di Isabella Marchiolo
Fonte: Reggio Today
Non è voluto mancare al corteo solidale organizzato dai compagni insieme ai sanitari per Gaza, ma per Nando Primerano il primo vero momento dei saluti e abbracci è stato oggi nell’ambiente familiare e accogliente del centro Cartella.
L’attivista reggino rientrato dalla missione umanitaria della Freedom Flotilla Italia ha condiviso le emozioni del viaggio a bordo della barca calabrese Brucaliffo con l’amico Dario Liotta, che non è riuscita ad arrivare a Gaza ma, come le altre della flotta solidale, ha compiuto un’impresa enorme e senza precedenti.
“Le flotille – ha detto – sono state la scintilla che infiamma la prateria. Questa iniziativa percepita fortemente a livello internazionale ha rotto una bolla di individualismo sfrenato e impotenza, ha permesso di far alzare la voce di una nuova comunità partecipante. La gente scende in piazza e finalmente reagisce contro quella che non è una guerra ma una barbarie, il nuovo nazismo di questo secolo”.
Sull’inevitabile stanchezza di giorni durissimi dal punto di vista fisico e psicologico prevale nell’attivista la voglia di trasmettere l’esperienza vissuta e il suo significato. “Essere tornati indietro ci dispiace molto – ha detto – ma questo epilogo è stato determinato da tanti fattori negativi, il più importante l’aver mancato gli appuntamenti con le altre barche: non è facile rispettare la tabella di marcia in mare, ci hanno rallentato vari problemi. Abbiamo attraversato una navigazione molto difficile per la condizione climatica del mare, i venti e le avarie che ci hanno costretti a tornare in porto due volte. La nostra barca non era nello stato adatto per completare il percorso, abbiamo viaggiato con tubi riparati con lo scotch. Ci sono state stranezze, ad esempio ritrovarci a imbarcare acqua per buchi che sembravano fatti con un cacciavite… Non voglio essere complottista, ma alcuni incidenti non riusciamo a spiegarceli”.
Ripercorrendo la missione, nata da una proposta di Liotta (proprietario della Brucaliffo), Primerano ha commentato: “Ho detto subito sì perché era l’occasione che aspettavo. Sentivo di non poter più stare a guardare davanti a un orrore disumano, volevo fare la mia parte. Come spesso abbiamo detto, anche un granellino tra gli ingranaggi può inceppare il sistema”.
“All’inizio – ammette – ho avuto un momento di sconforto. Non salivo su una barca da vent’anni, temevo di essere inadeguato per età e resistenza fisica. Quando ci siamo fermati a Roccella, vedere tanta gente venuta a salutarci, la musica e le bandiere, mi ha dato una carica incredibile di energia. Da allora è stato sempre così. Noi siamo stati la prima linea, ma parte integrante della missione è quello che io chiamo l’equipaggio di terra, che non ci ha mai fatto sentire soli. Abbiamo avvertito la presenza di una rete di solidarietà, pronta a sostenerci e tenere alta l’attenzione anche a distanza in caso di pericoli… e sapevamo che ce ne sarebbero stati”.

Tanti i ricordi di questa ondata affettiva che, insieme a quelle marine solcate dalle barche, ha sospinto la missione e rafforzato lo spirito degli attivisti. Al Cartella, Nando ha portato con sé le barchette di carta realizzate dagli alunni di una scuola di Lecce, decorate con messaggi di pace e umanità.
Di forte impatto sono state anche la benedizione congiunta del vescovo di Otranto e l’imam, e la meravigliosa preghiera recitata da una giovane nativa indiana, figlia di un popolo antico e fiero, cancellato dalla legge del più forte.
“E’ qualcosa che oggi non possiamo più accettare in silenzio – ha continuato Primerano – Quello che abbiamo imparato con le flotille e la grande mobilitazione che hanno generato riguarda ogni tipo di sopruso su chi non può difendersi. Non siamo noi ad aver fatto qualcosa per la Palestina, è il contrario. La Palestina ci ha risvegliati dall’indifferenza. Viviamo in uno stato che si sente la coscienza a posto perché ha ospitato qualche bambino palestinese, mentre continua a inviare armi per uccidere tutti gli altri e mentre offre i nostri resort ai soldati israeliani che hanno bisogno di riposo dalle fatiche dei massacri”.

La rotta della Brucaliffo – ribattezzata Al-Awda nella missione – si è fermata in Grecia: nel porto cretese di Heraklion era già stata bloccata un’altra barca del gruppo, che resta sotto sequestro e non può ancora rientrare in Italia.
I controlli aggressivi in Grecia e gli equipaggi ancora bloccati
L’equipaggio calabrese racconta di aver subìto controlli poco cordiali da parte della capitaneria greca. “Avevamo buttato l’ancora in rada – dice Primerano – e ci ha subito abbordati un gommone e abbiamo notato che insieme alle guardie costiere c’erano elementi di forze speciali, come lascia pensare il fatto il modo in cui erano vestiti e il viso coperto. Ci avevano detto che i greci sono i cani da guardia di Israele e lo abbiamo sperimentato direttamente, i loro modi sono stati molto aggressivi. Con tante barche, la loro modalità è stata quella di bloccarle chiedendo documenti da esaminare che poi trattenevano impedendo agli equipaggi di ripartire”.
Impossibilitati a ricongiungersi con le altre barche e soprattutto con la turca Coscience, che aveva ruolo di imbarcazione madre, gli attivisti reggini ha preso la sofferenza decisione di fare dietrofront. “Non eravamo più una flotta, ma una barchetta che sarebbe andata avanti sola. Sulla via del ritorno, per un altro problema della barca, siamo rimasti fermi in mare… Se fosse successo in acque internazionali, chi ci avrebbe aiutati?”
La missione delle flotille, portata avanti da diverse organizzazioni internazionali unite da un obiettivo comune, non è finita. Lucia Cara e Rosalba Marotta, del csoa Cartella, hanno ricordato le ombre dell’accordo di pace: “Il popolo palestinese è resiliente e ama la propria terra, ma sono stati totalmente esclusi dalle trattative. Per questo la nostra mobilitazione continuerà, è fondamentale affermare il diritto dei popoli all’autodeterminazione”.
L’altro attivista reggino Dario Liotta (al Cartella hanno portato i suoi saluti la sorella Nora e la cugina Lidia), è rientrato a Torino venerdì sera. Buone notizie anche per il cosentino Vincenzo Fullone, imbarcato a bordo della Coscience e arrestato dal governo israeliano: oggi è stato espulso dallo stato e trasferito in Giordania, domani sarà rimpatriato, atteso in mattinata all’aeroporto di Lamezia.









