Martino Ceravolo, il papà di Filippo, il 19enne di Soriano Calabro, nel vibonese, ucciso per un errore durante un agguato consumato nelle Preserre vibonesi il 25 ottobre 2012, si è incatenato davanti al vecchio palazzo di giustizia di Catanzaro.
La distrettuale antimafia ha chiesto ed ottenuto dal gip l’archiviazione del caso, non avendo elementi per assicurare alla giustizia i sospettati dell’omicidio, evidenziando nella stesso provvedimento di archiviazione, che l’omicidio del 19enne ha sconvolto un’intera comunità. Il giovane, nel 2014, è stato difatti riconosciuto come una vittima di mafia da parte del Ministero dell’Interno.
Ceravolo, la cui protesta è iniziata da stamani ha spiegato all’agenzia Agi che la protesta ha lo scopo di “richiamare l’attenzione delle istituzioni” e che da padre non può accettare “che non venga fatta giustizia per la morte di un innocente come Filippo.
La Dda deve riaprire il caso e le indagini oppure mi dica cosa devo fare” ribadisce Ceravolo aggiungendo che “così non posso più vivere. Filippo – spiega – era tutto per me e per la mia famiglia. La ‘ndrangheta non ha rispetto per nessuno, non mi muoverò da qui senza aver avuto risposte dai magistrati. Archiviato il caso, mio figlio è stato ucciso due volte e questo non lo posso accettare”.
Filippo fu ferito nell’agguato mentre viaggiava a fianco di Domenico Tassone, che rimase ferito anch’egli, lungo la strada Pizzoni-Soriano, nel vibonese. Entrambi di Soriano Calabro, durante l’azione di fuoco erano a bordo di un’auto, una Fiat Punto, contro la quale furono esplosi numerosi colpi d’arma da fuoco con l’obiettivo di colpire Tassone. Il 19enne morì il giorno dopo in ospedale.