«Cristian oggi sta bene. È stato dimesso dall’ospedale e, insieme al suo amico a quattro zampe, è tornato a vivere la città. L’ho incontrato questa mattina e l’ho trovato sereno… Bentornato tra noi, Cristian!». Questo è il post del sindaco Franz Caruso “dedicato” a Cristian, brutalmente aggredito una settimana fa e finito in ospedale per le gravi ferite riportate. Cristofer — per tutti Cristian — origini austriache e cosentino d’adozione, dopo la degenza ieri è davvero tornato a “vivere la città”, come dice Caruso. E basta questo per capire quanto il post del sindaco sia uno squallido tentativo di strumentalizzare una vicenda di cui, oggettivamente, non gli importa nulla. E che voglia solo apparire come “il buono” lo si capisce proprio da quell’espressione misurata — “è tornato a vivere la città” — scelta per nascondere la sua ipocrisia. Non poteva certo scrivere: “è tornato a vivere per strada”. E non poteva neppure scrivere “bentornato a casa”, visto che una casa Cristian non ce l’ha.
Da quando, anni fa, ha deciso di fermarsi nella città di Telesio, Cristian vive nell’area delle ex officine Ferrovie della Calabria, su Viale Parco, in condizioni precarie e in ambienti insalubri. Cristian, come il sindaco sa benissimo, più che vivere, sopravvive. E se non fosse per la solidarietà di chi frequenta quella zona e dei cosentini che ogni giorno gli danno una mano, la sua situazione sarebbe ancora più drammatica. Oggi Cristian è convalescente, avrebbe bisogno di un ambiente salubre, sicuro, con servizi minimi dove vivere. Ma di questo Caruso, nel suo post, non dice una parola: gli interessa solo sciacallare sulla sua vicenda per apparire agli occhi dei cosentini come una figura “vicina agli ultimi”. Vicina solo a chiacchiere. Eppure Caruso ha favorito i migliori “palazzinari” di Cosenza e dintorni, distribuendo — come i suoi predecessori — 500 mila euro l’anno a Pianini per appartamenti fatiscenti spacciati per emergenza abitativa. Potrebbe chiedere a uno di loro di mettere a disposizione anche solo trenta metri quadri per Cristian.
Ma non lo farà, perché lo scopo di Caruso non è dare una mano a Cristian — cosa che non costerebbe nulla — ma scimmiottare la solidarietà concreta che tanti cosentini praticano ogni giorno, per apparire loro pari e di “buon cuore”. Gli riesce male, però. Perché la solidarietà vera non si improvvisa, non si esaurisce in un post o in una foto, e non si usa come scenografia: richiede cuore, coerenza e coraggio. Tre cose che, nella sua azione politica, Caruso non ha mai mostrato. Qualità che, per quanto si ingegni a far passare come sue, non può più nascondere dietro la sua ormai sgamata ipocrisia. E la vicenda di Cristian ne è la prova provata.









