ANCHE A CROTONE I GIORNALISTI TENGONO FAMIGLIA (mica solo Ranucci)
Fonte: U’Ruccularu
Anche i giornalisti di Crotone tengono famiglia. E questo è giusto: la stampa deve pur campare. Ritorniamo allora sulla notizia pubblicata all’Albo Pretorio del Comune di Crotone, relativa all’affidamento diretto al Crotonese: 50 mila euro per la comunicazione di Antica Kroton. Nulla di illecito, nessuno parla di reati, ma di questioni morali sì. Perché la comunicazione, a Crotone, si è ridotta ormai a una grande famiglia. E l’amministrazione comunale, proprio lei che ha inaugurato la sala Falcone e Borsellino, dovrebbe spiegare alla città perché compie queste operazioni economiche verso giornali e siti, e soprattutto perché altri ne vengono esclusi, come accaduto quest’estate.
Ci riferiamo ai cartelloni estivi dei quattro cantanti venuti ad allietare le serate dei dj crotonesi che, oltre a due o tre lavori, sono anche impiegati statali. Il Comune dovrebbe chiarire come si possa affidare un lavoro pubblico a qualcuno che lavora per un ministero, e a chi sia intestata la ditta. Cinquantamila euro per la comunicazione di Antica Kroton e altre somme in pubblicità a giornali e sitarelli, ma non tutti sono stati coinvolti. Questo è stato evidente a chiunque abbia gli occhi aperti.
Il risultato? Il Comune ha diviso i giornalisti in buoni e cattivi. A chi è critico non viene data pubblicità. E se il Comune è davvero dalla parte della legalità, dovrebbe dire chiaramente chi è il regista occulto o i due registi occulti che guidano queste scelte. Perché tutta questa comunicazione pagata alla stampa serve a una cosa sola: tenerla vicina. Perché, appunto, i giornalisti tengono famiglia.
Ma ormai l’intera città lo ha capito: gran parte della stampa locale serve più a fare da cassa di propaganda che da cane da guardia del potere. Serve a partecipare a inaugurazioni, a convegni, a sorridere nelle foto, ad amoreggiare con amministratori e assessori. Non a fare domande.
E allora parliamoci chiaro. La pubblicità istituzionale è legittima, nessuno lo mette in dubbio. Ma quando diventa uno strumento per avvicinare gli amici e allontanare i critici, quando la comunicazione si trasforma in un premio per chi non disturba, allora il rapporto tra stampa e potere smette di essere trasparente. I giornalisti possono anche tenere famiglia ed è sacrosanto ma una città intera tiene al diritto di essere informata. E se la comunicazione pubblica viene usata per comprare silenzi, sorrisi e compiacenze, allora non è più informazione: è solo propaganda ben confezionata, ben pagata e sempre più lontana dai cittadini. I cinquanta mila euro finiranno, così come finirà la kermesse tra comune e il crotonese al teatro. Finirà pure l’era di quei pochi cittadini rimasti che compreranno quella carta dura e bianca in edicola.









