Quando lo scrutinio sta arrivando lentamente verso la metà e quando sono stati conteggiati oltre 6.000 voti, la vittoria di Sandro Principe è schiacciante. 3.911 voti pari al 58,12% contro i 1.316 di Ghionna che arriva a malapena al 19,5%. Non ci sarà ballottaggio. Sandro Principe ritorna sindaco di Rende.
“La storia siamo noi.. nessuno si senta offeso”, la citazione di De Gregori, con cui Sandro Principe ha chiuso la campagna elettorale a Piazza degli Eroi, risuona ancora fra le strade del borgo antico. Come un’ eco si diffonde per l’intera vallata rammentando un valore assopito da tempo, ovvero essere protagonisti della storia di una comunità chiamata Rende. Beh, per chi è da sempre un sognatore, la narrazione di Rende non è una vicenda comune, ordinaria, ma è una storia senza tempo, anzi sublima il tempo stesso confutando il concetto stesso di utopia, o semplicemente quella che potrebbe essere la sua realistica attuazione. Azzardato vero, ma ieri tutti hanno respirato questo spaccato di emozioni e storie condivise.
Sandro Principe, come di consuetudine, ha tracciato un percorso fatto di tante idee, e non ci sarebbe tempo per analizzarle tutte, per questo motivo vorremmo soffermarci, su una parola, su un concetto che ha pronunciato più volte demarcandone chiaramente l’importanza, ovvero l’utopia. Fateci caso, forse è l’unico dei candidati che l’ha utilizzata, o che l’ha menzionata così tanto, e questo non è una cosa scontata, perché aiuta a comprendere meglio quello che potrebbe essere un concetto fondante della politica stessa; essere parte di una comunità.
L’organizzazione sociale di una comunità si determina quando perdura un’utopia nel tempo che vuole definirla e migliorarla; ovvero la volontà di creare le condizioni per migliorare il vivere comune. Rende potrebbe rappresentare semplicemente questa prospettiva utopica; una visione che si sublima nel tempo, la coraggiosa idea che il socialismo potesse costruire una società in perpetuo miglioramento, o come ha detto Sandro Principe, una comunità in cui “le future generazioni dovranno guardare lontano, perché il futuro è imminente”. La storia di Rende è un percorso condiviso, un cammino comune, che ha creato un senso di appartenenza da non equivocare con mero campanilismo, perché è costruito sulle basi della solidarietà e del vivere pacifico, idee che vengono prima di ogni differenza sociale. “Una città pacifica e solidale”, ed effettivamente è così, sfido chiunque ad asserire che a Rende non si vive bene.
Pensate all’urbanistica, al verde, quartieri popolari edificati al centro città, e non emarginati e ghettizzati nelle periferie, creando integrazione sociale, favorendo lo sviluppo di un’equa interazione fra cittadini; citando Nenni “Il socialismo è portare avanti tutti quelli che sono nati indietro”. Ieri si è percepito quel senso di comunità che Sandro Principe ha vissuto e costruito insieme ai rendesi.
Ovviamente in tanti potranno non essere d’accordo, definendolo un concetto esagerato, ma ci sono ancora idee e persone che vedono nel socialismo “un sogno necessario”, una scintilla di cui la stessa umanità ha bisogno, per opporsi, magari, ad una società devota al neoliberismo senza regole, privo di etica e valori capace di mercificare anche il valore della vita stessa. Quindi potrebbe essere che un’utopia chiamata Rende esista davvero… basta solo crederci.









