Omicidio Bergamini. “Ballando” con gli assassini: ecco perché LaC ha scaricato il portavoce della famiglia criminale

La notizia del podcast di Selvaggia Lucarelli sull’omicidio volontario pluriaggravato di Denis Bergamini si è diffusa nei giorni precedenti l’inizio del processo d’appello a carico di Isabella Internò, condannata in primo grado a 16 anni di reclusione. Lucarelli ormai da tempo non fa mistero delle sue convinzioni rispetto alla presunta innocenza di Internò e in questa circostanza ha annunciato un’intervista in esclusiva all’imputata, che nel corso del processo di primo grado non ha mai avuto il coraggio di sottoporsi all’esame della Corte, della procura di Castrovillari e dei legali della famiglia Bergamini. Lucarelli ha persino fatto capolino nell’aula in cui si stava celebrando la prima udienza del processo insieme al giornalista che firma insieme a lei il podcast annunciato. Si tratta di Marco Cribari, del quale più volte ci siamo occupati insieme all’avvocato Fabio Anselmo nelle fasi più convulse del processo di primo grado.

Cribari lavora attualmente per LaC News24 ma l’emittente non ha inteso sostenerlo in questa sua esperienza professionale e anzi gli ha contestato la partecipazione al podcast sospendendolo dall’attività lavorativa.

Non siamo mai stati teneri con questa emittente e in particolare con l’editore Domenico Maduli, con il quale ci siamo spesso scontrati anche in Tribunale. Questa volta, tuttavia, non possiamo davvero fare a meno di esprimere un giudizio estremamente positivo rispetto alla fermezza con la quale ha respinto i pacchiani tentativi di Cribari di voler pilotare la linea editoriale dell’emittente rispetto al processo agitando la clava della presenza della “guest star”. Della serie: “Ballando con… gli assassini” tanto per fare il verso alla trasmissione-trash nella quale Lucarelli ottiene ancora visibilità più o meno alta. Tornando a Maduli, non sempre il suo rapporto con i giornalisti è stato corretto e per questo ha anche pagato. Per contro, gli va anche dato atto di essere corso ai ripari non appena ha sentito puzza di bruciato, liberandosi di tante zavorre ma ovviamente – almeno per ora – non di tutte. Del resto, non è per niente facile modellare una redazione di giornalisti liberi e validi in un contesto economico e politico nel quale lo stesso editore non può che essere condizionato da quanto gli succede intorno. Ma Cribari è solo la punta dell’iceberg di un modo di fare informazione che non dovrebbe trovare spazio da nessuna parte. Ora dovrà cercare altre sponde nei media calabresi, magari rivolgendosi ai suoi vecchi amici del Quotidiano strizzando l’occhio ai media… occhiuti per raccattare qualche passaggio pubblicitario.

Pubblichiamo, di seguito, l’eloquente pensiero di Donata Bergamini rispetto alla credibilità del giornalista nel processo che ha seguito prima per il Quotidiano del Sud e poi per la stessa LaC News24. E ancora il “passaggio” dell’avvocato Fabio Anselmo sempre a proposito di Cribari nel corso del processo di primo grado.

di Donata Bergamini – 1 maggio 2022 –

Signor giornalista Marco Cribari,

credo sia venuto il momento di rendere pubblico quel che ritengo che tutti debbano sapere. Ho letto con tanta pazienza i suoi ‘resoconti’ giornalistici sull’andamento delle udienze e mi sono chiesta per quale motivo fossero così diversi da quelli di tanti altri suoi colleghi. Ciò a prescindere di quel che potevano raccontarmi i miei avvocati. Fabio Anselmo, con il quale lei pare tanto avercela, Alessandra Pisa, Silvia Galeone, entrambe sue fantastiche collaboratrici.

30 maggio 2017
Lei parla, in una delle tante conversazioni, con il signor Gianluca Tiesi, cognato della signora Internò.
Lei gli dice di essersi ripromesso ‘ di non chiamarlo più’ dopo avergli detto di averlo invece dovuto fare perché stava scrivendo ‘questa cosa’.
Mi chiedo come mai si fosse sentito in dovere di chiamare il cognato dell’indagata per avvisarlo di quello che stesse scrivendo. Boh?! Ma lei, signor cronista Cribari, glielo spiega, a Tiesi, il perché si fosse ripromesso di non chiamarlo più! “per evitare queste cose hai capito cioè INTERCETTAZIONI”.

Caspita signor Cribari, un giornalista indipendente ed obiettivo come lei che si premura di comunicare al cognato dell’indagata Internò questo suo travaglio interiore!
E poi proprio il cognato dell’indagata che lo ringrazia per il suo lavoro e lei si schernisce facendo riferimento alla ‘cortina fumogena’ che ‘fanno altri’. Altri chi? Suoi colleghi non certo bravi come lei oppure noi?

Lei ha a cuore la verità, giusto? Infatti è con questo spirito che condivide le risultanze delle sue investigazioni giornalistiche con il cognato dell’indagata ‘sulle paste’ che sarebbero state riferite a mio padre da Padovano riguardo una ben nota circostanza.
Che gentile!!

Si preoccupa con il signor Tiesi di chi possa essere identificato come tal Rocco Napoli.
Lei parla ‘del lavoro che ha fatto’ individuando ‘un sipario da parte loro perché sanno che parlandone male se ne parla e si attira la curiosità‘.
‘È questo’, dice. Loro chi? Sempre i suoi meschini colleghi oppure noi?
Il cognato dell’indagata, poi, la ringrazia per il suo lavoro!
E poi letteralmente la abbraccia.
Onore al suo merito signor Cribari.
Ma se lei era cosi convinto della propria obiettività e lucidità di analisi di queste drammatiche vicende, perché poi si pone il dubbio di quanto possa emergere ‘DALLA RIESUMAZIONE’ ?
Alla prossima telefonata signor Cribari, certa del fatto che qualcuno tenterà di tapparmi la bocca in nome della sacra dignità del “libero” giornalismo. Cioè solo e soltanto il suo. Grazie per Denis

OMICIDIO BERGAMINI, IL CRONISTA (DI FAMIGLIA) ATTAPIRATO E LA TESTIMONE DISGUSTATA – 18 GENNAIO 2023 – 

 

La figura di Anna Napoli è una delle più inquietanti nel muro di gomma dell’omicidio volontario pluriaggravato di Denis Bergamini. Anna Napoli è un avvocato, non si capisce bene se civilista o penalista, la cui famiglia è titolare del distributore Tamoil sulla statale 106 nel centro abitato di Roseto Capo Spulico. E’ lei che raccoglie la testimonianza del cugino Rocco, che la sera dell’incidente (o la mattina dopo, anche questo non si capisce bene) le racconta di aver visto un giovane sul ciglio della strada. Ed è lei che spinge Rocco Napoli a testimoniare spontaneamente quello che ha visto al brigadiere Barbuscio, comandante della stazione dei carabinieri di Roseto Capo Spulico.

L’avvocato Napoli non ha dubbi su come si sono svolti i fatti e parte nella sua testimonianza così “sparata” che annuncia subito che quel giovane che ha visto Rocco Napoli si stava buttando sotto al furgone per suicidarsi, nonostante il diretto interessato, solo pochi minuti prima, avesse dichiarato che quel giovane non aveva tentato di buttarsi sotto il suo mezzo. Ma tant’è. Tuttavia, quando nel controesame l’avvocato Anselmo le chiede la sua opinione, l’avvocato Napoli confessa che ha sempre pensato che si sia trattato di un suicidio e che non ha mai creduto a versioni diverse, tanto da intervenire persino sulla pagina FB dedicata a Bergamini. Non solo: nel controesame si scopre addirittura che nel 1991 aveva assistito a diverse udienze del processo nella pretura di Trebisacce.

 

Ce n’è quanto basta per far esclamare a Fabio Anselmo: “Ma come mai è così coinvolta in questa vicenda?”. E lei, l’avvocato, cerca di biascicare qualche giustificazione di facciata, che prelude all’affondo finale dell’avvocato della famiglia Bergamini, che sa bene dove andare a colpirla. E così quando si parla del suo rapporto con i media, lei, l’avvocato Napoli, dopo aver citato Chi l’ha visto? e Quarto Grado, va a planare sul mitico Cribari, il cronista al servizio della famiglia Internò, del quale – alla fine – è quasi costretta a dichiararsi “amica”, visto che ha ammesso che si sono sentiti due-tre volte… Eh sì, perché Anselmo tira fuori un paio di verbali di intercettazioni provenienti dai brogliacci che sono tutto un programma e che smascherano il solito cronista che non solo cura spudoratamente gli interessi dell’assassina ma arriva finanche al condizionamento e al reclutamento dei testimoni. Senza vergogna.

Il 12 giugno del 2017 l’impavido cronista, mentre è a caccia della verità nella sua consueta modalità “imparziale”, dissimulando ogni richiesta di documenti con successiva richiesta di pubblicazione (o meno…), viene contattato da Gianluca Tiesi, cognato di Isabella Internò, come accade praticamente ogni giorno, e la discussione cade inevitabilmente sulla “temutissima” documentazione del procuratore Facciolla, che dopo aver riaperto il caso si appresta a passare alla riesumazione della salma.

 

CRIBARI: Sulla questione… tu non è che hai avuto modo di vedere… la documentazione… diciamo… presentata da Facciolla

TIESI: No, no… Tu dici della documentazione che poi sarà discussa il 26 giugno oppure…

CRIBARI: Beh, no, anzi, diciamo anche della richiesta fatta al Gip… Per capire il tenore delle sue argomentazioni…

TIESI: No, non l’ho vista, non lo so… Ma tu ad Angelo (Pugliese, l’avvocato di Isabella Internò, ndr) non l’hai sentito?

CRIBARI: Sì, gliel’ho chiesto… però insomma mi ha detto no… al momento non ce l’ho… Io di solito quando uno dice no magari ce l’ha e se la sta leggendo… E’ normale che se tu mi dai una carta poi mi puoi dire non la pubblicare oppure pubblica fra 3-4 giorni… Ovviamente io sono in linea con le avvertenze del caso…

TIESI: Non ho dubbi…

CRIBARI: No, era giusto adesso per curiosità, per capire… cioè mi interessa sapere con che tenore affronta determinati argomenti perché nella richiesta ti richiama il caso dell’incidente probatorio… si richiama alla richiesta fatta già per la riapertura delle indagini… volevo capire questo…

TIESI: In effetti adesso sono curioso anche io…

CRIBARI: Ah, e non ti ho detto la novità…

TIESI: Ah, c’è una novità?

CRIBARI: Eh, c’è… brutta vuoi dire eh… mentre stavo salendo mi chiama Anna Napoli…

TIESI: Ah si…

CRIBARI: E mi dice… senti… io dice purtroppo l’intervista la dobbiamo rinviare anzi speriamo di poterla fare… un giorno dice… perché mio cugino è in coma… ha avuto un incidente stradale…

TIESI: Se la sapesse Carchidi questa cosa, subito griderebbe al complotto…

E non è finita qui, perché i due “amiconi” citano di nuovo Anna Napoli e ovviamente anche il “nemico pubblico numero uno” ovvero Carchidi, in un’altra leggendaria intercettazione risalente a qualche mese dopo, al 29 ottobre del 2017, quando ormai l’incidente probatorio è alle porte ed è appena uscito un articolo sul Quotidiano, il giornale sul quale scrive Cribari, firmato da Paolo Orofino, che è un vero e proprio pugno nello stomaco per il povero Cribari, dal momento che Orofino riferisce che è uscita fuori la superperizia dei medici legali che conferma quello che tutti sanno: Denis Bergamini era già morto quando è stato steso sull’asfalto dai suoi assassini. E la circostanza allarma la famiglia Internò e il suo addetto stampa perché riapre a tutti gli effetti il caso (https://www.altroquotidiano.it/riaperta-dopo-28-anni-linchiesta-sulla-morte-del-calciatore-del-cosenza-denis-bergamini/).

CRIBARI: Perdona l’orario (sono le 21,50…, ndr)

TIESI: No, figurati

CRIBARI: No, scusami… perché praticamente io mi sono un po’ alienato… diciamo avendo il quotidiano da fare… quindi non ho seguito la cosa… ma dopodiché… mi ha chiamato prima uno del Corriere della Sera…

TIESI: Sì

CRIBARI: … Chiedendomi aiuto… hai visto che casino sta succedendo con sta cosa… ehm… ma hai modo di sapere insomma questa perizia come posso procurarmela…

TIESI: Ma è stata già consegnata?

CRIBARI: No… dice… ho chiamato ai Ris… insomma gli hanno smentito categoricamente la cosa… cioè non è stato consegnato niente… eccetera…

TIESI: Sì

CRIBARI: … Dico non so come fare… nel frattempo c’è su TG5… che mi è arrivato un messaggio della Anna Napoli che mi diceva: “Ho visto ora su TG5 una cosa disgustosa…” ma come si fa a pensare… a dire una cosa del genere dopo 30 anni… è morto soffocato… avranno fatto un servizio cri… criminale… diciamo… non l’ho visto…

SILENZIO PROLUNGATO

CRIBARI: No guarda io oggi ero proprio attapirato… difatti sono andato a parlare con il direttore prima e gli ho detto guarda… perché io non mi occupo più del caso e cioè è una battaglia impari… cioè come fai… lui (Orofino, ndr) poi…

TIESI: Quindi ti sta venendo addosso?

CRIBARI: No, no… il contrario… cioè… perché dico… onestamente… voglio dire questo pezzo scritto in questi termini… voglio dire cioè se se ne parlava prima… che la sfortuna che ieri sono stato pure libero quindi non… un mio collega mi ha detto: “Guarda, non ti ho chiamato per avvertirti per non rovinarti il sabato…”… però gliel’ho detto al direttore: avrei preferito che mi chiamassi per dirmi che c’era sta cosa…

TIESI: Cioè è stato pure uno sgambetto…

CRIBARI: Nooo… alla fine no, hai capito perché poi, cioè… ehm… è arrivato con la notizia. dice… è evidente che diciamo… arriva da lì la notizia… quindi ci siamo fidati…

TIESI: Certo… Ma Orofino è vicino a Facciolla… a qualcuno…

CRIBARI: Io questo… voglio dire, non lo so, nel senso che… cioè per carità… il discorso è come è stata presentata la cosa… è stata ripresa in termini chiaramente di valore assoluto… è la stessa cosa in proporzione: era morto prima di essere investito… Carchidi ha fatto un post mettendo un estratto del pezzo scrivendo che ora anche i giornali di regime si accorgono che è stato omicidio… segue un estratto del pezzo del collega e poi con chiosa finale: Cribà, piglia e porta ara casa… Però diciamo che in tutto ciò mi ha strappato una risata…

Risata o non risata, Cribari e i suoi fratelli si sono messi al lavoro per “recuperare” e dopo pochi mesi sono ritornati a mettere le mani sulla linea editoriale del giornale sul caso. Salvo poi abbandonare la nave nel corso dell’estate 2023 e approdare a LaC… Ma finalmente la pacchia è finita. LaC non sarà più complice di Marco Cribari e dei suoi fiancheggiatori. Iniziate a farvene una ragione, ché ancora non avete visto niente.