Il blitz italo-tedesco ha interessato direttamente la città di Cariati, capitale del Bassojonio cosentino, legata a doppio filo al locale di Cirò. La ‘ndrina di Cariati è finita nel mirino della Dda di Catanzaro per i suoi traffici in Germania e soprattutto a Stoccarda. Tra gli arrestati figurano esponenti storici dell’organizzazione e nuove leve legate da vincoli familiari al clan originario di Cirò.
Qualcuno enfaticamente grida al “Cariati libera” ma in realtà non stiamo parlando di storie nuove, anzi. Il radicamento della ‘ndrina di Cariati in Germania è storia dei primi anni Settanta, un’eternità tra varie vicissitudini e il solito contributo del pentito di turno.
Gli inquirenti hanno individuato quale «vertice e reggente» della cosca di Cariati Giorgio Greco. Sarebbe stato lui, infatti, ad impartire ordini e direttive controllando le «estorsioni, gli appalti pubblici, danneggiamenti e furti, ma anche l’illecita concorrenza di prodotti caseari ed alimentari in territorio extranazionale».
Per la ‘ndrina di Cariati, inoltre, operavano secondo la Dda anche Olindo Celeste, Alfonso Cosentino detto “Fofò”, Giulio Graziano, Fiorenzo Santoro detto “Renzo” e Gaetano Roberto Bruzzese. Secondo quanto emerso dall’inchiesta, sotto la dirigenza di Giorgio Greco, avrebbero organizzato «le attività delittuose del sodalizio di appartenenza», pianificando le estorsioni e individuando le vittime. Erano impegnati, poi, nelle attività di narcotraffico e «provvedevano al reperimento e all’occultamento di armi e munizioni oltre che al reimpiego di capitali illeciti».
Poi si passa ai colletti bianchi. Tocca a loro in particolare sistemare la faccenda del lido balneare di Greco, il “Mojito”, che deve essere intestato a una serie di prestanome. I nomi eccellenti sono tre. Bruno Guarascio Morise è lo storico dirigente del Comune di Cariati che si occupa dell’area finanziaria: è l’uomo che fa quadrare i bilanci, il cassiere dei soldi dei cittadini. Ed è accusato di essere il cassiere della ‘ndrina per la vicenda del lido di Greco, visto che porta avanti una pratica palesemente illegale. Natale Chiarello si occupa degli affari generali a Longobucco ma fa parte della SUAP a Cariati e secondo l’accusa anche lui si rende utile alla causa. Sarebbero stati consapevoli dell’intestazione fittizia e, nonostante ciò, avrebbero pressato l’Ufficio tecnico del Comune per risolvere ogni problema legato alla differente intestazione tra la concessione demaniale e l’intestatario del lido che di volta in volta veniva deciso da Giorgio Greco.
Sul fronte dell’intestazione fittizia risultano coinvolti anche gli avvocati Raffaele e Provino Meles e i commercialisti Ettore Talarico e Maria Francesca Talarico. Per loro si ipotizzano reati di intestazione fittizia di beni, illecita concorrenza con minaccia o violenza e falsità documentali, tutti con aggravante mafiosa. Ma, con tutta la buona volontà di questo mondo, a nessuno sembra che questa sia una “grande” operazione. E leggendo l’ordinanza, la sensazione è che sia anche parecchio “forzata”. In perfetto stile… Gratteri, tanto per capirci.