di Cosimo Caridi
Fonte: Il Fatto Quotidiano
Prosegue la guerra di sconfinamenti nei cieli. Nessun aereo abbattuto, solo sorvoli non autorizzati. Ma l’incidente sembra sempre più vicino.
Giovedì, quattro F-16 statunitensi si sono alzati in volo per intercettare altrettanti velivoli militari russi in prossimità dell ’Alaska: due bombardieri strategici Tu-95 e due caccia Su-35. Secondo il North American Aerospace Defense Command (Norad), i jet sono rimasti all’interno della Air Defense Identification Zone, senza entrare nello spazio aereo americano o canadese. Per identificarli e seguirli sono stati schierati anche un aereo radar E-3 e quattro aerocisterne KC-135. Nello stesso pomeriggio, due Gripen ungheresi della missione Nato Baltic Air Policing sono decollati dalla base di Šiauliai, in Lituania, per seguire cinque velivoli russi: tre caccia MiG-31 e due aerei da trasporto militare.
I JET VOLAVANO in prossimità dello spazio aereo danese. Nella notte tra mercoledì e giovedì, l’aeroporto di Aalborg, in Danimarca, è stato chiuso per la presenza di droni nello spazio aereo. Nelle stesse ore, radar navali hanno rilevato velivoli senza pilota anche sopra i giacimenti petroliferi danesi nel Mare del Nord. Il ministro della Difesa, Troels Lund Poulsen, ha parlato di un “attacco compiuto da un attore professionale” e ha annunciato che Copenaghen sta valutando l’attivazione dell’articolo 4 della Nato. Sarebbe la terza volta in due settimane. “Non ci sono prove che dietro ci sia Mosca”, ha precisato Poulsen, aggiungendo che i droni “non provengono da molto lontano”. Smentita netta dell’ambasciata di Mosca in Danimarca: “La parte russa respinge categoricamente le assurde speculazioni sul suo coinvolgimento negli incidenti ”.
Intanto, in Gran Bretagna la polizia ha arrestato un uomo per un attacco informatico a Collins Aerospace, che lo scorso fine settimana aveva bloccato diversi aeroporti europei. Il fermo del 40enne nel West Sussex sembra indicare che si trattava di un tentativo di estorsione, non di guerra ibrida con Mosca. In risposta agli incidenti, il cancelliere tedesco, Friedrich Merz, ha dichiarato: “Si verificano continuamente violazioni dello spazio aereo; non permetteremo che queste infrazioni continuino e adotteremo tutte le misure necessarie per garantire una deterrenza efficace e porre fine a queste aggressioni da parte dell ’esercito russo”.
Merz ha chiesto al ministro della Difesa Boris Pistorius di trovare un accordo in sede Nato, in particolare con Polonia, Francia e Gran Bretagna, su come reagire in futuro. Il 15 ottobre è in programma un summit dei ministri della Difesa nel quartier generale dell’A lleanza Atlantica a Bruxelles.
Intanto, il segretario generale della Nato, Mark Rutte, che si è schierato apertamente con il presidente statunitense, dichiara: “Sono totalmente d’accordo con Trump: se fosse necessario, i paesi membri devono essere pronti ad abbattere droni e jet russi che entrano nel loro spazio aereo”. L’eventuale abbattimento di un velivolo russo scatenerebbe una “guerra”, ha avvertito l’ambasciatore russo in Francia, Alexej Meshkov. Ma gli incidenti aumentano: Copenaghen e Oslo, a inizio settimana, hanno chiuso i loro aeroporti per diverse ore a causa della presenza di droni sopra gli scali. La difesa danese ha deciso di non abbattere i droni per non mettere a rischio i cittadini. Secondo gli esperti, non erano droni civili: troppo grandi, con autonomia e capacità non compatibili con un uso amatoriale. Mentre il Cremlino continua a bombardare l’Ucraina le incursioni si verificano anche nei cieli russi. Nella notte tra il 21 e il 22 settembre, Mosca ha subito uno dei più grandi attacchi con droni ucraini dall’inizio della guerra.
La difesa aerea ha abbattuto tra 30 e 80 droni. In quei minuti, un aereo cargo russo ha volato a bassissima quota tra i grattacieli per evitare di essere colpito dalla contraerea, una scena che ha alimentato timori di possibili errori fatali per il traffico civile. Kiev non ha mai nascosto la strategia di usare i droni per colpire simbolicamente Mosca e logorare le difese. “Se la Russia non ferma la guerra, i funzionari del Cremlino devono sapere dove sono i rifugi antiaerei”, ha dichiarato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky.
Il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo Dmitrij Medvedev ha risposto che Mosca potrebbe usare “armi contro cui un rifugio antiaereo non basterebbe”. Oggi a Bruxelles è in programma una riunione sul cosiddetto “muro anti-droni” alla quale partecipano tutti i Paesi del fronte orientale. L’obiettivo è sviluppare sistemi comuni di rilevamento e neutralizzazione. La Lituania spinge per includere anche l’Ucraina. “Abbiamo grandi lacune nella difesa. Loro hanno l’esperienza, serve portare quella tecnologia al fronte europeo”, ha detto il ministro Kestutis Budrys a New York.









