Vibo. La parabola discendente di Maduli e le indagini della Finanza

Che Maduli non fosse una persona perbene era risaputo, troppe voci e troppe circostanze che indicano in maniera inequivocabile che la favola di Gruppo Pubbliemme non è più tutta “rose e fiori” come un tempo e con tutta una serie di danni non solo per i Comuni quanto soprattutto per i dipendenti, i quali rischiano di perdere stipendi arretrati e anche il Tfr oltre che il posto di lavoro.

Ormai molti Comuni e società varie (vedi Anas per le strade, vedi Sacal per l’aeroporto) stanno correndo ai ripari per far smontare gli impianti pubblicitari così da NON risultare complici davanti agli inquirenti e soprattutto davanti alla Corte dei Conti nel caso dei Comuni. Dopo Catanzaro e Rende anche Pizzo applica la legge e requisisce gli impianti pubblicitari su cui Maduli, ma soprattutto la compagna e reale detentrice del potere Maria Grazia Falduto, non ha mai pagato nessun canone di gara, nessuna tassa comunale ma soprattutto non ha mai pagato le tasse allo Stato, perché proprio questo punto è la chiave di lettura per comprendere le difficoltà che attraversa l’impero del faccendiere di Limbadi. I Comuni di Cosenza e Vibo, dal canto loro, hanno attivato i canali per “sfrattare” Maduli ma ancora non hanno tirato fuori le palle e di conseguenza hanno un atteggiamento ancora ambiguo ma non durerà…

Maduli autoricicla i soldi che dovrebbe versare allo Stato, ma soprattutto utilizza i soldi che dovrebbe versare come contributi per i dipendenti per pagare fornitori e colletti bianchi per oleare atti a suo favore, perché Maduli questo vizio di pagare per ottenere lo ha sempre avuto e lo ha utilizzato con determinazione per entrare in tanti uffici pubblici e foraggiare funzionari e dirigenti corrotti.

Basti pensare che proprio su Pizzo, le strutture pubblicitarie poste sul Palazzetto dello Sport per finanziare la squadra locale di volley sono servite per pagare una cambiale politico-elettorale all’allora assessore regionale Stillitani quando lo stesso era a capo del Dipartimento Lavoro e dove con documenti alla mano è possibile provare che in quel periodo Maduli incassava milioni di euro per affissioni pubblicitarie dei progetti regionali con affidamenti diretti.

Tornando ai Comuni, anche il Comune di Paola mantiene una certa ambiguità. Nella Città del Santo, Pubbliemme ha installato poster ed arredo urbano, ma ad oggi non ha ancora dato seguito alle indicazioni ricevute dagli uffici in merito al danno erariale (mancato pagamento canone di gara, tasse) ed alla rimozione degli impianti che sono gestiti sempre dal solito Iacovo ovviamente che a Paola ha anche attività commerciali con prestanome vari.

Questo punto è cruciale, perché da fonti attendibili pare che la Guardia di Finanza di Catanzaro stia acquisendo tutti i documenti presenti in Municipio, oltre che stia monitorando con attenzione il solito Iacovo che sta facendo pressioni sui politici paolani per installare lui gli impianti pubblicitari al posto di Maduli, come ha già fatto in altri Comuni di comprensorio ma soprattutto a Rende, dove la storia è finita dentro la relazione della commissione d’accesso che ha poi sciolto il Consiglio per infiltrazioni mafiose. Tutta questa situazione ovviamente sta facendo rizzare le antenne ai dipendenti del gruppo, soprattutto a quelli di LaC perché senza i soldi delle affissioni (Maduli ha ricevuto anche rescissioni contrattuali con i centri media di Milano e Roma che lo foraggiavano causa indagine sui dipendenti), senza impianti pubblicitari e senza soprattutto le coperture di politica e massoneria (per non parlare del caro amico Gratteri che non c’è più…) che lo hanno abbandonato, la “papera” non galleggia. Nonostante il silenzio vergognoso dei soliti sindacati venduti al potere.