Unical, una mattinata di passione. La “rivoluzione gentile” di Brunori

Alle 10 e 20, quando arriviamo in auto nei pressi dell’Università della Calabria vediamo decine di persone, molte con zaino in spalla, altre decisamente in là con gli anni, che si avviano velocemente verso la zona del Teatro Auditorium. No, non possono essere tutti studenti che vanno a lezione e poi oggi a Rende è festa patronale e quindi all’Unical non ci sono manco lezioni. Raggiungiamo anche noi la salita che porta al Teatro ed ecco che si materializza una vera e propria “barriera umana” che ha preso posto sui gradoni dell’anfiteatro in attesa che arrivi Dario Brunori, che alle 11 ha in programma un incontro con la stampa dopo il trionfo sanremese.

Sono più di mille i fan che non hanno voluto attendere il fatidico firmacopie di stasera e si sono catapultati già da stamattina all’Università: “Sono arrivati già dalle otto e mezza – ci rivela Paolo Carbone, storico tecnico del mondo dello spettacolo cosentino -. E chi li poteva fermare? Erano già una marea a quell’orario e così gli abbiamo detto di prendere posto lì e di attendere che finisse la conferenza stampa”. 

Di conferenza stampa, in realtà, vista e considerata la grande ressa che c’è fuori, ce ne sarà decisamente poca. Tra i primi ad abbracciarlo la sindaca di San Fili, Linda Cribari: “Fatemi abbracciare Linda” esclama Dario mentre qualcuno dalle retrovie gli sussurra: “Il sindaco di Cosenza tifava per… Achille Lauro!” e strappa una risata collettiva a Dario e a tutto l’ambaradan del circo mediatico. Poi il fuoco di fila delle domande e le risposte sempre a tono dell’eroe di Sanremo, citando Fiammetta. “Il momento più bello? La seconda volta che ho cantato, quando il pubblico dell’Ariston mi ha tributato una bellissima ovazione e ha scandito anche il mio nome: lì abbiamo capito che la canzone era arrivata a tutti ed è stata una gioia immensa”. 

Scendendo più nel dettaglio tecnico, Brunori ammette che per anni un po’ di “pippe mentali” gli avevano consigliato di evitare l’avventura sanremese, ma poi sottolinea che la differenza l’ha fatta la modalità, il “come” ha presentato la sua canzone con grande passione e umiltà e l’estrema convinzione che “L’albero delle noci” fosse il pezzo giusto da portare al Festival. Gigioneggia, quindi, sui sei mesi di dieta che l’hanno fatto conoscere “magro” al grande pubblico dopo “anni di panza” fino a farlo diventare il “George Clooney” di Sanremo. E ci mette due ciliegine mica male legate al successo improvviso. Cita Massimo Troisi, il modello perfetto di chi non si è mai fatto cambiare dalla popolarità, che definiva il successo come una semplice “cassa amplificatrice” e non manca di ricordare l’amico Vito Teti, che gli ha mandato il suo pezzo sulla scirubetta: “Sono orgoglioso che lui, non solo per il suo spessore intellettuale ma anche per quello umano, abbia speso queste parole per me”.

VITO TETI E LA SCIRUBETTA (https://www.iacchite.blog/vito-teti-e-la-scirubetta-pratica-alimentare-memoria-e-poesia/)

E a proposito del tema, Brunori ha chiarito come la sua modalità non sia mai stata folkloristica o macchiettistica ma solo la ricerca, anche ironica, di alcuni elementi collegati ad una diversa visione della cultura popolare.

La folla lo acclama e finalmente Dario esce nel piazzale, imbraccia la chitarra e si mette davanti al microfono per lasciare ai fan l’emozione di qualche pezzo dal vivo. I fan cantano insieme a lui quasi tutta “L’albero delle noci” e quando arrivano al ritornello lo eseguono davvero “alla Brunori” con slancio e delicatezza nello stesso tempo. Poi si riversano quasi a un metro da lui, come a volerlo toccare suscitando l’inevitabile battuta: “Guardate che i veri brunoriani sono quelli che rimangono seduti…”.

E così arrivano prima “La Verità” e infine la fatidica “Guardia 82”, l’Albachiara di Dario alla quale tutti indistintamente sono affezionati più di ogni altro pezzo. Il tempo stringe e gli eventi incombono: Dario si allontana inseguito ancora dall’entusiasmo popolare e tutto quello che sta succedendo rimanda a un’esternazione del “Brunori pensiero” che abbiamo ascoltato quasi di sfuggita nel “Dietro Festival” andato in onda su RaiUno il giorno dopo la finale. Dario è emozionatissimo per il suo ingresso nella “cinquina”, vede vicino a lui l’amico di sempre Lucio Corsi ma anche Cristicchi e Olly e si lascia scappare una frase che riassume tutto il mondo di Bruinori: “La rivoluzione culturale della musica italiana inizia da qui!”. Non sappiamo fin dove la frase fosse vera e sentita o fosse buttata lì ironicamente e “brunoriamente” ma guardando quello che è successo stamattina all’Unical la sensazione che ci sia del vero ci sta tutta. Chiamatela se volete la “rivoluzione gentile” di Brunori. E noi siamo felici di averla potuta raccontare. Sempre a futura memoria.