Quella che doveva essere l’occasione per la stragrande maggioranza dei calabresi (meno del 50% degli aventi diritto si reca alle urne), delusi dalla politica intrallazzona, per rialzare la testa e tornare terra libera dalle solite bande criminali travestite da politici, si è trasformata – per volere del Sistema e dei sacri intrallazzi – nella solita partita elettorale truccata. Come volevasi dimostrare.
Tridico, l’uomo a perdere, ha detto sì. Il burattino che si appresta a rimediare una sonora batosta è stato costretto ad accettare. E lo si capisce dal suo tentennamento: se fosse stato davvero convinto di questa candidatura, avrebbe detto sì subito. Invece hanno dovuto ricattarlo per farlo cedere. Senza l’entusiasmo di una candidatura sincera e autentica, Tridico non andrà lontano. Gli hanno imposto di fare la comparsa, e lui lo sa. Non c’è entusiasmo per questa candidatura, se non quello di Occhiuto e compari.
E se non bastasse questo a dimostrare che quella a cui i calabresi assisteranno è l’ennesima partita elettorale truccata, parlano i numeri: Pd e 5 Stelle, nelle scorse regionali, non hanno raggiunto insieme neppure il 20%. Tutta la galassia di partitini e liste civiche che ruota attorno a loro non ha superato il 6%. Anche aggiungendo i numeri di AVS – che alle europee ha raccolto circa 38.000 voti, poco più del 5%, quasi la metà concentrati in provincia di Cosenza, e con la candidatura “straordinaria” di Mimmo Lucano che non può certo ripetersi – la somma finale dice una sola cosa: partita persa in partenza.
Numeri che, ovviamente, dovranno essere riconfermati. Ma dopo questa indecorosa melina, messa in campo per onorare l’accordo tra Pd e Roberto Occhiuto, in tanti si dicono schifati e non si recheranno alle urne. Ulteriore astensionismo che si aggiunge al già drammatico dato delle ultime regionali: su 1.890.732 aventi diritto al voto in Calabria, si sono recati alle urne appena 838.691 elettori, il 44,36%. Oltre un milione di calabresi non ha votato. E la candidatura di Tridico non li farà certo ricredere.
E allora, dove sperano di prendere i voti per vincere Tridico e il Pd? Forse nel voto d’opinione che era riuscito a catalizzare De Magistris? Illusione: chi ha votato De Magistris non voterà mai il candidato burattino del Pd e di Occhiuto. Forse nel voto trasversale, magari nel fuoco amico che ha impallinato Occhiuto? Neanche per sogno. Fratelli d’Italia, gran parte di Forza Italia e persino frange della Lega non avrebbero messo in piedi tutto questo casino contro Occhiuto per poi regalare la poltrona al primo Tridico che passa. Men che meno sopporterebbero che, di fatto, a governare resti Occhiuto.
Ora che l’avversario di Occhiuto ha un nome e un cognome, il fuoco amico farà le sue mosse. Nel dietro le quinte di questa farsa elettorale, tutto si muove alla velocità della luce e gli scenari possono cambiare dalla sera alla mattina. Non è detto che Occhiuto sarà il candidato, o l’unico candidato, del centrodestra. Il tempo c’è: le liste sono già pronte e per cambiare il nome basta un attimo. Forse è proprio su questo che sperano Tridico e il Pd: un azzoppamento giudiziario dell’ultima ora ai danni di Occhiuto.
Con un Occhiuto zoppicante, basterebbe anche solo la diffusione delle intercettazioni “rubate” nel suo ufficio per renderlo incandidabile. In quel caso Tridico potrebbe sperare. Ma sarebbe comunque un’illusione: se ciò accadesse prima della presentazione delle liste, il centrodestra avrebbe tempo per schierare un altro candidato. E se fosse Wanda Ferro, amica intima di Giorgia Meloni, non ci sarebbe partita: la vittoria della Ferro sarebbe certa. Il limite ultimo è il 4 settembre, giorno del deposito delle liste. Fino ad allora, tutto è possibile.
Se entro quella data il fuoco amico non agirà, vorrà dire che tutto sarà rinviato a dopo le elezioni, con l’obiettivo di rendere complicato l’insediamento di Occhiuto. Perché se l’azzoppamento non arriva oggi, arriverà domani: le inchieste su Occhiuto sono ormai arrivate al traguardo, con tempi mai visti prima. E non possono certo risolversi in un nulla di fatto. Un risultato è atteso, e per verità dei fatti non può che essere contro di lui.
Governare una regione come la Calabria con un fardello giudiziario di dimensioni galattiche diventa davvero complicato. Lo costringeranno ad abdicare. E se così sarà, presto si tornerà alle urne. Certo, il dilemma di questo scenario è uno: una volta rieletto, Occhiuto sarà di nuovo perseguibile per legge? O meglio: se il fuoco amico dovesse perdere la guerra interna, magari per mancato azzoppamento prima della candidatura ufficiale, e Occhiuto dovesse essere eletto a furor di popolo, la Dda – vista la gravità dei fatti emersa nell’inchiesta – continuerà nella sua azione o riceverà un definitivo stop?
La domanda è lecita, perché – come più volte abbiamo spiegato – l’inchiesta su Roberto Occhiuto, seppur vera nei fatti, è un’inchiesta comandata. Nata nel 2021 e riesumata nel 2025. E già questo basta per dire che è un’inchiesta pilotata. Perciò resta un’incognita. Il governo, se Occhiuto fosse rieletto, potrebbe richiamare i “cani” e far finta di niente. Magari in attesa di tempi migliori.
Comunque vadano queste elezioni regionali, due cose sono certe: a farne le spese saranno i calabresi, e quella che si apprestano a “giocare” è una partita truccata. Su questo non ci sono dubbi. Ognuno si regoli di conseguenza.









