In migliaia hanno partecipato a Catanzaro alla manifestazione per il diritto alla salute che ha visto in prima linea la Cgil e i movimenti che da anni lottano per la sanità pubblica.
La manifestazione è stata promossa per denunciare la situazione di emergenza della sanità calabrese, caratterizzata da livelli di assistenza insufficienti, dal depotenziamento delle strutture ospedaliere e sanitarie, dalla eccessiva lunghezza delle liste di attesa, dalla massiccia emigrazione sanitaria e dalla gravissima carenza di personale, tutti elementi aggravati dal commissariamento del settore. Numerosi gli striscioni e i cartelli di protesta, con critiche rivolte al governo nazionale e regionale: alcuni manifestanti, per descrivere la crisi della sanità calabrese, hanno anche trasportato una bara sulla quale campeggia la scritta “No armi, no ponte, sanità per tutti”. In prima fila nella manifestazione la Cgil Calabria, con il segretario generale Gianfranco Trotta che ha detto: “Siamo in piazza per rivendicare una sanità che funziona e dia certezze ai calabresi. Penso che il presidente della Regione Occhiuto debba ascoltare la piazza e non buttarla in politica”.
Tra gli interventi più significativi quelli di Vittoria Morrone in rappresentanza delle Fem.In. e del collettivo La Base di Cosenza e del medico Santo Gioffrè.
“Ci hanno lasciati morire sulle barelle, da soli, nei corridoi degli ospedali, senza medici, senza cure, e senza rispetto dei nostri sacrosanti diritti – ha affermato Vittoria Morrone -. Ci hanno fatto credere che non ci sono soldi, ma i soldi per le convenzioni con le cliniche private li trovano sempre. In Calabria non c’è un’emergenza sanità ma un problema strutturale: trattarlo come emergenza è una precisa scelta politica per lucrare fondi pubblici”.
Vittoria Morrone ha polemizzato col sindaco di Cosenza, intervenuto in precedenza, affermando che non incanta nessuno chi crede di fare dei comizi politici, perché “lo sanno tutti che la politica è responsabile in toto, da destra a sinistra, dello sfascio della sanità”. In chiusura del suo intervento, l’attivista cosentina ha affermato: “Vogliamo una sanità pubblica, gratuita, efficiente. Ora, subito, senza scuse, senza chiacchiere. Non siamo più disposti ad elemosinare un diritto e allora ve lo diciamo forte, o ci ridate la sanità pubblica o noi blocchiamo tutto, blocchiamo le strade, occupiamo gli ospedali, torneremo sotto le case dei padroni della sanità privata a dirvi che siete delle merde come abbiamo già fatto. Non accetteremo di morire in silenzio”.
Santo Gioffré ha iniziato il suo intervento con un interrogativo: “Perché siamo ridotti così?”. E ne ha spiegato alcune delle motivazioni: “Da sedici anni siamo nella macelleria sociale del piano di rientro: nove regioni ne sono uscite, solo la Calabria è ancora in queste condizioni. Scopelliti e Occhiuto hanno chiuso diciotto ospedali in una sola notte e hanno bloccato le assunzioni dei medici. La Calabria porta quasi 400 milioni di euro alla sanità del Nord: ci usano per coprire i loro buchi di bilancio. Sono stato testimone diretto di come una cosca abbia rubato 7 miliardi di euro dal bilancio dell’Asp di Reggio Calabria. Nella nostra sanità non si fa prevenzione, siamo arrivati al punto di non ritorno: l’unica strada da percorrere è quella di creare un grande movimento di lotta”.
Ha preso la parola anche Caterina Perri, moglie di Serafino Congi, vittima di malasanità dopo avere atteso oltre 3 ore per l’arrivo di un’ambulanza a San Giovanni in Fiore: “L’Asp di Cosenza – ha detto – spieghi come fa a rimanere ancora in silenzio. Hanno posticipato di ben un’ora l’ingresso di Serafino nel presidio di San Giovanni in Fiore. Entra come codice giallo e fanno uscire due ambulanze per pazienti geriatrici. Il primo elettrocardiogramma ha orario 15.15…. l’Asp come fa ancora a coprire situazioni del genere? Il diritto alla salute è formalizzato nella nostra Costituzione, pretendiamolo e smettiamo di essere l’angolo muto d’Italia. Io voglio solo giustizia e non giustizialismo, giustizia e risposta per le figlie di Serafino che hanno scelto di rimanere in Calabria, ma vogliamo l’appoggio di tutti voi perché si dica no al silenzio e all’indifferenza”.