Vibo. Abusivi, sindaci e “suche” (di Rocco Tripodi)

di Rocco Tripodi 

In questo paese le querele degli intoccabili viaggiano come i treni di Salvini (parlando sempre con creanza): con enormi ritardi oppure annunciate e mai partite, o, come il ponte sullo Stretto, progettate, forse cantierizzate, ma mai giunte a destinazione. E di QUERELE nei miei confronti si era parlato prima che quell’ultimo pugno rimasto (ma che dico pugno? Pugnettone) di amministratori ancora tenaci e resistenti, dopo le ultime defezioni all’interno, chiudessero, strombati e in stato ormai confusionale se non comatoso, la bottega comunale. Ma non state in pena. Ritorneranno a settembre, rinfrancati e più propositivi.

Ora si saranno già ricongiunti privatamente sempre con gli stessi avversari, per riprendere con rinnovato cipiglio, nelle ville al mare o in villaggi a 5 stelle… no facciamo 6 a scanso di equivoci, le sfibranti contese interrotte la scorsa estate, a burraco, padel, palla prigioniera, hula op, tarantelle, tucatuca e spritz estremo; accogliendo turisti con costumi adamitici realizzati con bucce di cipolla di Tropea, collanone di satizzi e suppressate, e nei capelli fragili coroncine di fior di cocozza.

Dicevo di QUERELE MINACCIATE che manco il dittatore Kim Jong, quando irritato dall’alito pesante del suo parrucchiere, sfodera minacce di bombe nucleari contro il monastero delle monache Visitandine di Santa Maria a Reggio Calabria, piuttosto che contro il Dysneilan Park di Parigi con primo obiettivo Pippo, segnalato come pericoloso agente della Cia sotto copertura. Querela – ricordo per quanti non abbiano seguito la vicenda – da parte di chi, sentitosi punto, è uscito fuori, offeso per il fatto che si chiedeva a quattro Amministrazioni Comunali con quali motivazioni sia stato concesso l’utilizzo stabile dell’intero Palazzo Gagliardi, cancellandone l’utilizzo pubblico che dovrebbe essere esclusivo.
E quale sorta di giustizia o di etica o, puranche speculazione commerciale, ne legittima il canone gratuito ( se così è), a soggetti privati che esercitano attività per le quali pretendono da altri privati consistenti corrispettivi in danaro… volgarissimo lucro!

Il presunto occupante abusivo, sedicente querelante, non zingaro, non senzatetto, non extracomunitario, non anarchico insurrezionalista, è invece il sedicente e sescrivente RETTORE SAVERIO FORTUNATO, dell’ Istituto di Criminologia che, manco a dirlo, non sforna Criminologi come si potrebbe pensare, ma mediatori linguistici e, a quanto si sa, assicura un titolo utile ai tanti operatori delle forze dell’ordine che si iscrivono per ottenere comodi avanzamenti in carriera. L’altro che ha messo radici nel nobile palazzo è quel bell’ometto, Tonino Daffina’, vanesio e narciso, che in piena Restaurazione francese si sarebbe collocato nella ambigua corrente di costume, prima che culturale, del dandismo che si diceva finalizzata a “EPATER LA BOURGEOISIE” (STUPIRE LA BORGHESIA).

Ma nel caso del nostrano raffinatone, più che la borghesia chi è rimasta stupita del suo apparire è stata la magistratura .
Che di lui traccia ben altro profilo e che ci fa intendere che, in quanto a finezza, la mette in bip a tutti quanti, coperto in questo dal suo compagnuccio di avventure ROBERTINO OCCHIUTO, due eroi in calzamaglia, Robin hood e Superman. Cosa vanno combinando questi sciccosi mattacchioni? Trovano imprenditori che gli procurano il pane. ROBERTINO glielo paga “profumatamente” con i nostri soldi e TONINO esperto e goloso maneggino viene ricompensato, aumma aumma, con tanta marmellata per quanto pane è stato acquistato.

Questo signorone occupa da tanti anni assieme ai familiari i magazzini di Palazzo Gagliardi utilizzati come bar, annettendosi per comodità, ma anche per spocchiosa ostentazione di potere, tutta la parte centrale della piazza. Locali concessi per realizzare un caffè letterario, come premio, a chi nel suo precedente bar limitrofo che lasciava, veniva intercettato dai magistrati in civile, cordiale familiarità con i MANCUSO.

All’interno del cortile è ospitata anche la PRO LOCO che qualche mese fa venne sfrattata perché, mancando turisti a cui dare un servizio, hanno arbitrariamente organizzato una specie di gioco di ruolo invitando loro amici (rigorosamente bella gente) acconzati a festa e improfumati a trascorrere una allegra serata a porte chiuse con finalità antistress per il personale. Ma lo sfratto è durato il tempo della recita di un “giurin giurello, non lo faccio più”.

Mi tocca riproporre all’attenzione dei tanti responsabili l’insostenibilita’ di tanto immobilismo e silenzio, querele a parte; anche perché tanta è l’attenzione da parte di chi attende sviluppi e quotidianamente interroga me. Sarebbe sufficiente spiegare che l’intera situazione è del tutto regolare e giustificata e non gravata da contenziosi. Oppure se irregolarità, manchevolezze, ritardi, abusi o semplici incomprensioni sono stati registrati o sono in via di accertamento, che se ne dia comunicazione agli interessati e ai cittadini. Capisco che in questa vicenda, dei quattro sindaci certamente il meno coinvolto, per tempi e circostanze, è l’Aggarbatuni, ma lui, per sua ostinata volontà condivisa con la maggioranza dei cittadini votanti Vibonesi, è l’attuale autorevole reggente della Baracca; gli altri tre se so’ dati.

Del resto “gira gira”, lo sanno tutti cosa succede all’ortolano nella simpatica storiella del cetriolo. Me ne dolgo in parte, ovviamente per altri motivi, anche in considerazione dei tanti pipi avvruscenti arrustuti che si troverà da pelare al suo rientro: i DEMOCRATICI TRASFORMISTI, prima ancora che RIFORMISTI, che lo aspetteranno, zuzzerelloni, dietro la porta dell’aula consiliare per sfidarlo al gioco del “CUCU’ SETTETE”, nei nuovi panni non più di consiglieri comunali ma di barattoli di nutella da spalmare a qualunque ora, in ogni occasione, su qualsiasi lingua.

Dovrà poi, premurarsi, in vista della sua prossima rovinosa caduta da sindaco, di chiedere udienza al sultano della sanità vibonese Peppe Mangialavori perché gli agevoli un ricovero comodo e dignitoso in una sua clinica privata; e, ancora, sarà raggiunto dalla sentenza del TAR sulla strage di alberi in p.zza A.Moro e se andrà come ipotizzo, non se la caverà accusando Baden Powell, fondatore degli scout, di essere stato un suo cattivo maestro, ma gli toccherà spiegare per quale sciocca ragione si sia sostituito alla RUP signora ingegnera Lorena Callisti, donna intoccabile ed angelicata, unica responsabile che poteva ORDINARNE l’abbattimento che era stato invece vietato dal magistrato.

E se gli resta del tempo, vada con la rondella a controllare – ma non si faccia accompagnare dalla RUP perché si farebbe infinocchiare – nei cantieri in cui sono spariti i cordoli di granito, se sono circa 1000 m, come io asserisco e comunque rassicurarci sulla loro sorte. Cosa più buona e più giusta sarebbe che fosse la Procura a sgravarlo da questo impiccio. Su Palazzo Gagliardi, denunciavo anche la presenza di una “suca” (pompa) di gomma che attaccata al rubinetto nei bagni del cortile, attraversando l’atrio e poi la piazza, andava, in modalità orto-urbano, a raboccare dall’esterno i serbatoi (?) della birreria del locale adiacente. Ebbene qui assistiamo ad un inatteso scatto d’orgoglio da parte dell’amministrazione che senza frapporre indugi, sfidando possibili ire e reazioni del beneficiario del gratuito approvvigionamento d’acqua, con atto di estremo coraggio, affranca il Comune da questa servitù. E la suca non c’è più…pare.

Se così fosse, sarebbe il primo “importante” intervento di questa Amministrazione a seguito della segnalazione di un cittadino. Commosso e doveroso plauso difronte a tanta coraggiosa eccezionale risposta muscolare del sindaco. A questo proposito non posso non essere trasportato con la memoria ad una delle tante rappresentazioni scultoree del mitico Ercole che combatte contro un enorme serpente. E come non vederci il sindacoAggarbatuni come mamma l’ha fatto che strangola con le sue nodose nude mani la soccombente SUCA…