Calabria. Il business dell’assistenza domiciliare integrata in mano ad Anmi (Potestio) e Sadel (Baffa). Il cerchio magico di Occhiu’ colpisce ancora. E il Ministero resta a guardare

IL BUSINESS DELL’ASSISTENZA DOMICILIARE INTEGRATA PER POCHI ELETTI IN CALABRIA

Quanti sono i malati che a causa di situazioni particolari desiderano essere curati presso la propria abitazione? Quanti desiderano essere accuditi, circondati dai propri affetti e non costretti ad abbandonare le proprie abitudini quotidiane?

Esiste un’assistenza detta Assistenza Domiciliare Integrata che serve proprio a questo e nello stesso tempo serve per alleggerire le strutture ospedaliere. L’ADI non ha alcun costo per l’assistito e garantisce trattamenti medici, di supporto infermieristico e terapie riabilitative.

Chi ha diritto ad ottenere l’ADI? Le persone che possono accedere sono coloro che hanno perso l’autosufficienza, persone affette da malattie in fase avanzata, come patologie oncologiche terminali o malattie neurologiche degenerative, che richiedono un importante supporto alla famiglia e ai caregiver. Può essere attivata sia per adulti, anziani, minori.

La situazione calabrese è veramente disastrosa, e di ciò non ci possiamo meravigliare. Secondo l’analisi della Fondazione Gimbe sullo stato di avanzamento del PNRR Missione salute del quarto trimestre 2023 veniva specificato che la Calabria per raggiungere il target 2026 erogando prestazioni in ADI almeno al 10% della popolazione doveva aumentare i pazienti assistiti del 416%.

Nel 2023 così tuonava Cartabellotta della Gimbe: “Nuovi pazienti che ricevono assistenza domiciliare (prima parte)”. In dettaglio, entro marzo 2023 avrebbero dovuto essere assistiti in Adi (assistenza domiciliare integrata) 296 mila pazienti over 65, una scadenza slittata di 12 mesi per le enormi differenze regionali nella capacità di erogare l’assistenza domiciliare, ambito in cui il Centro-Sud era già molto indietro».

Il monitoraggio da parte di Agenas al 20 dicembre 2024 ha evidenziato ancora un trend negativo per la Calabria nell’Assistenza domiciliare integrata.

Logicamente la provincia più penalizzata è quella di Cosenza, come riportato nel Piano regionale di supporto alla fragilità redatto dalla Regione Calabria, con la percentuale maggiore di invalidi rispetto a tutte le altre provincie della Regione.

Il PNRR definisce chiaramente quali devono essere gli obiettivi per aver il money: l’assistenza domiciliare deve passare dal 4% per gli over 65 ad almeno al 10%. Secondo il report Salutequità nel 2023 quasi tutte le regioni hanno raggiunto l’obiettivo restano fuori la Sicilia, la Campania, la Sardegna ed infine la Calabria che risulta sotto la soglia minima.

E’ QUI IL BUSINESS INTRAVISTO DALLE SOCIETA’ DEL CERCHIO MAGICO DI OCCHIUTO

La Regione Calabria per sopperire a tali criticità con il suo Commissario ad acta – il famigerato Occhiuto – punta ad un modello privatistico, modello che per agevolare gli amici del cerchio magico, ridefinisce il processo di accreditamento per alcune Società rendendolo lentissimo mentre per altre molto più velocizzato.

Per garantire pacchetti di prestazioni ADI ai suoi amici il Commissario ad Acta della Sanità con la complicità dei suoi compari del Dipartimento della Salute della Regione Calabria escogitano e mettono in atto procedure e trattamenti diversi tra le società che hanno chiesto l’accreditamento e l’autorizzazione a poter erogare prestazioni ADI.

I Decreti firmati e pubblicati sul sito della Regione Calabria sono la testimonianza tangibile di questo artificioso modo di gestire la cosa pubblica pur di favorire gli amici del cerchio magico. Il “solito” Potestio, ex socio del Commissario, ormai sgamato persino dai giornali nazionali e gli emergenti Baffa’s di Cotronei. 

Due pesi, due misure, due Calabrie diverse perché anche se fai investimenti per dare risposte al territorio se non fai parte di quella cerchia, puoi morire di debiti.

Tempi velocizzati per gli amici. Accreditamenti ed autorizzazioni affidati in tempi da record, mentre per altri imprenditori i tempi si allungano ed in alcuni casi anche con esito negativo.

Infatti, gli amici del cerchio magico non passano attraverso l’autorizzazione del Sistema nazionale di verifica e controllo sull’assistenza sanitaria (SiVeAS), istituito ai sensi della Legge 266/2005, che provvede alla verifica nell’erogazione dei servizi sanitari, e soprattutto verifica che vengano rispettati sia i criteri di appropriatezza e qualità, sia i criteri di efficienza nell’utilizzo di fattori produttivi, compatibilmente con i finanziamenti erogati.

Mentre, per i semplici mortali, ai sensi dell’art. 3 dell’Accordo tra il Ministro della Salute, MEF e la Regione Calabria per l’approvazione del Piano di rientro, approvato con DGR n. 908/2009; sono stati sottoposti a procedure lunghe, infatti, si legge nei decreti di accreditamento che

….i predetti Ministeri hanno chiesto di precisare “se la procedura di accreditamento delle prestazioni ADI abbia tenuto conto dei requisiti definiti dall’Intesa Stato- Regioni del 04/08/2021”….

Richiesta a cui ha dato seguito il Dipartimento della Salute della Regione Calabria allungando notevolmente i tempi di autorizzazione delle Società concorrenti favorendo quelle di proprietà di Potestio e Baffa, ANMI e SADEL garantendo ai soliti amici, prima di tutte le altre società pacchetti di prestazioni copiose in quanto secondo il Dipartimento della salute della Regione Calabria uniche in possesso dei requisiti.

Questa differenza di trattamento tra le società che avevano presentato richiesta per l’erogazione delle prestazioni ADI ha favorito gli amici del cerchio magico garantendogli un guadagno di 7/8 milioni di euro.

Questo non ha garantito una ripartizione delle prestazioni per ADI equa tra le società concorrenti, oltre ad una mancata verifica dei criteri di appropriatezza e qualità, dei i criteri di efficienza nell’utilizzo di fattori produttivi, compatibilmente con i finanziamenti erogati da parte del Sistema nazionale di verifica e controllo sull’assistenza sanitaria.

I pazienti potranno stare tranquilli, i sindaci, il prefetto, noi tutti potremo essere tranquilli che le prestazioni erogate rispettino i criteri dei LEA?