Inviato su “Otaria”, in navigazione verso Gaza.
Alma, la barca capo-flotta, è stata abbordata ieri sera tra le otto e le nove italiane, poi anche altre barche. Mentre noi, su Otaria, navighiamo ancora pian piano verso Gaza, alle 21:30 saremo a 86 miglia dalla costa. L’equipaggio di Alma, mentre in Italia iniziavano a essere annunciate agitazioni da sindacati di base e attivisti, era già in mano alle forze di sicurezza israeliane.
Qui da Otaria alle 20:30 di ieri sera – mentre scrivo – si vedono motoscafi e motovedette avvicinarsi accendendo e spegnendo le luci e illuminando con enormi riflettori le nostre barche, ma avanziamo. Dalla serata le comunicazioni vanno e vengono, la Rete è bloccata, Starlink funziona a tratti, ma è interrotta la comunicazione tra le barche: è complicato quindi scambiare informazioni tra una barca e l’altra, ma si iniziava ad avere notizia che “ci siamo”: diverse imbarcazioni, pare quattro, si sono avvicinate ad Alma e pare sia stata già abbordata anche Sirius. Su Alma c’è il brasiliano Thiago Avila, del direttivo della Flotilla, che capendo come si sarebbe messa intorno alle 19 ha mandato alle barche questo messaggio:
“Ciao Flotilla, spero che stiate bene e tutte le vostre famiglie stiano bene e i nostri compagni stiano bene. Siamo arrivati al momento più importante di questa missione in cui avete messo tutto il cuore e tutta la vostra energia. È stato un onore imparare da voi. Ci stiamo ora muovendo verso quello che sembra un blocco militare, tra 7 e 20 miglia da qui. Spero che riusciremo a rompere l’assedio e se ci riusciamo domattina (oggi, ndr) saremo a Gaza. Per favore prendetevi cura di tutti, ricordatevi l’addestramento: siamo una missione non-violenta di solidarietà con i palestinesi. Ne abbiamo parlato per mesi ed è quello che resteremo. Dovremmo tutti essere molto contenti di quello che abbiamo fatto. Ora abbiamo l’ultima missione: se bloccano una nave le altre continuano e cerchiamo di arrivare a Gaza. E se dovessero arrestarci sappiamo tutti come comportarci e mantenere la dignità in uno Stato coloniale. Siamo qui per solidarietà col popolo palestinese”. Stop Alma.
Dell’azione militare israeliana – che stamattina dovremmo aver già subìto – sappiamo quello che era stato annunciato: un centinaio di uomini della Marina prendono il controllo di tutte le 43 barche della Flotilla e tutte le persone, poco meno di 500, che sono a bordo, saranno trasferite su una nave militare per portarle al porto di Ashdod e poi in carcere, dove sarà possibile optare per una dichiarazione che consente l’accesso all’espulsione immediata – firmando chissà cosa – oppure finire in un procedimento giudiziario che dovrebbe durare pochi giorni, ma saranno di più perché sono in corso festività ebraiche importanti a partire dallo Yom Kippur.
Il messaggio via radio degli israeliani che annunciava le operazioni è stato mandato alle 19:30. “Cambiate rotta”, il suono non troppo dolce della minaccia. La sensazione già mezz’ora prima è stata che piccole imbarcazioni girassero attorno alle nostre barche di testa. Ieri mattina ci siamo anche detti: “Laviamo i piatti che non ci hanno intercettato e dobbiamo pranzare”.
La notte tra martedì e mercoledì è stata insonne: tensione, paura, rabbia. All’alba aspettavamo già che venissero a prenderci, da un momento all’altro. Qui su Otaria eravamo stati tutto il tempo incollati alla radio e ai telefonini, alle chat, per capire cosa succedeva alle barche davanti e quando sarebbe toccato a noi: coi salvagenti addosso, i passaporti in tasca e le scarpe, pronti a ricevere la visita o l’assalto dei seals israeliani.
E così avevamo saputo delle barche militari silenziose e senza luci attorno ad Alma, la piccola nave che ospita Thiago Avila e gran parte del comitato direttivo. Molti, tra cui Ada Colau, l’ex sindaca di Barcellona, hanno raccontato di aver visto anche un sottomarino. Fatto sta che a un certo punto in quei momenti, verso le 4 del mattino, da Alma hanno perso i contatti, è saltata la connessione di Starlink, chissà chi è stato: la radio Vhf ha annunciato che la guida della Flotilla passava proprio a Sirius, il veliero scalcagnato e poco governabile che in passato, ci hanno raccontato, ospitava un museo. Qualcuno ha pure scritto in chat “Alma intercettata” e poi ha cancellato. Altre barche hanno perso la connessione e poi è tornata.
È spuntato il sole ed eravamo ancora tutti in navigazione verso Gaza, falso allarme. Gli israeliani devono aver convinto alcuni nostri apparati, a Roma, che le intercettazioni erano imminenti alle 7 del mattino in Italia, anche se con la luce del sole non se l’aspettava nessuno. E invece niente, abbiamo navigato per ore: 140, 130, 120 miglia a Gaza. A 5 o 6 nodi, quando va bene. Nessun intervento. Anzi l’Idf, contattata dal Fatto, non ha confermato le attività della notte ma ha spiegato di attendersi provocazioni, stessa cosa ha fatto l’Ambasciata israeliana a Roma: “Provocheranno”. Ora è buio pesto, qui come a Gaza.









