Cosenza. Che sia restituita a Padre Fedele la facoltà di celebrare i sacramenti. Appello al Clero e ai Vescovi

CHE GLI SIA RESTITUITA LA FACOLTÀ DI CELEBRARE I SACRAMENTI:
(chiunque voglia firmare, può farlo a commento del post)

DESTINATARI:
Giunta dell’Ordine dei frati minori cappuccini
Dicastero per il Clero
p.c.
Dicastero per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti
Dicastero per i Vescovi

La vita terrena di Padre Fedele Bisceglia, pur già spesso messa alla prova dalle fatiche assunte e dai morbi contratti nelle attività missionarie, rischia oggi di concludersi nel modo più avvilente per chi ha fatto del credo “il carattere di luce proprio della fede” (Francesco, Lettera Enciclica “Lumen Fidei”, § 4).

Pur senza mai subire in proposito un procedimento canonico, Fedele Bisceglia, nel processo penale secolare, si è dovuto difendere da una delle accuse più gravi che possano anche solo concepire la morale, la religione, il pensiero e soprattutto il senso d’umanità: la violenza sessuale. Nove anni addietro quella degradante vicenda terminò per il diritto processuale dello Stato, con formula d’assoluzione a seguito di ben due procedimenti d’appello (il primo dei quali cassato con rinvio dalla Suprema Corte e il secondo conclusosi con l’univoca statuizione che “il fatto non sussiste”).

Poco, tuttavia, si è detto su un aspetto pressoché contemporaneo e non originato dalla vicenda giudiziaria profana, interno al vissuto ecclesiale e perciò ancora più significativo per chi crede al consiglio evangelico dei voti di povertà, castità e obbedienza: la sospensione a divinis di Fedele Bisceglia, che lo ha privato e lo priva, per ipotesi di infrazioni in realtà già al tempo apparse superabili, del diritto, tra gli altri, di svolgere la funzione sacerdotale e, in particolare, di celebrare i sacramenti. Giova ripetere che detta sanzione non implica la dimissione dallo stato clericale, che è perdita definitiva della qualifica e non sospensione interinale di attribuzioni specifiche.

Ci appelliamo pertanto estensivamente, oltre che all’Ordine nel quale quasi cinquecento anni addietro Matteo da Bascio volle ritrovare lo spirito di Francesco d’Assisi e nel cui seno il nostro sant’Angelo d’Acri protesse dai corrotti e dai soprusi i poveri del Meridione, anche al Dicastero per il Clero, che tratta delle persone di presbiteri e diaconi, del loro ministero e di quanto è loro “necessario per un suo fruttuoso esercizio” (Francesco, Costituzione Apostolica “Praedicate Evangelium”, art. 113), al Dicastero per i Vescovi, che non solo simbolicamente esprime la cooperazione e collaborazione con le Conferenze episcopali e le loro Unioni regionali e continentali (ibidem, art. 105 § 2), al Dicastero per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, cui compete la “promozione della sacra liturgia e la vigilanza affinché le leggi della Chiesa e le norme liturgiche siano ovunque osservate fedelmente” (ibidem, art. 88).

Non è per noi, come altri fecero forse non in cattiva fede e certo in errore negli effetti, una questione geometrica, atta ad affermare o soppiantare o inventare competenze di diritto. È, a nostro avviso, semmai, questione effettiva di carità e giustizia sostanziale, che chiama alla prudente benevolenza e non allo sviamento della legge dai suoi veri fini.
È, allora, il lievito e il sale di una riflessione che ci convita e convoglia al capezzale di chi per noi potrebbe avere ogni nome, storia o provenienza. Proprio per il tramite di ciò, la verità edifica e vivifica, arricchisce dei suoi frutti (Giovanni Paolo II, Lettera Enciclica “Dominum et Vivificantem”, § 25).

Riteniamo che, quando è da tempo fugato ogni sospetto di carattere giudiziario sulla condotta quasi due decenni addietro addebitata a Fedele Bisceglia, e proprio oggi che questi è alle prese con dure tribolazioni del corpo e dello spirito, possa rappresentare un importante elemento di coesione e apertura la revoca della sospensione a divinis, sicuri che ciò darebbe conforto e gioia a un ultimus cum fratribus, come Bisceglia si è sempre considerato e sempre ha vissuto. Ancora, Francesco ha del resto scritto che il mistero della misericordia è fonte di gioia, di serenità e di pace (Francesco, Bolla “Misericordiae Vultus”, § 2).

Tale auspicio per noi riassume “meriti lodevoli di onestà” e i desideri di un uomo in pena, specialmente per ciò che riguarda “la salvezza delle anime e la propagazione della religione” (Clemente VII, Bolla “Religionis Zelus”, § 1 – approvazione dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini).
Il malato, l’accusato, il vecchio … non sono sottratti alla “verace manna”: anche quell’unico senza ascolto, è ascoltato dal Signore (Benedetto XVI, Lettera Enciclica “Spe Salvi”, § 32).

Domenico Bilotti
Claudio Dionesalvi
Loredana Caruso
(primi firmatari)