“Cosenza. Perché vi ostinate a tenere in ostaggio una passione centenaria?”

di Antonello Cersosimo 

E’ arrivato Natale, ma che Natale. Dopo 53 anni di presenza fissa, disertare ancora questa sera la mia Curva Sud è una lacerazione. Non una scelta di comodo, ma un atto dovuto di dignità. Guardo lo stadio vuoto dalla TV oppure da casa (abito di fronte) e vedo il riflesso di un fallimento che va ben oltre il calcio giocato.
Il nocciolo della questione, quello che non mi fa dormire, è cercare di capire la “logica” dietro la perseveranza del Sig. Eugenio Guarascio e famiglia. In qualsiasi manuale di economia o gestione d’impresa, un’azienda che ha contro tutti i suoi “stakeholder” (uso questa parola e spero tu la capisca) è destinata a chiudere o a cambiare rotta. Qui invece accade l’impossibile.

Analizziamo insieme i fatti, perché i numeri e il sentimento non mentono:
Isolamento Istituzionale e Sociale: Non è normale gestire la squadra simbolo di una provincia avendo contro il Sindaco e le istituzioni. Si è creato un cortocircuito diplomatico che danneggia l’immagine della città stessa. E a dirla tutta non capisco come le Istituzioni continuino ad accettare di essere presi in giro. Di chi è lo Stadio?

La Terra Bruciata: Fornitori di servizi non pagati o pagati male, professionisti trattati con sufficienza e scaricati quando si è in disaccordo, per non parlare della stampa (l’ultima perla su Davide Franceschiello è da commedia dell’assurdo). La reputazione commerciale, il famoso Brand sig.ra Scalise, è ai minimi storici. Quale imprenditore lungimirante distrugge la propria credibilità sul territorio in questo modo? E quale uomo non gradirebbe essere ricordato un giorno con oneri e onori? Mah!!!!

Il Cliente (Tifoso) come Nemico. Nel calcio, il tifoso è il cliente principale. Qui viene trattato come un fastidio. Ultras, club organizzati, semplici appassionati e persino gli studenti: tutti uniti nel dissenso con un unico coro che ben conosci. Lo stadio deserto è la certificazione che il prodotto “Cosenza Calcio” targato Guarascio è stato rifiutato dal mercato.

Il Silenzio come Arma. Ma la cosa più grave non sono nemmeno i risultati sportivi mediocri, ma il tuo atteggiamento. Quel muro di gomma, quel silenzio che dura da anni, l’assenza totale di risposte alle sollecitazioni generali. Non è riservatezza, è scherno. È l’arroganza di chi pensa di non dover rendere conto a nessuno, gestendo un patrimonio che è emotivamente della collettività come fosse un giocattolo privato.

Allora mi chiedo: se togliamo il profitto (che in queste condizioni ambientali è difficile da massimizzare), cosa resta? È una questione di potere? Di ego? Di mero puntiglio?
Tenere in ostaggio una passione centenaria per puro orgoglio personale è imperdonabile. Sig. Guarascio, restare al comando di una nave dove l’equipaggio, i passeggeri e il porto di attracco vi sono ostili non è tenacia. È accanimento terapeutico su un malato che vorrebbe solo essere liberato e finalmente guarire.
Perché, ma perché non ve ne andate? Vi assicuro che in quel giorno saremo in tanti a tirare un sospiro di sollievo. Quel giorno sarà la nostra NOCHEBUENA. Buon Natale a tutti meno uno.