Il primo consiglio comunale dell’era Occhiuto-bis è sembrato una ideale continuazione della tragicomica campagna elettorale appena passata agli archivi. Il nulla, politicamente parlando, e le solite contrapposizioni pseudopolitiche che non solo non appassionano nessuno ma convincono sempre più la gente che i politici sono tutti uguali. Nessuno escluso.
Le truppe cammellate di Occhiuto somigliano sempre di più a livello di eterogeneità a quelle del Cinghiale, con Mario idealmente calato nella dimensione di compa’ Pinuzzo e Roberto in quella dell’animale. Vivi, allegri e combattivi recitava un vecchio slogan e loro lo sono davvero, così concentrati come sono all’esaltazione del mito Occhiuto.
Carletto Guccione e Damiano Covelli fanno il loro mestiere di oppositori così come facevano all’inizio della loro carriera. Il problema è che da allora sono passati decenni che li hanno visti sguazzare nella baldoria dei fondi pubblici rastrellati dalla politica alla corte di Nicola Adamo ed Enza Bruno Bossio Madame Fifì. Ragion per cui, il loro ruolo di oppositori fa quantomeno sorridere, a prescindere dalla validità delle contestazioni sui leggendari debiti di Occhiuto.
Certo è che un po’ di curiosità per vedere questa benedetta relazione del commissario Carbone ormai c’è dappertutto. Non che ci si aspetti chissà che cosa, perché si sa qui come vanno le cose, ma giusto per capire fino a dove può arrivare la facciatosta di un cristiano.
Giovanni Cipparrone invece non ci sta e non si accoda alle richieste della coalizione di Guccione. “La minoranza non sono solo loro e mi sono astenuto alla votazione del loro documento perché grazie a questa becera politica dell’accusa abbiamo perso sonoramente. Cercate di guardare in casa vostra e a quello che sta emergendo da Diamante e Cosenza, pensate alla città non alle polemiche. Giusto per essere chiaro: Cosenza è stanca della vostra politica del nulla”.
Il ruolo di antiGuccione è stato ricoperto da Piercarlo Chiappetta, il cognato di Mario. Quello che gli somiglia di più tra aziende fallite ed equilibrismo politico. Ricorrere a Chiappetta significa che c’è davvero poco materiale umano tra i consiglieri di maggioranza eletti. Ma c’erano ben pochi dubbi che potesse andare diversamente da com’è andata. Il livello, del resto, lo si vede ancora di più dalla composizione della giunta, più simile al casting di un reality che ad altro.
Cosa resta della prima serata di Consiglio? Una vuota sensazione di effimero, di fumo buttato negli occhi per far continuare un “sistema” che tutti ormai hanno scoperto ma che vorrebbe imporci ancora altri cinque anni di “dittatura illuminata”.