Il capo della Squadra mobile di Cosenza Gabriele Presti, nel corso della conferenza stampa seguita al rapimento lampo della neonata nella clinica Sacro Cuore ha detto testualmente: “Si tratta di un episodio che non deve allarmare nessuno perché nella maggior parte dei casi le strutture sanitarie hanno un controllo degli accessi. Adesso c’è da accertare se c’è stata una falla nella sicurezza della clinica”. Quindi la prima domanda è: perché alla clinica Sacro Cuore non c’era il controllo degli accessi?
All’ospedale c’è la guardia giurata davanti alla porta giorno e notte. Nelle cliniche, c’è il servizio di accettazione all’ingresso, ma non c’è un servizio vero e proprio di portierato mentre di regola, anzi da protocollo per la sicurezza, dovrebbe esserci ed è per questo che siamo alle solite: anche questa è malasanità “venduta”, purtroppo. Siamo davanti a strutture cosiddette “protette” perché c’è il rischio di traffico di organi dei bambini e altre nefandezze simili e di conseguenza non è possibile che l’accesso non sia controllato. Né può essere una giustificazione il fatto che la coppia sia entrata nell’orario di visita,
Ma non solo: c’è anche una turnazione esagerata per risparmiare soldi e così come si sono risparmiati quelli per il portierato, si “sparagnano” anche quelli per infermieri e oss: in molte cliniche c’è un via vai continuo di infermieri e oss e molti di questi neanche si conoscono, basta essere “vestiti” e il gioco è fatto: “Prego, entra…”. Siamo alla sciatteria più esagerata.
Il capo della Squadra mobile di Cosenza Gabriele Presti ricostruendo quanto accaduto, ha riferito che la donna fermata ha detto alla mamma della neonata di essere una “puericultrice e inoltre indossava la mascherina. Questo – ha aggiunto – ha fatto guadagnare tempo alla coppia”. Il poliziotto ha poi spiegato che “è oggetto di accertamento se abbia o meno bussato ad altre stanze ma di certo è rimasta diverso tempo all’interno” della struttura, e che ci sono “indagini anche per capire se avesse fatto sopralluoghi” nei giorni precedenti dopo che sarebbe emerso che ieri avrebbe stazionato per diverse ore nelle vicinanze della clinica. E questi aspetti aggiungono ancora altre ombre sulla sicurezza della struttura sanitaria.
La clinica Sacro Cuore è una struttura medicalizzata che usufruisce ogni volta che crede di un servizio pubblico come il 118 nonostante abbiano convenzioni con servizi ambulanza. Il pubblico gli porge su un piatto d’argento anche l’ospedale nonostante tutti i soldi che prendono per il punto nascita. Ed è qui che deve concentrarsi l’attenzione di chi indaga,
Pubblichiamo di seguito una riflessione di Vittoria Morrone, attivista di Prendocasa e Fem.In. che fotografa alla perfezione quanto sta accadendo.
Quello che è accaduto al Sacro Cuore ha lasciato senza respiro una città intera. L’apprensione collettiva e la felicità nel ritrovarla hanno certamente dato dimostrazione che Cosenza non è indifferente e che in queste occasioni sa comportarsi come una comunità.
La questione preoccupante arriva immediatamente dopo, quando alla felicità per il ritrovamento della neonata, si sostituisce la foga del linciaggio di massa, lo sputare sentenze a priori, la strumentalizzazione razziale.
L’unica rabbia che dovremmo avere è nei confronti di una clinica che, nonostante gli ingenti contributi pubblici, non ha provveduto ad assumere personale sufficiente per garantire la sicurezza degli utenti. In questo caso a pagarne le spese è stata una neonata, l’essere più vulnerabile su questa terra.
Dovremmo arrabbiarci con chi ogni anno non aumenta i fondi ai servizi sociali e ai servizi di salute mentale per prevenire eventi drammatici come questi.
La tutela della salute pubblica è una cosa seria e mai e poi mai dovrebbe essere in vendita al miglior offerente.