Vibo, siamo alla farsa. Le basole di piazza Razza in corteo verso la Prefettura… allertata la digos!

di Rocco Tripodi 

Onestà intellettuale mi impone di smentire quanto da me scritto e da voi pubblicato avantieri, in merito alle basole che pitizzompano pitizzompano in via del Gesù a Vibo Valentia.

VIBO, LE BASOLE DI PIAZZA RAZZA SALTANO COME GRILLI (https://www.iacchite.blog/vibo-le-6-basole-di-piazza-razza-saltano-come-grilli-cu-a-bona-du-signori/)

Ebbene, oggi, e qui confesso di essere stato leggero e frettoloso, come preventivato e scritto, le basole che si sono SOLLEVATE (il sindacato non ha responsabilità) sono, alle ore 9, ben 24, ed in corteo, compatte ed ordinate marciano lanciando slogan alla volta della Prefettura. La digos è stata prontamente allertata.

L’ennesimo sputtanamento (quando ci vo’ ci vo’) di tutto un vecchio e nuovo sistema multicolore politico e tecnico bunkerizzato che li mette al sicuro, ma li sconnette sempre più dalla gente comune. Hanno posizionato le basole senza che alcuno, tranne i pensionati, ultimi difensori di un Centro storico, spesso a loro coevo, vigilasse per capire se le modalità esecutive fossero previste in progetto, oppure fossero frutto del paraculismo del progettista che in tal modo avrebbe risparmiato tempo e costi.

Lo sanno tutti, non solo i pensionati, che 2 o più pietre solide e resistenti tenute insieme e a distanza da premiscelati di cemento e intonaco, appena sollecitati da un peso, anche modesto, sbriciolato, come se fosse aglio e basilico tra mortaio e pestello, l’impasto inefficace perché inappropriato. Abbiamo visto tutti (credo anche quelli che avevano l’obbligo di guardare, anche perché pagati) come nelle tante settimane di lavoro sono state inserite le vecchie poche pietre rimaste, larghe, con molto spazio tra di loro, senza cercare compatibilità e parziale aderenza l’una con l’altra per poi, una volta adagiate, sversare questo improbabile collante liquido, lungo le abbondanti fughe.

L’effetto è stato (mi sparo una citazione dotta) quello del vaso di terracotta costretto a viaggiare in compagnia di molti vasi di ferro. Di INCERTUM nell’OPUS, c’è stata la diligenza, la correttezza e la sorveglianza di tutti i professionisti (tecnici e non), politici (e non), autorità di controllo esterne all’Amministrazione comunale, inquanto tutti colpevoli di ostinata latitanza. Non è pensabile che una pavimentazione di tanto valore nel centro della città (dopo le mille sollecitazioni per una maggiore tutela verso le ultime restatine di testimonianze storiche ancora presenti in questo territorio) venisse SCACAZZATA da tutti. Un consiglio: alle prossime gare d’appalto, invitate i nostri bravi pasticceri che meglio di questi sperimentati e spericolati artisti di strada (non se ne abbiano quest’ultimi che io stimo) saprebbero pavimentare con la stessa tecnica che loro ben conoscono, della posa delle candeline sulla torta morbida e cremosa.