DORIS LO MORO, LA FIGLIOLA PRODIGA
L’incontro ravvicinato di terzo tipo con il Pd lametino fa toccare alla narrazione della candidatura di Doris Lo Moro in quel di Lamezia Terme vette di misticismo miste alle migliori pagine da libro Cuore. Si consiglia la lettura delle parole della Lo Moro muniti di ampia scorta di fazzolettini: “Concluso il mio percorso professionale in magistratura, incompatibile con la partecipazione attiva alla vita di un partito, mi è piaciuta l’idea di far parte sul territorio di una comunità politica che ho rappresentato anche in Parlamento. Mi sono avvicinata al Pd di Lamezia per restituire qualcosa ad un partito che mi ha dato molto e l’ho fatto con piacere anche perché ho incontrato un gruppo vivo e coeso che mi ha subito accolto. L’idea della candidatura, alla quale io per molto tempo ho opposto resistenza, è nata da loro, da persone che hanno pensato di fare un passo indietro e di favorire una candidatura che hanno ritenuto vincente perché gradita al territorio”.
Pensate un po’ voi la sofferenza, tenuta lontano dal suo grande unico amore, da una matrigna severa. la magistratura, che l’ha costretta con le sue regole a stare lontano per anni dal Partito Democratico. Una volta riguadagnata la libertà è corsa a riabbracciare una comunità politica che l’ha subito riaccolta con grande amore. E qui la mente va subito al figliol prodigo dei vangeli in versione 2.0: “Quando era ancora lontana, il padre (il PD, n.d.r.) lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio (la ns eroina, n.d.r.)) gli disse: «Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio». Ma il padre disse ai servi: «Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato». E cominciarono a far festa”.
La figliola prodiga era ritornata per “restituire qualcosa ad un partito che mi ha dato tanto” … e che fa dudu-dudu/dudu-dudu-du… Dufour (pubblicità delle celeberrime caramelle Dufour degli anni ’70). In quegli anni aveva sofferto al pensiero di essere stata sindaca per oltre otto anni, poi consigliera regionale e assessore alla sanità (esperienza questa indimenticabile per i lametini e i calabresi tutti), poi parlamentare per altri dieci anni, alla fine era rientrata in magistratura, peggio di entrare in un convitto, ma le era rimasto un rimorso, restituire qualcosa ad una comunità che le aveva dato tanto, ma proprio tanto.
Quando finalmente le è stato possibile è corsa a riabbracciare la sua Lamezia e il suo amore. Lei era rientrata nel Pd per fare la compagna di base, per consigliare i giovani, per restituire qualcosa, ma quelli hanno insistito, lei non voleva, loro hanno fatto tutti un passo indietro e le hanno chiesto di sacrificarsi per la comunità di Lamezia Terme. Lei, la nostra martire, ha tentato di resistere, ha detto no, non voglio, ha resistito per tanto tempo ma poi per il bene del popolo ha dovuto cedere perché vincente e amata dai sudditi.
Era andata per restituire e le hanno dato un altro carico, ma lei non voleva. E a questo punto la beatificazione è completata e abbiamo la nascita di Santa Doris Lo Moro da Filadelfia. E come tutti i Santi martiri con la esse maiuscola il diavolo ha scatenato contro di lei invidie, cattiverie, malignità. Si è insinuato anche nel corpo del Pd in alcuni giovinastri di belle speranze che hanno assunto posizioni non piacevoli ma sono giovani. Anche lei da giovane era ribelle: “Sono stata una giovane irrequieta e battagliera”. E mentre lei non perdona agli adulti, perdona ai giovani. “Posso essermi sorpresa e anche infastidita per cose dette da persone adulte e ostinatamente settarie. Non mi ispirano gli stessi sentimenti posizioni non piacevoli assunte da un movimento giovanile”. E qui ci aiuta il Vangelo di Matteo 2. 0: “Lasciate che i giovani vengano a me….” ca si pigliu…