La Cosenza antagonista si ribella con Ilaria Salis: “Lottiamo insieme contro la deriva fascista e autoritaria”

Quella di ieri è stata una giornata importante e per certi versi storica per il movimento antagonista cosentino. In pieno centro, nella sede de La Base a via Macallè, Ilaria Salis ha presentato il suo libro dal titolo “Vipera”, che ricostruisce l’allucinante storia del suo arresto in Ungheria e delle vicende che poi l’hanno portata all’elezione al Parlamento Europeo con Avs.

In un tempo in cui chi dissente viene umiliato, ridotto al silenzio, le parole e la storia di Ilaria Salis hanno aperto una riflessione che parla a tutte e tutti noi. Non solo una testimonianza, ma un atto di accusa e una chiamata all’azione. Partendo dal libro “Vipera”, gli antagonisti cosentini hanno aperto uno spazio di dibattito sul senso dell’agire oggi: in un mondo attraversato da guerre, sfruttamento e repressione, costruire alternative è urgente.
Il libro ripercorre la vicenda personale di Ilaria Salis, arrestata a Budapest l’11 febbraio 2023 durante una manifestazione antifascista, e detenuta per quindici mesi in condizioni disumane nelle carceri ungheresi. Una testimonianza intensa sulla brutalità del sistema carcerario e l’importanza della solidarietà. Fino alla sua elezione alle europee del 2024. Una storia che non si limita alla denuncia, ma si fa invito all’azione collettiva.

Ilaria Salis, attivista milanese, è diventata un simbolo dell’antifascismo e gira per l’Italia ma anche per l’Europa a raccontare gli orrori del regime di Orban e più in generale delle destre razziste e naziste, nelle quali giustamente comprende anche il nostro povero Paese, che vive drammaticamente questa deriva ormai da più di mille giorni. Ilaria ha spiegato che il titolo del libro nasce da una sorta di equivoco. Quando fu arrestata, gli aguzzini di Orban infilarono nel suo marsupio un manganello retraibile per avvalorare le accuse contro di lei e in ungherese quell’oggetto si chiama proprio “vipera”. Ilaria pensava che quella espressione fosse stata utilizzata per insultarla e invece si riferiva proprio a quel maledetto oggetto.

In “Vipera” si parla di carcere ma anche di solidarietà, quella meravigliosa solidarietà che ha consentito alla Salis alla fine di uscire da quell’incubo e ritornare a vivere. L’eurodeputata di Avs ha spiegato bene la deriva fascista e neonazista che ormai dilaga anche nelle istituzioni e nella quale è piombata l’Europa ma non ha dimenticato gli orrori in Palestina, strettamente legati a questa tematica. Ha spiegato che non è stato facile neanche prendere la decisione di candidarsi, in un momento nel quale quella presa di posizione le avrebbe potuto provocare gravi ripercussioni. E ha legato l’antifascismo all’internazionalismo perché non è possibile chiudere gli occhi davanti a quello che succede.

Ilaria Salis ha evidenziato anche la piaga delle condizioni dei detenuti nelle carceri e ha detto con forza che continuerà la sua battaglia in questi anni di impegno al Parlamento europeo. Insieme a lei Ivan, attivista che l’ha aiutata e sostenuta nel progetto editoriale e la supporta nella militanza attiva, il quale ha sottolineato come le lotte sociali siano la base dalla quale partire per una auspicabile inversione di tendenza della politica della sinistra.

Con una scrittura coinvolgente e onesta, Salis racconta l’esperienza di isolamento, le privazioni fisiche ed emotive, e la forza necessaria per resistere in un contesto ostile. Ogni capitolo è un tassello che esplora temi profondi e universali: il significato dell’antifascismo oggi, la brutalità della repressione, il sistema carcerario come strumento di controllo, ma anche la potenza della solidarietà tra detenuti e compagni di lotta. E poi il riscatto: la candidatura di Ilaria Salis alle europee del 2024 e la sua elezione, simbolo di una vittoria non solo personale, ma collettiva. È una storia che non si limita alla denuncia, ma diventa anche un invito all’azione, un manifesto di speranza e determinazione. Perché “essere antifascisti oggi non è solo un valore: è una necessità urgente”.

Quindici mesi di carcere in Ungheria. Un processo ingiusto, con una sentenza già scritta, e il rischio di essere nuovamente arrestata. La storia di Ilaria Salis è un manifesto di resistenza e speranza, un grido di libertà contro ogni oppressione. 

“Ho conosciuto l’oscurità del carcere, ma anche la luce della solidarietà. Questa è la mia storia”.