Calabria 2025. I segreti del decimo piano della Cittadella

Se i muri dell’ufficio del presidente Occhiuto, al decimo piano della Cittadella, avessero orecchie, occhi e una bocca per parlare, chissà cosa ci racconterebbero. Chissà quante ne hanno sentite e viste. Ma i muri, si sa, non parlano, non vedono e non ascoltano. I muri. Ma non le microspie e le microcamere piazzate dalla Guardia di Finanza nell’ufficio dell’allora presidente Occhiuto. Quelle hanno registrato tutto: ogni parola, ogni gesto, ogni incontro avvenuto nei mesi precedenti alla notifica, il 6 giugno 2025, della proroga delle indagini. Che Occhiuto sia stato intercettato nel suo ufficio dai finanzieri incaricati dalla Dda di Catanzaro non c’è dubbio: lo scrivono gli stessi investigatori nel fascicolo, dove il “bersaglio” da monitorare è indicato con la sigla V4M1328, codice identificativo della microspia riferita al “Bersaglio Ufficio Regione Calabria 10° piano”. Un modo per anonimizzare il luogo nei documenti.

Della presenza nel suo ufficio di orecchie e occhi elettronici, Occhiuto lo apprende solo durante l’interrogatorio del 23 luglio. È lì che capisce come tutti i suoi incontri del maggio 2025 siano stati intercettati e registrati: riunioni, telefonate, colloqui riservati. Una doccia fredda per Occhiuto, convinto com’era di dover rispondere solo di una “truffetta” sui fondi europei attraverso la Tenuta del Castello. Un’accusa che, come è costume degli Occhiuto, pensava di risolvere con il classico scaricabarile: addossando la colpa agli altri. Gli investigatori invece gli fanno capire di aver ascoltato ben altro: incontri dove si parla di cariche, nomine e finanziamenti da distribuire nella sanità, di equilibri da costruire e mantenere, di favori da concedere. Ma non vanno oltre. Non scoprono tutte le carte. Il messaggio però arriva chiaro: c’è tanto altro ancora di cui Occhiuto dovrà rispondere. Ed è proprio qui che si apre il capitolo più oscuro: i segreti del decimo piano.

Ma quali segreti sono stati profanati in quell’ufficio? Di sicuro i soliti intrallazzi: affari privati con i soldi pubblici. Su questo non ci sono dubbi. Come non ci sono dubbi sull’uso delle sue prerogative istituzionali per fini strettamente privati. Ed è questo aspetto, più degli altri, a preoccupare Occhiuto: evidentemente non si tratta soltanto di truffe a danno delle casse pubbliche — a questo tipo di reato un rimedio si trova sempre — ma deve essere qualcosa di più intimo. Qualcosa che mescola la sua intimità con la gestione delinquenziale delle sue prerogative istituzionali. Concessioni, incarichi, utilità pubbliche usate come moneta di scambio, come doni indebiti destinati a chi ha con lui rapporti che vanno ben oltre la politica, e i meri rapporti economici.

Cosa avranno registrato le microspie di così compromettente al decimo piano della Cittadella? Oltre alle voci di intrallazzi e spartizioni, anche sospiri, risate complici, promesse sussurrate a bassa voce? Forse segreti privati, debolezze personali, passioni proibite, relazioni sentimentali o affettive ricambiate con incarichi pubblici? Quale segreto inconfessabile ha varcato i muri del decimo piano? Se si escludono i classici intrallazzi, non resta che qualcosa che intreccia la vita privata di Occhiuto con l’uso spregiudicato delle sue prerogative istituzionali. E cosa può essere, se non l’amore, l’attrazione, la passione, i sogni proibiti? Altrimenti cosa?

Non è mero pettegolezzo. Non è la vita privata di Occhiuto l’oggetto delle indagini, ma il modo in cui quel privato sia stato indebitamente gratificato con la cosa pubblica. Ognuno è libero di vivere la propria intimità come vuole, ma nessuno è libero di farla pagare ai cittadini. Del resto è lui stesso ad aver trasformato la sua intimità in merce di scambio. E se oggi quella sfera è diventata oggetto d’indagine, la colpa è solo sua.

Farsi bello con ciò che non gli appartiene per compiacere le proprie passioni non è soltanto una questione di codice penale: nel suo caso rischia di diventare anche una questione d’immagine. Soprattutto per il suo elettorato bigotto. La sua costruita immagine di uomo “tutto casa e chiesa” verrebbe giù di colpo. E la sua paura più grande sta proprio qui: i pregiudizi sulla diversità di genere, che lui stesso e i suoi sodali hanno coltivato e alimentato, rischiano di ritorcerglisi contro, con gli interessi. Quando si dice il karma.

I segreti del decimo piano non sono più tali. E questo Occhiuto lo sa: non è riuscito a mantenere i suoi segreti più intimi dentro le mura del suo ufficio. Proprio come Jack ed Ennis in I segreti di Brokeback Mountain, incapaci di custodire il loro segreto tra le montagne del Wyoming. L’atmosfera è la stessa, al netto del finale tragico del film: “ammuccia ammuccia ca para tutto”. Per quanto Jack ed Ennis abbiano fatto di tutto per nascondersi, alla fine il segreto è venuto fuori. E così accade per Occhiuto.

E come Ennis che, a un certo punto della storia, si trova davanti alla camicia di Jack, anche Occhiuto oggi si ritrova davanti ai suoi nastri, con una verità che non può più cancellare. Perché i segreti del decimo piano, proprio come nel film, alla fine trovano sempre il modo di venire a galla.