Bonifica Eni, la verità dietro le 40.000 tonnellate in Svezia: tra propaganda, paura e rifiuti che rimarranno a Crotone

Bonifica Eni, la verità dietro le 40.000 tonnellate in Svezia: tra propaganda, paura e rifiuti destinati a rimanere a Crotone

Fonte: U’Ruccularu

Crotone, maggio 2025 – Sui social impazzano commenti entusiasti, post festosi e toni trionfali: “Finalmente via i veleni”,
“La bonifica è iniziata”,
“Una vittoria per Crotone”.
Ma a ben guardare, la realtà è ben più complessa e meno rassicurante di quanto sembri.

I NUMERI REALI: SOLO UNA PICCOLA PARTE ALL’ESTERO
Le tanto celebrate 40.000 tonnellate di rifiuti pericolosi che Eni ha annunciato di voler trasferire in Svezia rappresentano solo una piccola frazione del totale delle scorie tossiche accumulate nel sito industriale dismesso di Crotone. Il dato, pur significativo in apparenza, serve a creare l’impressione di una bonifica in pieno corso. Ma non basta a raccontare la verità.
Il punto critico, infatti, è dove finirà il resto dei rifiuti. E la risposta è tutt’altro che confortante: a Crotone.

IL NODO NORMATIVO: IL REGOLAMENTO EUROPEO 2026
A partire da maggio 2026, entrerà in vigore un nuovo Regolamento europeo sul trasporto dei rifiuti, che proibirà il trasferimento di rifiuti pericolosi tra Stati membri UE e Paesi terzi. In altre parole: l’opzione di spedire altrove il problema sarà legalmente chiusa.
Per questo motivo, Eni sta accelerando solo oggi l’invio parziale di rifiuti all’estero. Non per coscienza ambientale, ma perché vincolata dal tempo. E, cosa ancor più rilevante, perché costretta dalle prescrizioni del PAUR, il Provvedimento Autorizzativo Unico Regionale, che ad oggi rappresenta l’unico argine al rischio di interramento e gestione locale dei veleni.

LA VERITÀ DIETRO LE CELEBRAZIONI: MODIFICARE IL PAUR PER TORNARE A INTERRARE A CROTONE
Mentre i toni celebrativi montano, Eni ha già depositato ufficialmente una richiesta di modifica del PAUR, nel tentativo di rendere nuovamente praticabile lo smaltimento locale per la restante parte dei rifiuti. Una mossa che, se approvata, consentirebbe il ritorno alla logica della discarica – proprio quella che il PAUR, sinora, ha contribuito a bloccare.
In sostanza: i 40.000 metri cubi di rifiuti destinati alla Svezia non sono una soluzione definitiva, ma una deroga temporanea. La parte più corposa e pericolosa dei materiali inquinanti rischia di restare, e di essere trattata in loco, se le modifiche al PAUR venissero accolte.

UNA BONIFICA SOLO APPARENTE: PROPAGANDA E OMISSIONI
Chi oggi si prende i meriti della “grande operazione ambientale”, in realtà occulta l’elemento più rilevante: senza le pressioni delle comunità locali e il vincolo normativo del PAUR, Eni non avrebbe mai spedito neanche un grammo all’estero.
Non si tratta, dunque, di una svolta ecologista, ma di una scelta obbligata da regole e scadenze. Una scelta, tra l’altro, accompagnata da un tentativo parallelo di smontare quei vincoli, per poter disporre dei rifiuti con più margine e minori costi, ancora una volta sulla pelle del territorio.

VIGILARE, NON ESULTARE
Cantare vittoria oggi è quantomeno prematuro, se non addirittura fuorviante. Il rischio concreto è che, dopo la breve “finestra svedese”, si torni al piano originale: tenere tutto a Crotone.
Chi davvero ha a cuore il futuro di questa città, non si accontenta di 40.000 tonnellate spedite via, ma chiede chiarezza su tutte le altre, trasparenza sui piani di smaltimento e il mantenimento rigido del PAUR come garanzia di tutela collettiva.
Perché una bonifica vera non si misura a tonnellate partite, ma a veleni mai più lasciati sotto casa.