Crotone. “Rimedi naturali” e alchimie industriali: la bonifica stregata

Crotone – maggio 2025.
Fonte: ‘U Ruccularu

C’è chi la chiama “bonifica naturale”. Qualcuno l’ha già ribattezzata “ennesimo incantesimo”. Altri, più diretti, parlano di una colossale presa in giro con rifiniture bio.

La realtà è che a Crotone, città che attende da oltre vent’anni la bonifica di uno dei siti industriali più contaminati d’Italia, si torna a parlare di tecniche “dolci”, “sostenibili”, “innovative”.
L’ultima novità si chiama ENA – Enhanced Natural Attenuation – e viene proposta da Eni Rewind come aggiornamento al Piano Operativo di Bonifica (POB) già approvato per l’ex area industriale ex Pertusola.

Una tecnologia, dicono, che sfrutta i microrganismi e qualche zucchero organico per “ripulire naturalmente” le falde.
Ma il sospetto – anzi, la certezza di molti – è che si tratti dell’ennesima formula magica per non fare davvero nulla.

Cosa propone davvero Eni Rewind?

Nel documento inviato alle autorità, Eni Rewind ha chiesto di modificare il piano già approvato per la Fase 2 della bonifica, proponendo di sostituire (in parte) le operazioni di messa in sicurezza fisica e rimozione dei rifiuti con la tecnologia ENA.
Si tratterebbe, in sostanza, di iniettare nel sottosuolo sostanze organiche (melasse, glucidi e nutrienti) capaci di attivare batteri “buoni” che degraderebbero i metalli pesanti.

Un’idea affascinante, in teoria.
Ma a Crotone i metalli non si sciolgono con la fede. E nemmeno con le melasse.

Déjà vu: gli “alberelli magici”

Chi ha buona memoria ricorderà l’esperimento fallito della fitorimediazione:
una selva di arbusti piantati per aspirare arsenico e piombo dalle terre di Crotone.
Promesse da brochure e convegni.
Risultati? Zero.

Quegli “alberelli magici”, come li chiamò sarcasticamente il sindaco Vincenzo Voce, furono uno specchio delle promesse mancate.
Ed è proprio Voce, oggi, a guidare il fronte del no contro l’ENA, affiancato da ISPRA, ARPACAL, Provincia e cittadini stanchi di “sperimentazioni” che puzzano più di rinvii che di chimica.

Le voci tecniche: “Una tecnica che non sta in piedi”

Il dottor Michele Fratini di ISPRA è stato netto:
la proposta è tecnicamente inadeguata, non giustificata dai dati e rappresenta un rischio concreto di bloccare ulteriormente i lavori.
Anche l’ARPACAL ha ribadito che l’unica strada è applicare quanto già approvato, senza scorciatoie.
Non servono nuove promesse, ma vecchie azioni.

Il sospetto (fondato) di una bonifica al risparmio

Dietro la proposta ENA si cela, secondo molti, un tentativo di risparmiare, evitando il trasporto e lo smaltimento dei rifiuti in discariche idonee (che in Calabria non ci sono).
E ogni modifica al POB significa nuovi mesi di attesa, nuovi tavoli tecnici, nuove relazioni, nuove revisioni. Nuovi anni.

Nel frattempo, le falde restano contaminate, e i quartieri adiacenti come Fondo Gesù, Margherita e Poggio Pudano convivono con la paura e la rassegnazione.
L’idea che il sottosuolo venga “ripulito naturalmente” è vista come una presa in giro che offende prima di tutto la dignità dei crotonesi.

Il tempo della pazienza è finito

La proposta ENA è ora all’esame della Conferenza dei Servizi.
I pareri devono essere consegnati in pochi giorni, ma l’orientamento sembra chiaro: rigetto.
Eni Rewind, se vorrà restare credibile, dovrà rinunciare agli esperimenti “green” e iniziare davvero a bonificare, con mezzi concreti.

A Crotone la parola “bonifica” è diventata sinonimo di attesa. Di processi infiniti. Di promesse sciolte come zucchero nell’acqua contaminata. Crotone non è un laboratorio, è una città ferita Basta pozioni magiche, basta esperimenti.
A Crotone non servono soluzioni pubblicitarie. Serve giustizia ambientale.
Serve memoria. Serve responsabilità.

Chi ha inquinato, bonifichi. Chi ha promesso, mantenga. E chi governa, finalmente, vigili.
Senza zuccheri aggiunti(che oltretutto fanno pure male).