Una delle notizie di cronaca più importanti della giornata di ieri è stata quella relativa all’arresto di due broker per abusivismo finanziario. Uno di loro è catanzarese, si chiama Domenico Masciari e ha 56 anni. Contestualmente alla misura cautelare è stata data esecuzione ad un decreto di sequestro preventivo di una somma di oltre 1,8 milioni di euro, costituente il profitto illecito del reato. Il provvedimento cautelare costituisce l’epilogo di un’articolata indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica di Catanzaro ed eseguita da personale delle Sezioni di Polizia Giudiziaria alla sede – aliquote della Guardia di Finanza e della Polizia di Stato.
La complessa attività investigativa ha consentito di delineare – nella fase delle indagini preliminari che necessita della successiva verifica processuale nel contraddittorio con la difesa – un collaudato modus operandi illecito di abusiva attività di raccolta del denaro per successivi investimenti da parte di due promotori finanziari in danno di numerosi soggetti su tutto il territorio nazionale, soprattutto nelle aree territoriali calabrese e campana.
In particolare, secondo l’impostazione accusatoria, il catanzarese Masciari e il suo sodale, tale Rocco Marasco di Battipaglia, avrebbero indotto in errore numerosi soggetti che, vedendosi offrire dei veri e propri contratti di investimento correlati da questionari di adeguatezza, cedevano alle lusinghe dei facili ed elevati guadagni prospettati dai truffatori, che operavano senza alcuna abilitazione e iscrizione agli Albi prescritti dalla normativa bancaria e finanziaria. Le somme oggetto di investimento venivano percepite dagli indagati tramite bonifici disposti dalle persone offese verso conti correnti italiani ed esteri di una società appositamente creata quale veicolo dei proventi dell’attività illecita ovvero, direttamente, tramite la ricezione di denaro contante, per un importo complessivo pari ad oltre 1,8 milioni di euro, oggetto di sequestro preventivo.
Fin qui la notizia di ieri. Ma chi è Domenico Masciari? Anche se sembra che tutti se ne siano dimenticati, a settembre del 2023 il broker catanzarese era finito alla ribalta delle cronache per una vicenda molto grave.
Un sequestro lampo, avvenuto lungo via Emilia nel capoluogo di regione e che ha visto il rapimento di una studentessa 15enne, mentre si trovava alla guida della sua minicar. Gli uomini l’avrebbero costretta a scendere dall’auto per salire a bordo della loro utilitaria, dileguandosi poi a gran velocità.
Una scena alla quale hanno assistito alcuni testimoni; qualcuno avrebbe anche tentato di intervenire ma nella concitazione di quei momenti drammatici la fuga dei malviventi non ha trovato ostacoli. L’allarme ha fatto scattare le indagini degli agenti della Squadra Volante della Questura, che dopo pochissime ore sono riusciti a individuare la studentessa nel territorio di Marcellinara.
Ad agevolare le ricerche sarebbe stata anche un’app installata sullo smartphone della giovane e su quello del padre, un consulente finanziario del capoluogo; la madre della ragazza invece è un noto avvocato.
Un episodio inquietante che mai si era verificato a Catanzaro e il cui movente era chiaramente quello di indurre il padre della ragazza a versare denaro ai rapitori. La ragazza è ovviamente rimasta scossa per quanto accaduto ma è stata comunque trovata in buone condizioni, anche se un rapimento, per quanto lampo, costituisce di per sé un gesto di estrema violenza; la sua testimonianza ha fornito elementi utilissimi per lo sviluppo delle indagini, anche sull’identità dei malviventi, che sono stati assicurati alla giustizia poco tempo dopo. Si trattava di Aniello Agnello, 36 anni, residente a Scafati in provincia di Salerno e di Francesco Izzo, 39 anni di Torre Annunziata
Il sequestro sarebbe durato poco più di un’ora; gli autori avevano voluto compiere un gesto dimostrativo verso il padre della ragazza, all’epoca a processo per concorso esterno nell’ambito di un’inchiesta della Dda sulla gestione dei proventi di un clan.
Il padre della ragazza, al quale era stato indirizzato l’avvertimento mafioso, era proprio Domenico Masciari, che solo fino a febbraio dello stesso anno – il 2023 – era definito dagli investigatori come “insospettabile”. Epperò, proprio a febbraio del 2023, Masciari era finito nella rete della giustizia per una vicenda assai grave.
Domenico Masciari e Vittoria Proietti Cosimi, 49 anni, residente a Subiaco (provincia di Roma), sono stati accusati di concorso esterno in associazione mafiosa e la seconda anche per riciclaggio aggravato dalle modalità mafiose. Secondo l’accusa Masciari, di professione promotore finanziario, avrebbe gestito i proventi illeciti del clan guidato da Gennaro Pierino Mellea e diretta emanazione della cosca di Cutro. Più in particolare, nel biennio 2014-2015, il promotore finanziario avrebbe ricevuto i soldi dallo stesso Mellea, che in un’occasione gli avrebbe dato 200mila euro, consegnati nelle mani della Proietti, che provvedeva ad investirli in una piattaforma web. Masciari, nella ricostruzione della Dda, si sarebbe impegnato a costituire conti correnti bancari esteri sui quali far confluire i profitti delle somme ricavate dagli investimenti fatti. Evidentemente la cosca di Cutro e i clan affiliati temono che Masciari possa rivelare qualcosa di compromettente e hanno mandato il terribile avvertimento al consulente finanziario dei loro “riciclaggi”.
Secondo gli inquirenti, nel biennio 2014-15 Domenico Masciari in sostanza avrebbe gestito parte dei proventi della ‘ndrangheta impiegandoli in attività e strumenti finanziari esteri curandone il recupero anche dopo l’arresto di Mellea e di altri esponenti del clan. Il borler avrebbe messo a disposizione di Mellea – secondo quanto si leggeva nell’avviso di chiusura indagini – la propria carta postepay dove accreditare i soldi provento delle attività illecite. Un sistema, questo, che avrebbe consentito di compiere operazioni finalizzate a far perdere le tracce del flusso finanziario. Una vera e propria “lavatrice” per ripulire soldi sporchi nella piena consapevolezza, secondo la Dda di Catanzaro, di aumentare la capacità economica del clan, reimpiegandone i capitali illeciti e mettendo al sicuro i profitti.
Masciari e Proietti, stando alle risultanze di indagine, sono i “cristiani buoni” (per usare un’espressione cara al boss Nicolino Grande Aracri), i professionisti esperti, di cui la cosca era solita servirsi per reinvestire ingenti quantità di soldi sporchi. Masciari avrebbe operato tramite investimenti su piattaforme finanziarie on line di tipo binario ed estere. In cambio avrebbe ricevuto, talvolta, denaro in contanti da Mellea. In una occasione avrebbe consegnato denaro in contanti a Vittoria Proietti, sua collaboratrice di fatto, la quale avrebbe successivamente investito tale denaro nella piattaforma 24Option.com.
Compito della Proietti sarebbe stato quello di ricevere somme in denaro contante di provenienza illecita e investirle in piattaforme on line estere di trading binario. L’indagata, stando alle indagini, ha anche creato conti bancari all’estero dove far confluire, attraverso bonifici, i proventi delle operazioni finanziarie.
Ora, noi non sappiamo se quel terribile avvertimento a Masciari riguardava quella vicenda ma di sicuro il faccendiere catanzarese non ha interrotto la sua attività e ieri è arrivata l’ennesima conferma.









