(di Conchita Sannino – repubblica.it) – Stop della Consulta al referendum abrogativo della riforma sull’autonomia differenziata. Promossi invece i referendum sul lavoro e quello sulla cittadinanza per gli extracomunitari. La decisione più attesa, quella che decreta l’inammissibilità del quesito sulla ‘legge Calderoli’, ora segna momentaneamente uno stop alla mobilitazione delle opposizioni e del vasto cartello del no all’autonomia leghista. Ma anche se il governo tira un sospiro di sollievo, il regionalismo voluto dalla Lega non avrà vita semplice: il cammino si presenta comunque molto complesso e accidentato – e soprattutto sotto lo sguardo occhiuto della Corte.
Il quesito sulla legge Calderoli – della quale i giudici costituzionali, nello scorso novembre, hanno dichiarato illegittimi diversi e sostanziali punti – non passa quindi il vaglio della Corte, che lo ha dichiarato inammissibile. Perché? Vediamo cosa succede ora.
Perché la Consulta ha bocciato il referendum che puntava all’abrogazione totale dell’autonomia differenziata targata Lega?
La Consulta scrive che ha stoppato “il quesito referendario sulla legge n. 86 del 2024, come risultante dalla sua sentenza n. 192 del 2024”, perché ormai “l’oggetto e la finalità di quel quesito non risultano chiari” e ciò “pregiudica la possibilità di una scelta consapevole da parte dell’elettore”. In altre parole: dopo la prima sentenza della Consulta che ha riscritto i punti contestati, non risulterebbe corretto il quesito referendario di abrogazione di una legge già modificata che, invece, deve avere lo stesso significato al momento della raccolta firme. E non si può fare un referendum contro una norma attuativa, come il ddl Calderoli, con l’obiettivo di colpire una legge costituzionale.
Quando la Consulta si era già espressa sull’Autonomia?
Il 14 novembre scorso. I giudici della Corte costituzionale avevano depositato la sentenza sul ricorso contro la legge Calderoli presentato da quattro Regioni (Puglia, Campania, Sardegna e Toscana) rilevando sette passaggi di palese incostituzionalità e indicando per altri 5 punti la correzione, cioè una interpretazione “costituzionalmente orientata”.
Perché ieri la Consulta si è pronunciata di nuovo sull’Autonomia?
Perché la richiesta di un referendum abrogativo della legge Calderoli era nata dall’iniziativa del comitato referendario, formato da tutti i partiti di opposizioni (tranne Italia viva di Matteo Renzi) e dalla Cgil. Intotale, sono state superate le 500 mila firme richieste ottenendo così un primo via libera dalla Cassazione.
Cosa accade ora?
Si attendono ora le motivazioni della sentenza di ieri che chiariranno ulteriormente che cosa resta dell’Autonomia di Calderoli. Solo all’esito di questa sentenza si potranno valutare le intese esclusivamente su funzioni – non su materie – che però non implichino diritti sociali, che richiedono la fissazione dei Lep. A questo punto potranno ripartire i negoziati fra le regioni Veneto, Liguria, Piemonte, Lombardia (quelle guidate dal centrodestra) e lo Stato sulle 9 materie (non Lep).