di Fernanda Bilanzuoli
Io c’ero, c’ero senza colori politici, c’ero per rivendicare un diritto, c’ero come cittadina di una regione che nel tempo si è mossa come i gamberi, arretrando e spopolandosi benché avesse tutte le premesse per diventare, per tanti motivi, uno dei gioielli d’Italia.
C’ero perché da un po’ mi viene spontaneo chiedermi come possa un Paese come Cuba, che conta 12 milioni di abitanti, a far sì che più di 400 suoi medici vengano a prestare la loro opera in Calabria… e che un Paese come l’Italia, con 60 milioni di abitanti, non abbia medici a sufficienza.
Bisognerebbe mettere manifesti con un WANTED sui ministri dell’Università e sui Governi che idearono e vararono quell’abominio poco democratico dei test di ammissione a Medicina, creando un collo di bottiglia tale, da penalizzare tanti di quei ragazzi che avrebbero avuto buone possibilità di diventare ottimi medici.
Per cui oggi siamo a pietire un diritto costituzionale come il diritto alla Salute, perché non tutti in Calabria, tenendo conto della sua conformazione geografica e della sua rete viaria, abitano in posti che consentano loro di usufruire di strutture ad un tiro di schioppo e non tutti i Calabresi possono permettersi il lusso di rivolgersi alla sanità privata. Eppure per chi lavora o ha lavorato una delle voci più onerose è costituita ancora dalle trattenute, destinate alla Sanità, sulle loro remunerazioni. Hai voglia a pagarsi assicurazioni private!