Lettere a Iacchite’: “Pd Cosenza, Lettieri segretario: che sia l’inizio della fine per i signorotti?”

Matteo Lettieri, sindaco di Celico, è il nuovo segretario provinciale del Partito Democratico. A leggerla così, potrebbe sembrare una notizia di poco conto, un avvicendamento come tanti altri che hanno visto, nel corso degli anni, cambiamenti più o meno rituali e scontati al vertice del Pd cosentino. In realtà, leggendo tra le righe e volendo fare un po’ i cerchiobottisti, questa elezione (giunta a termine di una fase congressuale lunga e per certi versi controversa), è tutta da interpretare. Non vogliamo mettere in discussione la valenza e l’integrità politica del neo segretario (al quale vanno auguri e sostegno per un lavoro capillare proficuo che darebbe alla sua azione i connotati della rivoluzione), ma questa sua vittoria potrebbe essere vista anche (e forse soprattutto) come la sconfitta di chi puntava su altri cavalli convinto di avere le spalle coperte.

Fuori dai denti, a differenza di quanto la logica avrebbe imposto e di quanto il buon senso suggeriva, Matteo Lettieri, pur essendo figlio della Presila, non ha goduto dell’appoggio totale della sua terra e degli esponenti locali del suo partito. Nella sezione Pd storicamente più importante e che vanta più tesserati, ovvero quella di Spezzano Sila, il sindaco di Celico è stato battuto dalla mozione Le Fosse che, a quanto pare, era sostenuta (oltre che dal sindaco di Spezzano Sila e dai suoi fedelissimi adepti) anche dai “soliti noti” piddiessini che muovono le fila nel capoluogo. Ma, come diceva l’immenso Principe De Curtis, “è la somma cha fa il totale”, ragion per cui, chi impone nomi e direttive all’interno di quella sezione ha vinto la sua personalissima battaglia di Pirro, ma fuori dai confini comunali ha cominciato a perdere il suo appeal già messo in discussione da un atteggiamento di superiorità che non trova riscontri nella realtà.

In realtà, bisogna dirlo, è un film già visto in passato, quando gli stessi burattinai cosentini decidevano chi poteva e chi doveva emergere dallo sfondo di un panorama politico ormai asfittico e tendente alla depressione. Carriere venivano esaltate o troncate con la stessa facilità, senza tener conto delle potenziali capacità del politico di turno e delle reali esigenze di una comunità da tantissimo succube di questi giochini di potere che hanno ottenuto il solo risultato di allontanare più gente possibile dalla politica sana, costruttiva ed attenta alle necessità di un territorio saturo di criticità e di difficoltà.

Ma questa volta forse è stata aperta una finestra e sta per entrare aria fresca, forse un venticello sta per alzare la polvere e forse la luce potrebbe tornare a illuminare storie e domani tutte da raccontare e da costruire. La vittoria di Lettieri, secondo un pensiero che sta trovando sempre più spazio nelle dinamiche politiche del territorio presilano, è anche la sconfitta di quei signorotti che hanno affittato (e, in alcuni casi, letteralmente comprato) la politica, al fine di aumentare il proprio potere e la propria incidenza a danno del bene comune. Adesso partiranno con il solito tormentone che si scatena in casi del genere e ci diranno che appoggiare la mozione Le Fosse “era sinonimo della democrazia presente all’interno del partito”, “che la discussione è sintomo di crescita”, “che il Pd è un partito ricco di risorse”: la verità è una e una sola: a chi ha partecipato da perdente alla vittoria di Lettieri (tipo la sezione di Spezzano Sila e chi la gestisce come fosse una dependance di casa sua) rode un bel po’. Che sia l’inizio della fine?

Lettera firmata