A CROTONE LA RACCOLTA RIFIUTI È RADIOATTIVA MA LA COLPA E’… DEI CITTADINI!
Fonte: U’Ruccularu
È notizia di ieri che a Crotone si registrano disagi nella raccolta dei rifiuti urbani a causa della quarantena obbligatoria di alcuni mezzi Akrea, fermati dopo il rilevamento di livelli di radioattività oltre i limiti all’impianto di Ponticelli, con inevitabili rallentamenti del servizio per ragioni di tutela della salute pubblica.
E mentre la città fa i conti con i sacchetti che restano a terra e con un nuovo allarme sanitario, il sindaco brinda alle feste pagate con i soldi di Eni, la stessa multinazionale che sta gestendo la bonifica e che, con ogni probabilità, sarà un giorno l’unica voce autorizzata a raccontarne l’esito. Nessuna inchiesta, nessun approfondimento indipendente, solo comunicati stampa da copiare e incollare. Eppure si torna a parlare di salute pubblica, quella stessa salute pubblica che nel 2020 è stata usata come bandiera elettorale e poi rapidamente barattata, una volta vinte le elezioni, proprio con le risorse di Eni.
Il punto non è solo il disagio temporaneo nella raccolta dei rifiuti, ma ciò che questo episodio svela. È davvero credibile che i cittadini, improvvisamente, abbiano iniziato a conferire materiali mai buttati prima? Oppure ci si accorge solo adesso di una prassi scorretta che, se esiste, è probabilmente consolidata da anni, tollerata nel silenzio generale? O ancora, quei mezzi stanno svolgendo attività diverse e più estese rispetto all’uso per cui sono stati concepiti, finendo per intercettare materiali e contesti che nulla hanno a che vedere con il normale ciclo dei rifiuti urbani?
Resta poi l’ipotesi più inquietante, quella che nessuno sembra voler affrontare fino in fondo: i camion potrebbero stazionare o transitare in aree contaminate, assorbendo esposizioni anomale. A Crotone non mancano i luoghi sensibili, a partire da siti come la discarica Sovreco, dove si smaltisce legalmente anche amianto, oltre ai rifiuti provenienti dalle attività di bonifica. In un territorio già segnato da decenni di veleni, fingere che tutto questo non abbia conseguenze significa continuare a raccontarsi una favola.
La vera beffa è tutta qui. Da una parte si invoca la salute pubblica solo quando scatta l’emergenza e diventa impossibile nasconderla, dall’altra si costruisce una narrazione patinata della città che rinasce, finanziata da chi su questo territorio ha lasciato ferite profondissime. I cittadini restano con i rifiuti sotto casa e con l’ennesimo dubbio irrisolto sulla loro sicurezza, mentre chi governa brinda. A Crotone la salute pubblica non è una priorità strutturale, ma un argomento da usare a intermittenza. E finché sarà così, ogni allarme finirà per sembrare non un incidente, ma l’inevitabile conseguenza di una lunga, colpevole rimozione.
Dell’incidenza tumorale si continua a parlare sottovoce, quando va bene, perché i dati ufficiali non arrivano, non vengono diffusi, non vengono spiegati ai cittadini, e così nessuno sa davvero quale sia il quadro reale della salute pubblica a Crotone, mentre al contrario tutti conoscono perfettamente date, ospiti e costi dei festini, delle passerelle e degli eventi finanziati da Enibancomat, in un silenzio assordante delle istituzioni che dovrebbero pretendere trasparenza, studio, monitoraggio e verità, e che invece preferiscono alimentare la distrazione collettiva, come se la musica e i brindisi potessero coprire il rumore di fondo delle paure, delle malattie e delle domande senza risposta di un’intera città.
Il futuro dei mezzi Akrea dipenderà esclusivamente dall’esito delle verifiche radiometriche e dall’individuazione certa della fonte della contaminazione, perché se i livelli di radiazione dovessero continuare a essere rilevati sugli automezzi significherebbe che l’esposizione non è stata occasionale ma ripetuta e legata a luoghi, materiali o procedure precise, e in quel caso i camion resteranno fuori servizio fino a completa decontaminazione o, nei casi più gravi, potrebbero essere definitivamente dismessi; la radiazione non “nasce” nei mezzi, ma si accumula per contatto e stazionamento, quindi o proviene da rifiuti conferiti impropriamente, o da aree contaminate in cui i mezzi transitano o sostano, o da un uso che li espone a contesti non compatibili con il semplice servizio di raccolta urbana.
E magari qualcuno, invece di perdere tempo a rispondere ad anonimi e leoni da tastiera, si decidesse finalmente a fare il proprio lavoro, smettendo di fare il cagnolino da compagnia del potere.









