L’ultimo comunista
di Francesco Cirillo
Il libro uscito qualche giorno fa sulla figura di Enzo Lo Giudice scritto dal figlio Salvatore intervistato dal giornalista Kostner – “L’ultimo comunista” – offre ai lettori un quadro ben preciso della figura di questo avvocato paolano. Descrive la sua figura storica e descrive molto bene la sua difesa a Bettino Craxi dal punto di vista giuridico e politico.
Ma il libro a mio avviso non rende giustizia allo stesso Lo Giudice dal punto di vista politico, forse perché il figlio Salvatore, anch’egli avvocato e bravo come il padre, non ha vissuto quei tempi essendo piccolo o perché volutamente si è voluto dare l’immagine del padre “avvocato di Craxi” piuttosto che avvocato del popolo e fortemente marxista, matrice che ha portato fino alla fine dei suoi giorni. Non so se sia Kostner che Salvatore Lo Giudice abbiano letto il libro di Alfonso Perrotta “Maoisti in Calabria” dove si parla del ruolo che Enzo Lo Giudice ha avuto nelle lotte contadine e popolari avvenute in Calabria dal 1960 fino alla fine dell’esperienza maoista attorno alla metà degli anni 70, o il mio libro “Sud e Ribellione” dove traccio la figura di Enzo interno al movimento rivoluzionario di quegli anni.
Ebbene, da quelle letture avrebbero ben capito meglio la figura di Enzo Lo Giudice non come intellettuale ma come militante. Sono figure ben diverse quella di intellettuale e quella di militante.
Nel libro il figlio parla di due episodi avvenuti a Crotone e Reggio Calabria ma nel complesso Enzo Lo Giudice sembra un avvocato seduto dietro una grande scrivania piena di carte che disquisisce sui massimi sistemi del mondo aiutando i poveri come se fosse un erudito frate francescano finendo a difendere Craxi, esponente di quella politica da lui sempre avversata. Ebbene no, Enzo era un gigante nel vero senso della parola e lo posso dire per conoscenza diretta avuta dal 1969 fino alla fine degli anni Ottanta avendolo frequentato ininterrottamente assieme ad un’altra figura storica paolana che era Franco Malanga.
Dicevo che Enzo era un militante vero e non un intellettuale. Quando “Servire il popolo” si sciolse, Enzo continuò la sua attività politica nel “Soccorso Rosso” e nel gruppo “Senza Tregua”, e fu fondamentale quella sua attività in un periodo storico dove in Italia nelle carceri speciali e non, vi erano circa diecimila detenuti politici . Iniziò contro di lui una persecuzione terribile da parte dello Stato con perquisizioni nella sua abitazione, fermi per le strade, minacce di arresto fino a quando si perquisì il suo studio a Paola alla ricerca di documenti del gruppo napoletano NAP del quale lui fu strenuo difensore. Mentre avveniva la perquisizione in casa Enzo ebbe l’intuizione di mettere dei documenti dei Nap usciti illegalmente dal carcere nella cartella del figlio Salvatore che stava andando a scuola.
Una telefonata mi avvertì di quanto stava avvenendo ed accorsi a Paola andando a scuola a recuperare quel materiale che sicuramente lo avrebbe fatto arrestare così come avvenne ad altri avvocati del Soccorso Rosso che difendevano brigatisti rossi e autonomi. Enzo era inarrestabile e partecipava direttamente ad azioni di volantinaggio sulle condizioni dei detenuti, come facemmo assieme durante il Convegno di Bologna nel 1977. E nel 1980 quando venni arrestato per terrorismo assieme a Franco Malanga ed ad altri 4 militanti, Enzo fu il nostro difensore.
Fummo assolti grazie ad una sua arringa potente che sconvolse la sala piena di compagni e la stessa giuria oltre che i giudici. L’avvocato D’Ippolito si congratulò con lui e lo stesso Mancini presente quasi pianse dalla commozione. Enzo Lo Giudice era un vero avversario dei poteri e dello Stato e difese Craxi proprio perché in quella situazione, scaricato dai poteri forti era diventato una vittima dello Stato. Enzo Lo Giudice, e su questo discutemmo a lungo, pensava che attraverso Craxi si potesse scardinare un sistema di potere, attirando nel vortice anche il Pds di quel tempo, lasciando all’estrema sinistra il campo libero fra gli operai. Le cose non andarono come Enzo avrebbe voluto e lo abbiamo capito tutti man mano che l’azione forte dello Stato e dei magistrati si fece più pressante non solo contro Craxi ma contro chiunque lo difendesse, creando un vuoto attorno a lui.
L’onda giustizialista coinvolse anche settori dell’estrema sinistra e quindi a sinistra non rimase nulla di quanto Enzo Lo Giudice avrebbe voluto. Concludendo posso dire che Enzo resta un uomo di sinistra coerente con le sue capacità intellettuali, con i suoi scritti e con la sua azione. La venuta in Calabria di Stefania Craxi per onorare la sua memoria in un certo qual modo regala la figura di Enzo alla destra e a mio avviso sarebbe stato giusto equilibrare quella presenza con quella di qualcuno che gli era stato vicino in quegli anni turbolenti.