Crotone. Mimma e la Città degli odiatori

Fonte: U’Ruccularu

Nel regno incantato del Comune di Crotone, dove le fate si dilettano in delibere e gli gnomi discutono di mozioni che non c’entrano con la città di Crotone, c’è una figura che, come un faro di giustizia e buonsenso, illumina le tenebre della città: Mimma. Una persona sicuramente buona, onesta, e ci suggeriscono anche simpatica e socievole.
Ma non parliamo della persona, non ci permetteremmo mai.

Parliamo del suo ruolo, che inizia a stonare più di una nota stonata al Teatro Vincenzo Scaramuzza foriero di milioni e progetti, ma ancora chiuso. Come è chiusa piazza Duomo e il centro storico è sporco e puzza.
Perché, vedete, Mimma non è una semplice Voce girls.
Lei è la portavoce non ufficiale del sindaco Enzo Voce.
Un ruolo autoimposto, un atto di puro volontariato civico che merita un applauso scrosciante.

Si è spesa anima e corpo per la campagna elettorale del 2020, ha lottato come una leonessa per entrare in consiglio regionale, eppure è rimasta lì, fedele al suo leader come un’ombra cinese, e questo le va riconosciuto.
Ma il problema, cari concittadini, non è la sua dedizione, ma il suo ruolo che inizia a stonare.
Nelle vesti di portavoce non ufficiale sui social, sembra che si prenda troppe libertà.
Anzi, licenze poetiche nell’etichettare le persone.
E così, mentre noi comuni mortali andiamo in giro per la città, a Mimma non sfugge nulla, neanche il divano abbandonato per strada.
Immaginate la scena: lei, col suo cellulare, pronta a immortalare il crimine e a fustigare i crotonesi.
Una sorta di giustiziera mascherata in un’ottica di disprezzo sociale.
Il suo mantra, ripetuto come un salmo, riecheggia in tutta la città: “Buongiorno ai crotonesi che amano Crotone, al resto, gli odiatori, andate via! Non siete degni di viverla questa città”.

Peccato che molti negli anni siano andati via per colpa del lavoro che manca, e col magone in gola. Cara signora.
Con il suo gruppo di “Voce boys”, ha una visione del mondo in bianco e nero: chi ama Crotone sono solo i “vociani”, quelli che applaudono il sindaco a comando, mentre chi osa criticare il sindaco è un “odiatore”.
In pratica, se ti lamenti della buca sul marciapiede, sei un nemico della città, un reietto.
Un paradosso degno di un film di Totò, dove chi denuncia il problema è il problema, e chi governa è immune da critiche.
Non è solo un modo di vedere le cose, è un’arte sottile di alimentare l’odio, un’opera d’arte in cui l’accusa diventa una medaglia al valore.

Ma a ben guardare, Mimma – politicamente parlando, non certo come persona – non è un’eccezione o un’ispirazione individuale.
È l’incarnazione stessa di questa amministrazione. La sua voce, i suoi post, le sue invettive e le sue benedizioni social sono il riflesso perfetto di un potere che non accetta critiche, che divide il mondo tra fedeli e traditori, tra chi ama e chi odia Crotone. Un potere che si nutre di delegittimazione e applausi, e che nella stagione del consenso annega ogni dissenso.
Chi ha letto la nostra analisi in: “Crotone Oscura: una Microdittatura balneare”(🖇️ link nel primo commento) conosce già il profilo di questa gestione: autoritaria nei toni, autoreferenziale nei fatti, allergica al confronto e incline a trasformare ogni voce contraria in lesa maestà.

Mimma, in questa chiave, non è altro che l’altoparlante informale, la sintesi vivente di una politica che ha sostituito la democrazia partecipata con il tifo organizzato.
Non è più solo questione di divani abbandonati o hashtag indignati: è questione di visione.
E quella che ci viene proposta non ammette sfumature, dubbi o alternative.
Chi non applaude, deve andarsene.
E così, nel regno incantato della propaganda, mentre la città si svuota, resta solo l’eco di chi ha sempre ragione. Anche quando ha torto.

E alla fine, tra chi scappa per cercare un futuro e chi muore di tumore per l’inquinamento mai davvero affrontato, a Crotone rimarranno soltanto due categorie: chi non può scappare, e chi è troppo vicino all’amministrazione per accorgersi del disastro.
Solo allora il circo dell’odio finirà, ma non perché si sarà rinsaviti: semplicemente non ci sarà più nessuno da odiare.
E in quel silenzio, resterà una città ridotta a un paesotto, non solo nella cultura dei suoi abitanti, ma ben presto anche nei numeri.
Sarà questo il capolavoro finale della microdittatura: governare il vuoto, coltivare l’autocompiacimento tra le macerie, sentirsi imperatori mentre il regno si dissolve.