Inchiesta Occhiuto: le domande che nessuno gli ha mai fatto in tv.
di Marco Lillo – Fonte: Il Fatto Quotidiano
La Regione Calabria è stata costretta ad andare al voto, per scelta del suo presidente, a causa di un’indagine contro Roberto Occhiuto. Nelle carte depositate e pubblicate dal Fatto nelle scorse settimane emergono anche episodi non contestati come reati ma che restano di interesse pubblico. Su queste storie in campagna elettorale non è volata una mosca. La separazione dei fatti emersi dalle indagini dalla politica è ancora più insensata stavolta perché proprio Occhiuto ha incrociato i presunti binari paralleli chiamando l’ordalia del voto, che tutto avrebbe giustificato. Invece i cittadini voteranno senza che nessuno gli abbia spiegato i fatti.
Si è parlato di sanità senza mai citare quel che emergeva dalle indagini riguardanti l’amico di Occhiuto, il commercialista Antonino Daffinà. Per tratteggiare meglio il loro rapporto è utile rileggere l’informativa di un’altra inchiesta dimenticata datata 14 maggio del 2012 del ROS su un boss poi deceduto in cella nel 2015, Pantaleone Mancuso detto Vetrinetta, classe 1947.
Nell’informativa finale di quell’indagine c’era un paragrafo intitolato “Il tentativo di influire su organi del CSM compiuto da Daffinà Antonino, attraverso i propri canali in seno al partito Udc, su richiesta e nell’interesse del cognato, giudice Bianchi Giancarlo”. Sono vicende che, pur non avendo portato a nessuna contestazione né penale né disciplinare, documentano un tessuto di relazioni. A fine ottobre del 2011 Occhiuto era parlamentare dell’UdC di Casini. Stesso partito del vicepresidente del CSM Michele Vietti. Il giudice Giancarlo Bianchi, era in corsa al CSM come presidente di sezione al Tribunale di Palmi, e riceveva un sms da suo cognato, Antonino Daffinà: “Mi dici i nomi degli altri due”.
Per i Carabinieri “L’SMS di risposta inviato dal giudice al cognato chiariva in modo inequivoco il tema in trattazione: ‘Kate Tassone e silvia capone’. I due nominativi comunicati – proseguiva il ROS – sono i nomi degli altri due magistrati che, al pari del giudice Bianchi, concorrevano per l’assegnazione di un posto (…) a Palmi (RC), trasferimento cui il giudice Bianchi ambiva fortemente, come ampiamente emerso da numerose conversazioni”.
Il 31 ottobre 2011 Bianchi dice al telefono a Daffinà che la nomina va al plenum del CSM mercoledì e subito Daffinà chiama Occhiuto per dirglielo. Però Vietti non asseconda le mire dei calabresi. Bianchi non passa. Il 6 novembre Daffinà chiede se ha votato contro o si è astenuto e il giudice Bianchi replica: “si è astenuto. Naturalmente non è colpa di Roberto”. E ci fa piacere sapere che l’attuale giudice di Corte di appello di Catanzaro non sia risentito con l’attuale presidente. Questi colloqui irrilevanti tornano utili oggi per ricordare il tessuto all’interno del quale va inserito il rapporto Daffinà-Occhiuto. L’informativa dedicava spazio ai rapporti (leciti) tra alcuni familiari di Daffinà e quelli di Mancuso.
Tornando all’oggi, non pretendiamo che si parlasse di queste cose vecchie e inedite. Però almeno delle vicende che hanno portato alle elezioni. Invece nessuno ha tirato fuori in un dibattito la storia dei 20 posti di dialisi che – a spese della Regione – una società privata legata a Daffinà voleva aprire a Reggio nello stesso periodo in cui in Regione alcuni funzionari spingevano per chiudere i posti pubblici di dialisi. Occhiuto in una conversazione intercettata a maggio diceva di non saperne nulla a una collaboratrice ma una domanda sulle dialisi a Reggio ci sarebbe stata. Invece niente.
Allo stesso modo si è parlato di agricoltura senza mai citare quel che emerge dal filone che vede indagato Occhiuto per i rapporti con il suo ex socio Paolo Posteraro, anche in relazione a una società agricola, la Tenuta del Castello Srl. Anche qui bisogna fare salva la presunzione di non colpevolezza ma perché non chiedere a Occhiuto che fine hanno fatto i 58 mila euro della Ue dati alla società della quale lui era socio per il tracciamento del vino?
La GdF nella sua informativa scrive “con particolare riferimento al finanziamento di cui al progetto ‘Trace Windu’, inoltre, si evidenzia che il denaro della prima tranche, pari a 58.050, pervenuto sui conti correnti di Tenuta del Castello Società Agricola Srl sembrerebbe fosse stato distratto, nel giro di poco più di un mese, a beneficio di Paolo Posteraro, Roberto Occhiuto, delle loro società…”.
Occhiuto era socio al 48 per cento e non è mai stato amministratore. Ha venduto le sue quote a Posteraro, già socio al 51% e amministratore, il 27 aprile 2022. La GdF nell’informativa segnala il bonifico del 29 aprile 2022 dalla società a Occhiuto per 12 mila euro. Sarà stata una restituzione di finanziamento lecita e Occhiuto non è responsabile di quel che la società ha fatto dei 58mila euro. Però una domanda al presidente della Calabria su quei fondi comunitari ci stava. Anche perché le cose non sono chiare: nel bilancio del 2023, i nuovi amministratori della società registrano i 58 mila euro come debito “al fine di provvedere alla loro integrale restituzione” salvo poi nel bilancio successivo, approvato a luglio 2025, correggere la rotta “alla società è stato riconosciuto solo l’importo di 29 mila e 747 euro” mentre altri 28 mila euro sono “in fase di trattativa per la restituzione”.
C’è poi un’altra questione: la Tenuta del Castello ha comprato nel 2019 nel comune di Montegiordano un terreno agricolo per un milione e ha chiesto di usufruire delle agevolazioni per gli imprenditori agricoli professionisti. Così la società, quando Occhiuto era socio al 48%, non ha pagato l’imposta del 15% risparmiando 150 mila euro. La nuova proprietà nel novembre 2024 temeva di ricevere un accertamento fiscale: “si paventa un danno di circa 400 mila euro per questa cosa”, diceva il nuovo proprietario al telefono. Anche qui la questione è da vedere. Al Fatto non risulta ci sia un avviso di accertamento, come ipotizzato dalla GdF nell’informativa. Fonti vicine alla vecchia proprietà sostengono che le agevolazioni spetterebbero comunque grazie a una legge sui comuni montani. Occhiuto era socio di minoranza non amministratore, ribadiamo. Però anche qui una domanda sulle tasse mancanti all’appello ci stava.
Per non parlare della storia della Audi Q4 nella disponibilità di Occhiuto. Scrive la GdF “Posteraro riferiva alla moglie ‘gliene pago un’altra in forza della quale lui pija un bel rimborso dalla Regione!” (…) Posteraro evidenziava anche (…) che Occhiuto aveva la disponibilità della AUDI Q4 (…) ‘esclusivamente per giustificare il fatto che pijava (prendeva, ndr) 5.000 euro u mise (al mese, ndr) di rimborso dalla Regione!’. La circostanza – come scrive la GdF – dovrà essere verificata, anche in considerazione del fatto che tale auto è stata vista in diverse occasioni da personale di questo Reparto presso la città di Cosenza allorquando Occhiuto si trovava altrove e che il Presidente si muove molto spesso con l’auto Audi A6”. Occhiuto ha già negato tutto ma nelle tante comparsate tv recenti non se ne è parlato. Sarà per la prossima campagna elettorale.











