Doris Lo Moro e la realtà alternativa: quando la sconfitta diventa fiction
A Lamezia Terme succede una cosa curiosa. C’è chi perde le elezioni – sonoramente – ma si comporta come se avesse vinto. C’è chi viene clamorosamente respinta dalla città, ma continua a convocare conferenze stampa come se fosse stata appena eletta sindaca a furor di popolo. Succede quando ti chiami Doris Lo Moro e vivi in una realtà parallela, dove le regole valgono solo per gli altri e la colpa, ovviamente, è sempre di qualcun altro.
Perché ammettere che la città non ti ha voluta? Troppo umiliante per chi ha condotto una campagna elettorale con la presunzione di essere superiore per diritto naturale. Meglio attaccare tutto e tutti, purché non ci sia neanche un minimo – neanche per sbaglio – di autocritica. Ma l’autocritica, si sa, è roba per chi fa politica sul serio, per chi ha il coraggio di misurarsi davvero. Non per chi si è sempre fatta imporre da altri, forte solo di coperture potenti, e oggi scopre che Violante non conta più quanto una volta.
Lo Moro è stata pompata per mesi da giornali amici, gli stessi che hanno ignorato costantemente i commenti taglienti, i segnali evidenti che arrivavano dalla base, dalla gente, da Lamezia. Bastava leggere sotto ogni articolo che la riguardasse: la città non la voleva. E infatti non l’ha voluta. Altro che “onda civica”: è stata un’ondata di rigetto.
La vittoria di Murone, infatti, non è la vittoria della destra. È la sconfitta personale di Doris Lo Moro. È la prova che una città intera ha scelto di dire no a una figura che non voleva tornasse a comandare.
E adesso, eccola lì, agguerrita ad attaccare il Partito Democratico in una conferenza stampa, brandendo i suoi 12 mila voti come se fossero voti personali, quando invece sono chiaramente i voti dell’intera coalizione e che nulla hanno a che fare con il congresso del Pd perché al congresso votano gli iscritti al Pd.
Una confusione di cifre e regole che dimostra, ancora una volta, quanto sia fuori contesto tanto da risultare a tratti patetica.
Nel frattempo, denuncia “tesseramenti falsi”, scivolando nel chiacchiericcio. Proprio lei, che per mesi ha fatto della propria carriera da magistrato uno stendardo politico, oggi usa accuse gravi come se fossero slogan da bar, dimenticando un dettaglio imbarazzante: non risultava nemmeno iscritta al Pd, come riportato da più testate locali mai smentite. Poi, improvvisamente, la tessera sarebbe “riemersa”, come per magia.
E mentre spara a zero su tutti – Amalia Bruni, Ernesto Alecci, Nicola Irto – evita con cura di dire l’unica cosa vera: è stata sconfitta. E non ha portato nulla alla coalizione in termini di consenso personale.
Sarebbe bastato poco per capirlo: ascoltare le persone, camminare per strada, leggere i segnali. Non l’hanno voluta! Ma no, meglio continuare a cercare colpevoli.
Da notare che nessun big del Pd sia mai venuto a Lamezia per lei. Forse perché nessuno ci credeva davvero, forse perché tutti avevano già capito che quella candidatura era un azzardo costruito più sulla nostalgia che sulla credibilità.
E oggi, invece di farsi da parte, continua a distruggere ciò che non può controllare, con la rabbia di chi non ha accettato la bocciatura della città, e continua a comportarsi come se fosse ancora al centro del mondo.
Doris Lo Moro aveva la possibilità di uscire di scena con eleganza e dignità, come aveva annunciato in quella conferenza stampa di addio, tra fiori e applausi. Poteva chiudere il suo percorso da protagonista. E invece no. Si è intestardita, si è imposta, ha preteso la scena, e oggi chiude il suo percorso non da onorevole, ma da consigliere comunale di minoranza.
Ha scelto il copione dell’ex che non accetta di essere lasciata e si presenta comunque alla festa per spiegare a tutti perché ha ragione lei. Ma a questo punto non è solo politicamente inadeguata: è grottesca.
E la verità più dura è questa: dalla sua conferenza stampa non è arrivata una replica. Nessuna reazione. Solo silenzio. Perché ormai, mentre lei rincorre fantasmi, il Partito Democratico o almeno una buona parte ha voltato pagina. E non la considera più.









