Non avremmo voluto scrivere nemmeno una parola sulla pagliacciata in salsa calabrese andata in scena nella tarda mattinata di oggi alla Cittadella di Catanzaro con Robertino Occhiuto a fare gli onori di casa a un drappello di giornalisti locali. La pseudo conferenza stampa è stata convocata come penoso risarcimento alle testate calabresi clamorosamente prese in giro dall’intervista esclusiva rilasciata alla… lingua di Nicola Porro l’altra sera. Ciononostante, tuttavia, qualcosa bisogna scriverla perché, come da scontato copione, Occhiuto ha iniziato a scaricare i suoi ormai ex “fedelissimi” Paolo Posteraro ed Ernesto Ferraro e la circostanza non può passare sotto silenzio.
A dire il vero, l’opera di screditamento del Posteraro era già iniziata da Porro, dove in sostanza Occhiuto quasi si rimproverava di averlo scelto come socio e di averlo fatto soltanto perché è il figlio di un boiardo di stato che oltre ad avere contatti importanti ha anche un sacco di soldi dei quali – ovviamente – ha beneficiato a piene mani specie quando ha deciso di “accattarsi” una vigna con i suoi soldi. Per il resto, dice che non è uno “scappato di casa” citando qualche passo del suo curriculum ma in sostanza siamo davanti a una negazione “affermativa” perché alla fine lascia chiaramente intendere che lo considera esattamente così…
Ma il capolavoro lo raggiunge con Ernesto Ferraro, il vero tasto dolente di questa vicenda giudiziaria dall’alto della sua parentela ingombrante e del suo peso in termini criminali. Da Porro neanche una citazione, zero di zero. Stamattina, per fortuna, un paio di giornalisti gli hanno chiesto conto di questa nomina scellerata alle Ferrovie della Calabria e lui, come al solito, con aria candida e “pura”, ha confessato che dopo aver letto l’ultimo bilancio aveva già deciso di non rinnovargli l’incarico. Ed è stato lui a dare la consulenza da 120 mila euro a Posteraro, lui non ne sapeva niente. E visto che c’era – non si sa mai… – ha aggiunto che farà la stessa cosa con la commissaria dell’Aterp. Siamo veramente alle comiche o meglio al fatidico “ruggito del coniglio”.
L’espressione ha fatto le fortune di una bellissima trasmissione radiofonica satirica e di intrattenimento di Rai Radio2. Ed è chiaramente frutto di un ossimoro perché mette insieme il verso del leone, il tremendo “ruggito” del re della foresta, che fa scappare tutti quanti dalla paura e il coniglio, che invece è l’animale che ha paura quasi per eccellenza e mai e poi mai potrebbe emettere… un ruggito. Ecco, Occhiuto, scaricando Ferraro e Posteraro dall’alto della sua postura da leone de noantri, ha “ruggito” esattamente come il coniglio che cerca di scappare a gambe levate di fronte a questa inchiesta della magistratura, “pilotata” da Fratelli d’Italia, che in pratica sta preparando il suo “omicidio politico”. Perché Occhiuto potrà anche scaricare i suoi due compari ma alla fine le sue responsabilità corruttive sono e saranno evidenti a tutti.
Per quanto riguarda Ferraro, poi, siamo davanti a una nomina che era sembrata non solo assurda ma anche illegittima fin dal primo istante nella quale fu concepita e annunciata. L’incarico di Ferraro in Ferrovie della Calabria era inconferibile fin dall’inizio, ai sensi dell’articolo 4 del decreto legislativo numero 39 del 2013. Questo perché Ferraro aveva ricoperto un ruolo apicale in Amaco, finanziata indirettamente dalla Regione Calabria, sino a luglio del 2021 come direttore di esercizio. Laureato in Ingegneria meccanica, Ferraro non aveva alcuna esperienza nel settore dei trasporti… In più era e forse è ancora socio in alcune autoscuole del Cosentino e anche questa è causa di incompatibilità…. E c’è di più. Ferraro aveva anche firmato dichiarazione di assenza di causa di incompatibilità e inconferibilità dichiarando sfacciatamente il falso. Immediatamente, in questi casi, sarebbe dovuto intervenire il responsabile dell’Anticorruzione regionale, revocare l’incarico a Ferraro, chiedere persino la restituzione dell’importo percepito da Posteraro per la consulenza da 120 mila euro e sanzionare Occhiuto. Cosa che speriamo venga fatta adesso che i buoi sono scappati dalla stalla e che persino Robertino annuncia la revoca della nomina ma tant’è…
Non ancora contento, quando sommessamente qualcuno gli ha ricordato che oltre a Posteraro e a Ferraro ha dato incarichi e nomine anche alla commercialista Valentina Cavaliere, Occhiuto ha superato ogni limite. Perché non solo non ha potuto smentire di averla nominata ma ha avuto l’ardire di commentare che avere indicato il suo nome per il collegio sindacale del Gom di Reggio è un incarico da… 10 mila euro all’anno… come se 10 mila all’anno uno li trova in mezzo alla strada e se li mette in tasca. Per non parlare della seconda “‘pastetta” ovvero un concorso del Centro per l’impiego celebrato dalla sua Regione e che ha visto la signora Cavaliere tra i vincitori perché è “brava” o comunque ritenuta brava da quelli del Formez pilotati da lui medesimo e al suo servizio. Incredibile ma vero.
Poi, nel momento in cui è stato costretto a rispondere a chi gli chiedeva se sapeva di avere intascato 12 mila euro provenienti da fondi europei che non gli spettavano, ci ha dato prova di quanto non conosca neanche i vincoli di una Srl (Società a responsabilità limitata). Dice di avere ricevuto quei 12 mila euro perché gli toccavano. E perché gli toccavano? Dov’è il verbale che lo stabilisce? Dov’è il suo bonifico di prestito? E meno male che nasce imprenditore, anzi editore di stacippa! Questa al paese nostro si chiama distrazione di fondi pubblici, al suo non si sa.
Ultima “perla”: quasi a giustificare il suo operato, cita la sua celeberrima fideiussione personale di un milione di euro inserita nell’operazione di cessione della vigna “Tenuta del Castello”. E qui, purtroppo, neanche una voce si è levata per ricordargli che quella stessa fideiussione inspiegabilmente non è stata ancora escussa dall’imprenditore lucano al quale è stato rifilato il “pacco” della vigna. Tuttavia, anche se i giornalisti calabresi brancolano nel buio, c’è qualcuno che questa vicenda la conosce molto bene e ha già chiesto lumi al diretto interessato, che dovrà decidere se recitare il ruolo della vittima o del complice. Il tempo, galantuomo come sempre, ci dirà.
Ma il pensiero di Robertino ormai è unicamente votato alla ricandidatura alla Regione e pazienza se c’è qualcuno che non vuole. Lui, a dispetto di ogni inchiesta e di ogni avversione all’interno della sua coalizione, è come il suo vecchio capo recentemente scomparso. Sì, è unto dal Signore perché quando ci saranno le prossime elezioni, anche se non dovesse essere il candidato di una coalizione, lui vincerà perché vuolsi così colà dove si puote e più non dimandare. Sì, perché sarà eletto in quota Padreterno. Vai Robertino, tutta la Calabria è con te!








