“Trenitalia a Paola e Cosenza, una pena continua. Il Sud trattato come una colonia”

Credevo di prendere un treno. Invece ho preso una lezione di rassegnazione

Primo Maggio, alba a Cosenza. Salgo sul regionale delle 6:23 diretto a Reggio Calabria, illudendomi che, almeno oggi, le Ferrovie dello Stato potessero funzionare. Ma al Sud, i treni sono come le promesse elettorali: partono male, si fermano spesso, e quando arrivano, non sai mai come. Il treno regionale 5696 si ferma a Paola. Non pochi minuti, ma un’ora intera. Nessuno sa nulla, nessuno dice nulla. Pare ci sia stato un guasto a San Lucido, risolto in “soli” sessanta minuti, quando sarebbe bastato semplicemente bypassare il binario. Il tempo si allunga, il disagio cresce, l’informazione è inesistente. Nel pomeriggio, decido di tornare a Cosenza con il treno delle 18:30 circa da Reggio Calabria. Inizialmente fila tutto liscio, fino a Paola. Poi, il caos. Sale molta gente, soprattutto bagnanti, e il treno resta inspiegabilmente fermo. Nessuno parla. Nessuna comunicazione dal personale. Solo voci confuse, un passaparola incerto tra i vagoni: “Dobbiamo scendere?” – “Pare che ci abbiano detto di farlo…”. In molti, spaesati, obbediscono senza sapere perché.

All’improvviso, come se nulla fosse, il treno riparte. Nessun annuncio, nessuna spiegazione. Arriva a Castiglione e si ferma di nuovo. Ancora silenzio. Anzi, il personale si mostra pure arrogante e saccente. Alla fine, ci viene detto di scendere tutti: trasbordo su un altro treno, che finalmente ci riporta a Cosenza. Un viaggio surreale, gestito con pressappochismo e spocchia. Nessuna comunicazione, nessuna assistenza. Solo disservizi e disprezzo. E pare che situazioni del genere siano tutt’altro che rare su questa linea. E allora ci si chiede: perché Trenitalia non studia i flussi reali? Perché non è in grado di aggiungere o togliere vagoni a seconda della domanda?

Mentre si riempiono la bocca di “alta velocità” e “grandi progetti”, il Sud continua a subire gli stessi disagi di sempre. Anzi, peggiorano. Il Gruppo FS continua a trattare il Mezzogiorno come una colonia. E se ne infischia. Basterebbe poco per cambiare le cose. La linea Paola-Cosenza andrebbe trasformata in una metropolitana leggera, con treni ogni mezz’ora, svincolati dagli orari nazionali. Lo stesso vale per Cosenza-Lamezia e Cosenza-Sibari.

Franco Salatino