso metadone, tanto che l’effetto generato dalla sua assunzione risultava alquanto diverso dal solito». Probabilmente metadone o secondo alcuni addirittura ammoniaca. La descrizione sullo stato degli assuntori sul territorio è precisa e spietata: stanno morendo, questi. Questa è l’ennesima dimostrazione di quanto il mercato sia alla mercè di chiunque voglia imporsi e manchi di una catena di controllo qualità.

Il territorio è attraversato da cellule di picchiatori che sgomitano per emergere e imporsi. Pronti a vendersi al primo che li assolda per qualsivoglia servizio. I debiti e i permessi sono il passo successivo, sul quale intervenire per evitare l’emergere di guerre locali.