Vibo. Italia Nostra: “La memoria del Centro storico distrutta per ben due volte”

VIBO VALENTIA – CENTRO STORICO
LA MEMORIA STORICA DISTRUTTA PER BEN DUE VOLTE

E’ in atto a Vibo Valentia, in Via Terravecchia Superiore nn. 88-90, la distruzione della memoria storica della città. Ciò per ben due volte!
La prima volta capitò l’11 febbraio scorso, quando un edificio di interesse storico con portale del XVI sec., con targa toponomastica ceramica dipinta a mano dei primi del ‘900 e con profili architettonici della tradizione costruttiva locale fu integralmente raso al suolo, sulla base di un titolo edilizio che, macroscopicamente, non poteva essere né richiesto, né rilasciato.
Una demolizione radicale avvenuta nel disinteresse e nell’inerzia totali della Soprintendenza e della Ripartizione urbanistica del Comune di Vibo Valentia, le quali, allorchè allertate ben 15 giorni prima, con richiesta di intervento preventivo e di tutela, appunto nulla fecero, nonostante fosse e sia vietato nel Centro Storico di Vibo Valentia procedere con la demolizione degli edifici preesistenti, facenti parte della struttura urbanistica ed edilizia antica della città.
Cioè, nonostante sia vietata la c.d. ristrutturazione edilizia pesante, comportante la eliminazione totale dell’edificio preesistente e la realizzazione di un edificio nuovo e del tutto differente dal precedente.

La seconda volta è capitata il 3 luglio scorso, dopo circa due mesi di sospensione dei lavori, quando i reperti archeologici, rivenuti nell’area di sedime di quell’edificio demolito, sono stati ricoperti da una colata di cemento, ciò per far luogo alla costruzione di quell’edificio che non avrebbe mai potuto essere assentito.
Fra il 13 ed il 17 marzo 2025, infatti, sotto l’area di sedime dell’edificio demolito erano stati effettuati degli scavi archeologici e così era emersa la struttura muraria di un antico edificio di circa 8 o 10 vani e per una estensione di circa 100 mq.

Tuttavia, in maniera anomala e perplessa, senza attendere che l’intero insieme murario venisse alla luce, si era proceduto, già il 18 marzo, a ricoprire di terra e di sabbia i segmenti murari che erano venuti alla luce.
Il ritrovamento, però, nella fossa di fondazione di quei muri, di una notevole quantità di frammenti di ceramica nera o marrone scura, ha fatto pensare ad Italia Nostra ed ad Archeoclub Italia, sezioni di Vibo Valentia, che stesse emergendo una pregevole domus romana del I o del II sec. d.C.

Ciò sulla base della letteratura scientifica sul tema (p.es. Sangineto: La città romana attraverso gli scavi alla Terravecchia e le classi ceramiche di S. Aloe) e sulla base dei ritrovamenti, negli anni ’80 e ad appena poche decine di metri da quel luogo, proprio di una pari domus romana, databile, al più tardi, fra il I e il II sec. d.C.
Ecco perché ITALIA NOSTRA ritiene che, dopo la demolizione dell’edificio del XVI sec. dell’11 febbraio 2025, si sia avuta, il 3 luglio scorso, per la “seconda volta” la cancellazione della memoria storica della città: quella di un antichissimo insediamento romano.

Non sembra, invece, sostenibile (allo stato è rimasta senza riscontro la richiesta di Italia Nostra e di Archeoclub Italia del 19 marzo u.s. di saperne di più direttamente dalla Soprintendenza) la tesi che quei resti murari appartenessero ad un edificio rinascimentale del XVI sec. e, quindi, che non avessero e non abbiano alcuna rilevanza archeologica, tanto da dover essere per sempre esclusi dalla pubblica fruizione e dal pubblico godimento ovvero “cementati per sempre”.
Verosimilmente e sulla base della Pianta di Monsleonis di Bisogni De Gatti dell’anno 1710, quell’edificio del XVI sec. era proprio quello che è stato abbattuto l’11 febbraio scorso.

Inoltre non si può sostenere che i frammenti ceramici ritrovati appartengano al I sec. d.C. mentre quei resti murari, al cui stesso livello sono stati trovati quei frammenti ceramici, siano del XVI sec, perché per la nota regola di datazione archeologica basata sul terminus post quem, tutto ciò che si trova allo stesso livello stratigrafico o a livello superiore NON può avere datazione diversa e più risalente rispetto a ciò che si trova allo stesso livello o a livello sottostante.
Ciò nonostante si è proceduto a quella doppia cancellazione della memoria storica di Vibo Valentia che qui ora, purtroppo, si è costretti a porre, quanto meno, all’attenzione della pubblica opinione!

Italia Nostra a,p.s.
Sezione di Vibo Valentia
Presidente f.f., Avv. Alessandro Caruso Frezza