C’è un solo posto dove le leggi dello stato vengono ignorate, trascurate e interpretate per amici e nemici: la Calabria. E Cosenza, poi, in particolare.
Non si spiega altrimenti come faccia ancora a prosperare Fra’ Remigio Magnelli, ribattezzato così da noi in onore del personaggio squallido e beone descritto da Umberto Eco nel “Nome della Rosa”.
Fra’ Remigio da Varagine, ex dolciniano eretico, stava in convento a rimpinzarsi “la pancia e la verga”. Era un ignorante di potere.
Remigio Magnelli continua incredibilmente a dirigere l’Ufficio personale dell’Asp di Cosenza nonostante la condanna in primo grado inflittagli dal Tribunale di Cosenza il 15 luglio 2014. Un anno di reclusione per abuso di ufficio. Cosa aveva fatto Remigio?
Secondo il Tribunale di Cosenza (ed è quanto dire!!!) aveva attestato falsamente che non vi erano professionalità interne al fine di favorire l’assunzione illegittima di Michele Fazzolari.
La legge 39 del 2013 parla chiaro: chi è stato condannato, anche con sentenza non definitiva, per reati contro la pubblica amministrazione deve essere retrocesso.
Quindi, dovrebbe essere il dott. Alberto Siciliano, incensurato, a ricoprire quel ruolo.
Nessuno, però, osa toccare Magnelli. Non lo ha fatto Filippelli e non lo fa Mauro, che sottovaluta troppo la delicatezza del suo ruolo.
L’avvocato Silvia Cumino, responsabile anticorruzione dell’Asp, ha segnalato il caso a Cantone, com’era suo dovere. Mantenere al suo posto un dirigente che, secondo una sentenza di primo grado, ha detto il falso è grave. E l’avvocato Cumino ha pagato l’affronto con la rimozione dall’incarico: non si disturbano i manovratori.
Magnelli, ovviamente, è un fedelissimo del Cinghiale nel suo regno della sanità, e se non viene cacciato a calci nel sedere ci sono precise ragioni.
Come successe per il suo predecessore, il dottore Bellusci (più volte indagato), che non si sapeva quanti cedolini mensili di pagamento avesse in nero. Era insostituibile perché aveva cablato il servizio e lui e solo lui poteva capirci. Solo quando era ormai in odor di pensione, il fido Magnelli venne affiancato al Bellusci per essere istruito nei vari malaffari orchestrati dal Cinghiale. Ora sta succedendo lo stesso per il Magnelli.
Lei si chiama Marcella Scarpelli e tutti ormai l’hanno ribattezzata “Assopigliatutto”.