“La Calabria è su al Nord”. Con queste parole un ex boss della ‘Ndrangheta che da qualche tempo collabora con la Dda di Torino – Vincenzo Pasquino – ha voluto tratteggiare i cambiamenti che sono in corso nella geografia della criminalità organizzata: “mi riferisco alle ‘ndrine, alle cose, sono tutte su al Nord, giù c’è la casa madre, gli anziani” e si sta pure attenti a quello che si dice, visto che la pressione investigativa è tale che “ci sono microspie dappertutto”.
L’occasione è un interrogatorio reso il 27 febbraio 2024 e confluito negli atti dell’inchiesta Factotum – depositati nei giorni scorsi dopo la chiusura delle indagini preliminari – sulle infiltrazioni della ‘Ndrangheta nel mondo imprenditoriale piemontese; fra le persone per le quali la procura intende chiedere il rinvio a giudizio c’è anche un sindacalista della Filca-Cisl. Il ‘pentito’ è 45enne del Torinese individuato dalla Dda nell’ambito di una vasta indagine sul narcotraffico, condannato da un tribunale a Torino e arrestato all’estero nel 2022 dopo una lunga latitanza.
Il 27 febbraio 2024 gli inquirenti gli hanno chiesto se dopo la sua affiliazione fosse mai andato in Calabria insieme a un altro boss e la risposta è stata negativa: “Ci sono andato in vacanza, ma per i fatti miei”. “Del resto – ha messo a verbale – la Calabria è su al nord, è tutto su: mi riferisco le ‘ndrine, le cose, giù c’è la casa madre, gli anziani”.
Pasquino non ha precisato se si tratta solo delle sue famiglie di riferimento o se la circostanza ha un carattere più generale. “Poi – ha comunque aggiunto – giù è tutto bruciato. Ci sono microspie dappertutto, la gente non parla neppure più tanta è la paura di essere intercettati. Quando ero lì stavo sempre attento a quello che dicevo, anche quando magari andavo a fare un giro sulla ionica. Non si parlava da nessuna parte”.









