Cgil Cosenza: un gruppo dirigente mediocre che dipende dalla politica

Certo, la crisi dei corpi intermedi è generale e riguarda tutti i soggetti di rappresentanza politica e sociale, ma vedere la solida e combattiva Camera del Lavoro di Cosenza ridotta come è oggi, fa un po’ di impressione.

Il tracollo degli iscritti è mascherato solo in parte dalle deleghe tarocche dei pensionati e da quelle che vengono dall’attività del Patronato (domande di disoccupazione, di pensione e 730) e i bilanci da diversi anni si chiudono in perdita. Fino a poco tempo fa si parlava di riduzione del personale e per diversi mesi alcuni operatori hanno avuto gli stipendi tagliati.

Tutti risultati che sono certamente frutto dell’assenza di iniziativa sociale a tutela dei lavoratori del territorio; tranne rare eccezioni, sui posti di lavoro i dirigenti sindacali non si vedono oramai da anni e i tanti precari cosentini non sanno forse neppure che esiste la Cgil a Cosenza, ma che dipendono forse e soprattutto dalla cattiva gestione, dalle assunzioni di mogli e parenti, dalle integrazioni di stipendio di segretari e funzionari pagate con i soldi dei lavoratori e mascherate da rimborsi chilometrici o dalle decine di migliaia di euro che nel corso degli ultimi anni si è stati costretti a scucire per chiudere vertenze aperte da ex dipendenti o collaboratori non graditi e messi alla porta.

Per non parlare delle avventate operazioni immobiliari del recente passato per cui si è deciso di indebitarsi fino al collo per comprare due nuovi sedi all’autostazione che, ora che Palla Palla li ha rimessi dentro il palazzo di piazza Vittoria da cui erano stati sfrattati da Scopelliti e Giacometto, dovranno essere svendute sotto costo.

Ed è proprio questa la vera chiave di lettura della crisi della Cgil: un gruppo dirigente mediocre che dipende dalla politica come mai in passato. Alle ultime elezioni comunali hanno sostenuto senza successo, a dimostrazione che non contano più niente fra i lavoratori, alcuni candidati sparsi nelle liste del PD ed imposti da Guccione.

Ma se è per questo, non se la guastano neppure con il sindaco cazzaro e nonostante il Comune abbia aumentato a dismisura le tasse per i pensionati e i lavoratori di Cosenza, nonostante abbia licenziato in tronco tutti gli operai della Multiservizi e abbia dimezzato i salari agli operai delle cooperative, loro anziché organizzargli un bello sciopero continuano ad invitarlo alle loro iniziative a fare ciò che gli riesce meglio: vendere fumo e fare chiacchiere a gratis.

Sono diventati così: un colpo al cerchio e uno alla botte.

Anche se sul terreno del servilismo verso la politica non c’è partita; a Cosenza, come a San Giovanni in Fiore o sul Tirreno, la parte del leone continua a farla il PD e personaggi come Giudiceandrea, Aiello, Madame Fifì e l’eterno Palla Palla che dai tempi della Provincia ha sempre  ricambiato la loro fedeltà sponsorizzando feste, dibatti, concerti, grigliate e serate danzanti.

Insomma, tutto fuorchè difendere chi rimane senza lavoro. Tanto a loro che gliene frega, stanno col culo al caldo. Mangianu, vivanu e si nnì fricanu.

Caggio chi continua a pagargli tessere e trattenute. Voi per strada e loro con i soldi vostri a fare vacanze, gite, e a mandare i figli all’università.

Più che un sindacato la Cgil è diventata oramai un’oasi per parassiti e lecchini politici, dove ogni azione politico/sindacale è dettata da un solo principio: quanto ci guadagniamo noi?

Per fortuna la loro storia si sta esaurendo insieme a quella degli altri sindacati. E presto saranno solo un brutto ricordo. Così capiranno anche loro cosa significa sudarsi la giornata e perdere il lavoro.