I rischi e i pericoli del lavoro dei penalisti in terre dove sono presenti strutturate organizzazioni mafiose.
L’omicidio dell’avvocato Francesco Pagliuso a Lamezia Terme, giusto un mese fa, ha avuto ampio risalto nazionale e un quotidiano importante e professionale come “Il Mattino”, nell’immediatezza dei fatti, ha deciso di intervistare il procuratore capo di Reggio Calabria Federico Cafiero de Raho.
Nel mentre il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri indugia e traccheggia dopo aver preso possesso delle indagini e, soprattutto, non dice neanche una parola (nemmeno di circostanza!) su quanto è accaduto, la disamina del suo collega (mille volte più serio) è impeccabile.
Ma ecco i particolari dell’intervista.
Federico Cafiero de Raho, procuratore capo di Reggio Calabria, accetta di fare qualche considerazione su quest’argomento.
Premette: “Non ho competenza sul delitto di Lamezia Terme e non ne conosco altro che la semplice notizia. Il mio è, naturalmente, solo un discorso generale sull’esposizione degli avvocati che lavorano in Calabria”.

“La ‘ndrangheta occupa il territorio e stringe relazioni e accordi in più settori sociali. Gli effetti della convivenza civile sono disastrosi e, spesso, per gli avvocati diventa quasi eroico rispettare il loro giuramento e tenere distanti le insidie di clienti che tendono a superare i limiti tra assistito e difensore”.
Ci sono stati casi di connivenze accertate?Â
“Esistono sentenze definitive che lo affermano. La ‘ndrangheta pretende, a volte, non solo una difesa nei processi, ma anche un professionista che gestisca patrimoni, mantenga rapporti con l’esterno delle carceri, diventi un riferimento. Naturalmente, si tratta di casi singoli e specifici, che non vanno confusi con una intera categoria professionale che apprezzo e stimo”.
E’ un rischio solo calabrese?
“Credo che sia un rischio con cui fanno i conti gli avvocati anche in altre regioni, dove esistono presenze mafiose. Ho lavorato tanti anni alla procura di Napoli e anche in Campania ci siamo trovati di fronte a singoli casi di connivenze. Ripeto che il ruolo dei difensori, in questi casi, è assai difficile”.
Clientela difficile, che pretende solo il risultato e non un professionista che assicuri il diritto alla difesa?
“Credo che sia questo il punto. Il processo è accertamento della verità e, nel rispetto del loro compito riconosciuto dalla Costituzione, anche gli avvocati devono tendere a quest’obiettivo. Per fortuna, ripeto, chi si è prestato a fare qualcosa di più che il semplice difensore di affiliati delle mafie, è rientrato nella casistica in numero irrilevante rispetto agli avvocati iscritti ai diversi Ordini”.
Un problema di presa di distanze?
“Sicuramente, ma anche di professionalità , che alla massa degli avvocati non manca. I penalisti devono farsi interpreti delle esigenze della difesa, accorgendosi in tempo di chi chiede loro qualcosa che travalichi quest’attività , creando confusione”.
Un ruolo difficile, quello del difensore?
“Direi difficilissimo, che a volte ha bisogno, con alcuni soggetti, di essere esercitato quasi con eroismo. Negli anni ci sono stati molti avvocati uccisi in diverse regioni a rischio mafioso e questo dimostra come sia una professione non agevole e per certi versi rischiosa”.
Che idee hanno dei loro difensori gli affiliati della ‘ndrangheta?
“Possiamo rilevarlo da alcune intercettazioni ambientali, registrate nelle carceri di soggetti al 41-bis. Ebbene, abbiamo ascoltato commenti poco benevoli verso alcuni difensori, valutazioni anche molto dure e sospettose. Certe intercettazioni dimostrano quello che dicevamo prima e cioè che, in questi ambienti, quello che conta è il risultato e non l’attività professionale che viene richiesta al difensore”.
Da magistrato, che concetto ha degli avvocati?
“Altissima considerazione e rispetto. Ognuno, magistrati e avvocati, ha un suo ruolo, riconosciuto dalla Costituzione. Ripeto, nutro davvero ammirazione per le condizioni in cui devono svolgere la loro attività i penalisti. In Calabria come in Campania, per limitarmi alle regioni dove ho esperienze di lavoro”.