L’inchiesta che coinvolge i medici Andrea Bruni ed Eugenio Garofalo, entrambi soci in un centro diagnostico privato (Unilab con sede a Santo Stefano di Rogliano) e contemporaneamente figure apicali nella sanità pubblica, segna l’ennesimo schiaffo ai cittadini calabresi.
Ma il dato più grave non è solo la natura delle accuse, bensì l’identità dei protagonisti e le connessioni politiche che li hanno portati fin lì.
Bruni non è un medico qualunque. È l’amico/consulente personale del presidente della Regione, Roberto Occhiuto. Un rapporto stretto, noto a tutti negli ambienti della sanità e della medicina calabrese e cosentina e catanzarese in particolare, che ha spalancato a Bruni le porte della prestigiosa direzione di Anestesia e Rianimazione dell’Azienda Ospedaliera di Cosenza. Per quanto già prima dell’inchiesta della procura di Catanzaro, si vociferasse (e si vocifera ancora) che Bruni non avrebbe i requisiti per la nomina non avendo maturato i previsti sette anni di servizio.
In ogni caso, quella stessa poltrona è stata “liberata” proprio per lui, con un’operazione costruita a tavolino: per far spazio a Bruni, è stato chiesto a Pino Pasqua di lasciare l’incarico e accettare la Direzione Sanitaria dell’ospedale. Tutto documentato. Tutto noto a chi doveva sapere.
Occhiuto ha dato l’ok e il via libera a Pasqua solo a una condizione: che liberasse il posto per il suo uomo di fiducia. Il resto è stato una formalità, con la complicità silenziosa di altri attori istituzionali, tra cui il rettore dell’Unical Nicola Leone, che ha dato il benestare a questo scambio.
Ci chiediamo: è così che si garantisce la meritocrazia nella sanità pubblica? È così che si premiano i professionisti migliori? No. È così che si costruisce un sistema clientelare e opaco, che toglie ai cittadini e regala agli amici.
Pasqua, in tutto questo, non è un comprimario. È un attore perfettamente inserito nel copione. Ha una lunga storia di fedeltà a chi gli garantisce carriera:
- Sostenuto in passato dai fratelli Gentile per diventare primario.
- Poi promosso a direttore di dipartimento da Simona Loizzo.
- Infine spinto alla direzione sanitaria grazie a Pierluigi Caputo, legato a Pasqua anche attraverso Marco Bombini, genero di Pasqua e amico stretto di Caputo.
Pasqua ha sempre seguito lo stesso schema: prendere tutto, finché serve, e poi voltare le spalle. È salito su ogni carro vincente e li ha abbandonati uno dopo l’altro. Oggi è lì non per gestire, ma per riferire. Non per risolvere problemi, ma per garantire presenza politica e controllo interno su un’azienda ormai allo sbando.
Il risultato? Il Pronto Soccorso dell’Annunziata è al collasso.
- Pazienti abbandonati per ore e giorni sulle barelle.
- Personale medico e infermieristico allo stremo.
- Caos organizzativo, totale assenza di direzione, reparti in costante emergenza.
E mentre medici onesti cercano di tenere in piedi il sistema, i vertici si scambiano le poltrone come figurine, rispondendo a logiche di potere, non di salute pubblica.
L’inchiesta su Bruni e Garofalo non è un incidente. È la conseguenza naturale di un sistema malato. Un sistema che premia la fedeltà politica, la complicità silenziosa e l’occupazione del potere, a scapito della trasparenza, dell’efficienza e del diritto alla salute. Non si può più far finta di niente.
Chi ha responsabilità istituzionali deve rispondere. Chi ha costruito queste nomine deve spiegare. Chi ha coperto questi intrecci deve farsi da parte.
I cittadini calabresi meritano una sanità libera da padrini politici, da catene di comando opache e da fedeltà personali. Meritano una sanità pubblica, competente, giusta. Non un ospedale trasformato in un campo di battaglia per interessi privati.
Questa è una denuncia pubblica. E se le istituzioni e i media non agiranno, la responsabilità sarà ancora più grave. Ma a quanto pare alla procura di Catanzaro il vento è cambiato: il governo Meloni, con tutta evidenza, ha decretato già il secondo avviso di sfratto a Occhiuto nel breve volgere di meno di un mese. E il bello deve ancora venire.