La possibilità di poter contare sull’apporto di medici e infermieri stranieri fino al 2029 divide il mondo sanitario calabrese. Nella legge di Bilancio approvata in Senato e ora all’esame della Camera è stata inserita una norma che consente, per altri 24 mesi, la possibilità di esercitare in deroga per i professionisti sanitari con titoli esteri non ancora pienamente riconosciuti. Questa regione è stata tra le prime ad aver sperimentato – grazie al progetto avviato durante la pandemia dal governatore Roberto Occhiuto – progetti del genere con l’arrivo di un nutrito contingente di medici cubani. Un’esperienza che adesso il presidente della Regione vorrebbe replicare, anche grazie al supporto del Dipartimento di Stato Usa, con professionisti di altri Paesi extra Unione Europea e sempre al fine di rimpolpare gli organici carenti delle strutture sanitarie pubbliche.
Tuttavia secondo la Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche e la Federazione nazionale degli Ordini dei medici, la norma inserita nella manovra finanziaria rappresenta un passo indietro rispetto agli impegni assunti in precedenza. Le due Federazioni parlano di una decisione che “ci coglie di sorpresa e genera grande amarezza”, perché non affronta in maniera risolutiva il problema della carenza di personale e rischia di incidere sulla sicurezza dell’assistenza offerta. Il fulcro centrale della questione resta l’inserimento dei professionisti nel sistema sanitario. Le Federazioni ribadiscono che cure di qualità “non si offrono attraverso deroghe al riconoscimento dei titoli”, ma tramite una verifica rigorosa dei percorsi formativi, in linea con gli standard europei.
Per le Federazioni, il sostegno dei professionisti provenienti dall’estero deve poggiare su regole chiare: “Occorre un controllo rigoroso dal punto di vista delle competenze, della conoscenza della lingua e dell’obbligo formativo. E’ urgente quindi — concludono medici e infermieri – che il Parlamento riveda la scelta, con il primo provvedimento normativo utile, e avvii un confronto con le Professioni sanitarie per l’individuazione di percorsi condivisi e attenti ai reali bisogni delle persone”. Fonte: Gazzetta del Sud









