Villa degli Oleandri, l’impero del Gruppo Crispino e le ombre sulle morti di Salvatore e Matteo

Nel delicato sistema sanitario della salute mentale, per molti anni Villa degli Oleandri a Mendicino e Villa Verde a Cosenza hanno rappresentato notoriamente due strutture “compiacenti” al servizio della ‘ndrangheta. Ormai è storia acclarata, lo dicono tante inchieste. I deus ex machina di questo business erano due psichiatri, uno dei quali passato a miglior vita – Guglielmo Quartucci per Villa degli Oleandri – e l’altro, Arturo Ambrosio, per Villa Verde, ovviamente assolto alla fine della “giostra” dopo aver passato la mano. 

Villa degli Oleandri era Guglielmo Quartucci. Raramente l`identificazione tra una persona e una struttura sanitaria ha raggiunto contorni così precisi. La clinica era un’eredità familiare molto lucrosa, messa a disposizione degli amici dei clan per ottenere false perizie psichiatriche. Molti boss, più o meno importanti, pilotavano la loro uscita dal carcere tramite i loro avvocati, facendo avere delle richieste e delle disponibilità da Villa degli Oleandri per finire a… Villa degli Oleandri. “Una volta arrivati facevano esattamente quello che facevano a Villa Verde cioè gonfiavano le patologie, riportavano sopra le cartelle farmaci che non venivano assolutamente somministrati, falsificavano dei test e così via …”.

Il titolare di Villa Verde Arturo Ambrosio era l’alter ego di Quartucci. Era stato proprio lui, raccontano i pentiti, a “raccomandare” al collega Tonino Forastefano, boss di Cassano. I privilegi erano tanti: la stanza singola, la propria privacy e via discorrendo. Parlando del collega Quartucci, Ambrosio diceva che “il dirigente di Villa degli Oleandri era un uomo di mondo, compiacente, che mangiava e che faceva campare bene…. A Villa degli Oleandri succedeva la stessa cosa che succedeva a Villa Verde, funzionava alla stessa maniera”.

C’è un’altra clinica nel Cosentino, a Paterno, si chiama Borgo dei Mastri ma qui non si passa. Il titolare è una persona molto seria, il dottore Balestrini: intransigente e schematico dicono persino i pentiti. A Borgo dei Mastri non c’era proprio spazio di movimento.

Siamo a cavallo degli anni 2012-2013 quando esplode il caso del “sistema della salute mentale” in mano alla ‘ndrangheta. Arturo Ambrosio, travolto dallo scandalo, è costretto a mollare Villa Verde e il titolare diventa proprio l’incorruttibile Balestrini mentre per Villa degli Oleandri arriva il fallimento.

Nel frattempo, irrompono sulla scena due medici, che formano una coppia anche nella vita, insomma sono anche marito e moglie: Giorgio Crispino e Bruna Scornaienchi. Siamo nel 2015 quando la gestione Balestrini-Sposato-Bonacci cede Villa Verde di Donnici ai coniugi psichiatri.

Sono entrambi medici e provengono dall’esperienza fallimentare della Madonna della Catena, rilevata dal gruppo iGreco dopo essere stata portata al fallimento dalla precedente gestione. Della quale facevano parte entrambi. A dire il vero, i coniugi avevano puntato proprio quella clinica dalla quale provenivano ma avevano prevalso iGreco e non c’era stato niente da fare.

Detto per inciso, Crispino e Scornaienchi non avevano lasciato certo un bel ricordo alla Madonna della Catena. Ne hanno scritto praticamente tutti: guerre con i lavoratori, finanche con i sindacati, che di solito si accucciano con qualche “zuccherino” e un tasso di mortalità drammaticamente aumentato per le famiglie dei degenti.

A Villa Verde la situazione è critica da tempo nonostante l’avvento di Balestrini. Il concordato era già in atto dal 2011, quando c’era ancora Ambrosio e prima che subentrasse la nuova proprietà. Sembrava che anche questa clinica fosse ormai nelle mani del gruppo iGreco e invece spuntano Crispino e Scornaienchi. Il dottore Balestrini e la dottoressa Noemi Bonacci sono costretti a passare la mano ma quei due hanno una marcia in più. In realtà, sempre insieme e sempre acquistando da Balestrini, avevano già dato vita anche al Centro di riabilitazione neuromotoria di Mangone oggi ribattezzato Clinic Center Rogliano. Lui direttore generale, lei direttore sanitario. Insomma, stanno prendendo piede e iniziano letteralmente a “volare”.

L’arcivescovo Nunnari a Villa Verde
(da un video di Telespazio Calabria)

C’è chi dice che il loro sponsor principale sia stata la chiesache di cliniche psichiatriche (vedi Istituto Papa Giovanni di Serra d’Aiello) se ne intende. E non a caso uno dei pochi documenti ufficiali che si trova in rete su Villa Verde risale proprio ad una delle ultime visite ufficiali dell’arcivescovo monsignor Salvatore Nunnari. Noblesse oblige.

Villa Verde ormai è gestita con gli stessi metodi della Madonna della Catena di un tempo e tutte le istituzioni ne sono informate ma a quanto pare chi ne farà le spese sono malati e lavoratori e questo è vergognoso e disumano verso i diritti del malato e della collettività.

Villa Verde dispone di 40 posti letto. Tuttavia, per quanto se ne sa, verrebbero ricoverati anche pazienti a pagamento con utilizzo dello stesso personale della pianta organica collegata all’accreditamento. La Cgil e la Cisl, in particolare, avevano fatto sapere che a “Villa Verde” c’erano addirittura 30 pazienti in più rispetto ai posti letto “legittimi”. Con l’apertura di un altro piano di degenza.

Il commissario giudiziale, il dottor Ruffo, che dovrebbe vigilare sul concordato è sparito. Il giudice del Tribunale di Cosenza, Greco, che sa tutto per aver ricevuto denunce a iosa sull’andamento della clinica, è latitante anche lui. L’ordine che parte dal porto delle nebbie, notoriamente legato a doppio filo con la chiesa “ufficiale”, è quello di lasciar correre.

Chiuso l’affare Villa Verde, Crispino e Scornaiemchi si tuffano con decisione nel mercato delle aste. Intanto, rilevano Villa degli Oleandri ma il capolavoro sarà l’acquisizione della storica clinica Tricarico di Belvedere, soffiata all’asta ai gruppi iGreco e Citrigno, oggi Tirrenia Hospital.

Se consideriamo che il Gruppo Crispino parte dalla Clinic Center di Rogliano, ha preso Villa Verde e Villa degli Oleandri, poi anche l’ex Tricarico e come se non bastasse pure la Rsa di Bocchigliero e soprattutto due strutture fuori dai confini del Cosentino: Villa Aurora di Reggio Calabria e Villa Valeria di Roma, viene davvero da dire che ha una concentrazione di potere e di denaro impressionante. E quasi come a voler svelare il solito segreto di Pulcinella, come si esce dal territorio del porto delle nebbie di Cosenza, la magistratura colpisce, tant’è vero che entrambe queste ultime due cliniche sono sotto amministrazione giudiziale dopo aver subito il sequestro per una serie di vicende giudiziarie relative a un traffico illecito di rifiuti speciali. Siamo comunque davanti a un impero.

Ma torniamo a Villa degli Oleandri, salita alla ribalta della cronaca per la tragica morte di Salvatore Iaccino, 48 anni, storico ultrà del Cosenza ed esponente di spicco della sinistra antagonista. Il titolare della clinica non ha ritenuto opportuno fornire nessuna spiegazione pubblica a quello che viene ritenuto un suicidio ma che presenta ancora molte zone d’ombra. Non è la prima volta – come vedremo – che si verificano morti sospette in quella clinica. E non sono mancate in questi ultimi anni le denunce di violazioni gravi dei diritti fondamentali dei pazienti.

Si è parlato, in particolare, di uso di trattamenti farmacologici eccessivi e ingiustificati, con sedazioni forzate e un trattamento che non rispetterebbe i principi della cura psichiatrica basata sul rispetto della dignità del paziente. Ma anche di violenza fisica e psicologica e di assenza di terapie adeguate e strutture che non garantiscono un adeguato supporto psicologico e fisico, né una vera e propria riabilitazione psichica.

Spesso la cura riabilitativa e sociale viene ridotta al minimo, con un numero insufficiente di educatori, assistenti sociali, psicologi e altre figure professionali necessarie per il supporto quotidiano dei pazienti. I pazienti, in molti casi, restano internati per anni, se non a vita, senza un piano di recupero, senza prospettive di reintegrazione nella società e senza attività sociali, culturali o ricreative adeguate. Questo li porta ad un completo isolamento e ad un peggioramento delle loro condizioni psicologiche.

Quattro anni fa, a gennaio del 2021, sempre a Villa degli Oleandri aveva perso la vita un altro giovane, Matteo Broccolo, 32 anni, in circostanze mai del tutto chiarite. Il padre Pietro è più volte intervenuto sui social ma anche sui media per denunciare vicende che fanno rabbrividire.

“In un mese – affermava Pietro Broccolo – il mio Matteo era diventato un bidone di spazzatura, un contenitore di medicinali… gli hanno fatto punture di notte e lo hanno imbottito di sole medicine senza neanche dargli da mangiare nonostante che sono stato attaccato al cancello di Villa degli Oleandri dalla sera alla mattina e ho tutte le registrazioni delle testimonianze di mio figlio di questi atti disonesti e disumani. Aiutatemi a diffondere questa porcheria… Lo hanno terrorizzato, lo hanno portato allo sfinimento, lo riempivano di medicine ad alto potenziale e di notte “dolcemente” gli facevano anche punture di Serenase per fossilizzarlo…Ho combattuto come un leone contro tutti… ma c’era qualcuno che riteneva che fosse un grande investimento guadagnare 8.000 euro al mese regalati a loro per pagare la struttura… Lo volevano fossilizzare per farsi i soldi, cari amici… Sono in combutta con le istituzioni: giudici, avvocati e il direttore di Villa degli Oleandri Crispino e altri come lui… cinici e spietati… Questo è il nuovo business per fare soldi con le residenze psichiatriche: evitate e fate evitare queste strutture, amici o fossilizzeranno i vostri ragazzi fino a farli diventare zombie… A Matteo hanno dato farmaci ad alta potenzialità, distruttivi… Depakin da 500, Seroquel da 500, Lodol, Valium e Serenase di notte… per farlo diventare uno zombie, così si pagavano il personale… Gli hanno fatto fare la visita in carcere e lo hanno dichiarato non imputabile e non colpevole di reato ma lo hanno condannato a stare in quel lager…Gli hanno passato la visita medica di uno psichiatra di parte del giudice amico suo e del direttore di un’altra residenza psichiatrica che gli procurano i malati per poi festeggiare al nuovo business… Ora non mi resta altro da fare che combattere fino alla fine per dimostrare quello che hanno fatto a mio figlio”. Queste denunce oggi, alla luce della morte di Salvatore Iaccino, ritornano di grandissima attualità e stavolta non ci fermeremo.