di Saverio Di Giorno
L’impressione è che sulla rielezione di Occhiuto e sulle sue promesse abbiano pensato non solo i gruppi di interesse a suo sostegno, ma anche una serie di scommesse di mondi criminali che potrebbero prima o poi passare a battere cassa. In altri termini: Occhiuto in particolare e la Meloni in generale, devono pagare una cambiale elettorale ai clan del Reggino e del Vibonese? Per essere ancora più specifici: che rapporti ha Occhiuto e questo centrodestra con i Piromalli e i Mancuso? È una domanda legittima se si mettono in fila un po’ di fatti. E spiegherebbe il nervosismo e la crisi di panico in cui la Corte dei Conti ha gettato il centrodestra decidendo di fatto di bloccare u’ ponti.
Cominciamo a comporre questo puzzle partendo dalle ultime elezioni. È dalla provincia di Reggio Calabria che Occhiuto ha rastrellato la maggior di voti che gli hanno garantito la sua relazione. Evidentemente le voci degli anni passati che lo vedevano troppo “cosentino” sono state ampiamente dimenticate. E d’altra parte anche comprensibilmente vista l’attenzione e l’impegno profuso da Occhiuto nel sud della Calabria durante la campagna e anche gli “investimenti” che riguarderanno quella provincia. Questo Occhiuto lo sa?
Gli indennizzi per gli espropri a Cosa Nostra e ai Mancuso
Già Bonelli (Avs) aveva segnalato che nei terreni soggetti agli espropri per i lavori del Ponte compaiono cognomi e nomi collegabili sia Cosa Nostra che alla ‘ndrangheta. “Parliamo, ad esempio, degli eredi di Santo Sfameni, detto ‘il patriarca’, figura centrale nei rapporti tra mafia e ambienti istituzionali, già condannato per gravi reati e arrestato con l’accusa di essere uno dei promotori della mafia nel Messinese. E ancora: tra gli intestatari dei fondi agricoli c’è il casolare di Villafranca Tirrena che fu rifugio di latitanti e teatro di summit mafiosi, tra cui quelli con Angelo Siino, noto come ‘il ministro dei lavori pubblici’ di Cosa Nostra, e il boss Michelangelo Alfano.”
Questo per quanto riguarda la Sicilia, ma consultando gli stessi documenti emergono altri intestatari interessanti. Troviamo ad esempio una cava appartenente a Carmina Antonia Mancuso, figlia dello storico capostipite don Ciccio di Limbadi, Vibo, Calabria. E anche altri pascoli e uliveti saranno espropriati a Naso, condannato in primo grado a 18 anni in Rinascita-Scott per associazione mafiosa. Luoghi che attualmente sono in stato di abbandono e per lo più inutilizzati.
Il precedente della 106: da Astaldi agli omicidi di ‘ndrangheta
La storia del Ponte, peraltro, ricorda molto da vicino quella della 106 sullo Ionio. Altra mega-opera finanziata all’epoca da Salvini e oggi definanziata da questo governo. Notavamo già due anni fa molte analogie. Astaldi vince l’appalto insieme a Salini-Impregilo ma, tra un guaio giudiziario e l’altro, finisce in concordato preventivo. Così, per salvare un volume di interessi economici e politici giganteschi, Pietro Salini, con il supporto del governo e dei risparmi postali degli italiani custoditi (per modo di dire) in Cassa Depositi e Prestiti, lancia il nuovissimo progetto Italia, istituendo, tra l’altro, Webuild, il mega-gruppo delle costruzioni che contiene tutte le banche creditrici di Astaldi, sicuramente tra le prime ad essere interessate a fare un bel lavoretto sullo Ionio. (articolo completo https://www.iacchite.blog/ponte-sullo-stretto-e-106-ter-tutte-le-analogie-da-astaldi-a-webuild/).
D’altra parte, come spesso accade per queste mega-opere c’è sempre una clausola risarcitoria in caso di mancata realizzazione. Tanto per fare cassa e liquidità. E forse è a questo che i grandi gruppi imprenditoriali puntano. I lavori della 106 allora avevano probabilmente fatto scorrere sangue su quel territorio, tra cui l’omicidio di ‘ndrangheta Leonardo Portoraro, tuttora insoluto. Il figlio aveva replicato a Iacchite’ tenendoci a puntare il dito su alcuni amministratori: “Gli interessi di natura politica/economica/sociale alla fattibilità dell’opera appartengono a molti politici, imprenditori, amministratori locali (come il sindaco di Cassano allo Ionio, Papasso, e i consiglieri Russo e Malomo che di recente hanno reclamato la riassegnazione della sede del cantiere dello svincolo stradale, tutti in qualche modo dovranno pur rispondere in maniera fattiva al loro elettorato)”.
Gli altri legami e gli altri investimenti e le estorsioni
In queste settimane Iacchite’ si è occupato di un altro grosso investimento, quello del rigassificatore a Gioia Tauro (https://www.iacchite.blog/calabria-e-massoneria-torna-lasse-reggio-cosenza-i-piromalli-lingegnere-il-maresciallo-e-la-nipote-del-gran-maestro/ ). E pare che non se ne sia occupata solo la stampa ma si sono interessati anche i Piromalli.
Lucio Musolino su Fatto così riporta le intercettazioni: “C’è Occhiuto… il presidente – dice – che vuole fare il rigassificatore”. “Dove lo mettono?”. “Qua a Gioia”. “Questi hanno detto che non lo vogliono”. Quando il boss gli ricorda i dubbi dei vari comitati sul territorio, Trunfio lo rassicura sull’effettiva bontà del progetto. L’intercettazione è del 6 settembre 2022, poche settimane prima delle elezioni politiche: “Se sale la destra, Occhiuto ha detto che lo fa… e lui già aveva trovato la ditta, aveva trovato il posto questo Occhiuto”. E così poi si rivolgono- tra gli altri- all’ingegnere cosentino Salvatore Coscarella, che secondo il Ros è “legato alla massoneria e al mondo affaristico-imprenditoriale”
Insomma, al momento non c’è investimento sponsorizzato da questa destra che non veda l’ombra della ‘ndrangheta proiettarsi più o meno minacciosa. D’altra parte, storicamente sia Forza Italia che il Fratelli d’Italia hanno dialogato con la criminalità organizzata e anche quando Salvini si è spinto nel Sud, i primi comizi sono stati fatto a Rosarno davanti ad esponenti delle famiglie Bellocco e Pesce.
In questa campagna elettorale la parola ‘ndrangheta è scomparsa completamente dai comizi (anche della sinistra, sia chiaro). Men che meno è stata nominata dalle segreterie reggine dei partiti, tra cui Cannizzaro, probabile prossimo candidato a Reggio. A proposito di Cannizzaro… alcuni anni fa alcuni colpi furono esplosi contro la segreteria. Così la criminalità batte cassa o fa finta di batterla per scopi,,, comuni alla presunta vittima. Così fece – doppia interpretazione – con le bombe che Mangano metteva a casa di Berlusconi. Così fu fatto con Scopelliti con quell’esplosivo per il quale poi venne fuori che era stato architettato dai De Stefano insieme ai servizi (Mancini) proprio per essere scoperto… Sono dinamiche ben conosciute in quel partito e in questa regione. Dinamiche di debiti e di interessi. Se non è questo il caso occorre che si espongano di più: da Occhiuto in giù.











