Catanzaro. “Qui dentro nell’Ateneo tutti sapevano che la notte a Roccelletta era tipo night club”

Una zona franca che a volte poteva trasformarsi anche in un night club. Così viene descritto il laboratorio dell’Università Magna Graecia a Roccelletta di Borgia. Dalle carte dell’inchiesta che ieri ha portato undici persone, tra cui l’ex rettore Giovanbattista De Sarro, agli arresti domiciliari emerge la gestione a dir poco allegra di farmaci e sostanze stupefacenti tenute nello stabulario a due passi dal mar Jonio. La mancanza dei registri dei farmaci avrebbe consentito un uso disinvolto degli stupefacenti che dovevano essere utilizzati per scopi scientifici. E invece dai dialoghi intercettati e dalle testimonianze raccolte dagli inquirenti, emergono episodi inquietanti.

Dopo le richieste documentali rivolte all’Umg, in una conversazione intercettata gli indagati tornano a commentare le vicende relative all’assenza dei registri dei farmaci e delle prescrizioni. La figura centrale è Nicola Costa, ovvero colui che ha denunciato lo scandalo alla procura di Catanzaro. I suoi stessi complici non sono sicuri che sia lui perché è il primo che fa affari illeciti grazie all’assenza dei registri, che gli consente un uso disinvolto degli stupefacenti.

“Qui dentro nell’Ateneo tutti sapevano che là si facevano… le perette… capito? Che là la sera si facevano le tromb… e i pom.. la notte là era tipo night club… cioè lo sapevano tutti.. e di chi era la gestione? C’era Costa… se il giorno dopo al posto del mangime trovi tre preservativi… ma siccome a quello lo pagavano, lui stava zitto, portava lì in un tiretto quattro scatole di morfina e il giorno dopo non ne trovava nemmeno una… tanto lui diceva “serve nuova la morfina, vai e ne compri una nuova…”.

Si parla di scatole di ketamina sparite e prontamente sostituite, anche la morfina sarebbe finita nelle mani di ignoti. Anche due ricercatrici che hanno reso dichiarazioni davanti agli inquirenti hanno confermato che «le sostanze stupefacenti erano conservate nei normali frigoriferi e nella cassettiera insieme ai farmaci…». Sempre nei loro verbali hanno svelato che spesso invece di usare i farmaci veterinari nel rispetto delle procedure, venivano utilizzati farmaci ad uso umano, che «per ovvi motivi scientifici alteravano i relativi risultati».Tutto questo sarebbe stato possibile perché per anni non sarebbero stati istituiti i registri e gli armadi dei farmaci e delle sostanze stupefacenti .

“L’Umg – scrive il gip nell’ordinanza – non è stata in grado di esibire né prescrizioni di farmaci né prescrizioni di sostanze stupefacenti”. E’ dunque evidente che, almeno in passato, non solo non esisteva alcun registro e armadio dei farmaci – obbligatori per legge – ma non era nemmeno possibile tracciarne con certezza la filiera di acquisto e di utilizzo “con evidenti gravi riflessi rispetto alla cura del benessere degli animali e finanche alla validità delle ricerche scientifiche effettuate. La totale assenza di registri dei farmaci e di prescrizioni viene più volte ribadita dagli stessi indagati nel corso delle conversazioni captate. Emerge, infatti, da un lato la piena consapevolezza, anche all’epoca dei fatti, da parte di tutti gli indagati delle irregolarità presenti, e da un altro la volontà di coprire il “sistema” sia da parte di tutti i membri dell’OPBA che da parte dell’Asp”.

Tradotto in soldoni: per anni non vi sarebbe stato alcun controllo sui farmaci somministrati e realmente utilizzati o su quelli che invece sarebbero “spariti” nella zona franca di Roccelletta di Borgia.